Marcel Cerdan morì in un incidente aereo mentre tornava negli Stati Uniti per incontrarsi di nuovo, sul ring, con Jake LaMotta. Questo scherzo del destino portò ad un altro match contro il suo grande nemico, Ray Robinson 'Sugar'. Era il 14 febbraio 1951, giorno di San Valentino. LaMotta aveva perso quattro dei suoi cinque precedenti, ma rimanendo sempre in piedi; una barriera psicologica per 'Sugar', che era sempre stato incapace di mandarlo al tappeto. L'incontro fu un regolamento di conti. Quello definitivo. Durante la pesatura, Robinson cercò di intimidire il suo rivale bevendo un bicchiere di sangre de toro. Era una provocazione bell'e buona. Con il coraggio di sempre, il Toro del Bronx, al decimo round, si scagliò contro Robinson. A furia di ganci corti, guadagnò il KO. Ma senza risultato. All'undicesimo round, Sugar continuava a dominare l'incontro. A successivo round, il dodicesimo, LaMotta, lacerato e intontito dai colpi di Robinson, era alla mercé del suo rivale. Ricevette un uno-due che quasi gli staccò la testa dal collo e dovette abbrancarsi alle corde. Quando il pubblico oramai è sicuro dell'immanente sconfitta di LaMotta, questi sfida Robinson. "Andiamo Ray, vieni qui, vediamo se riesci a sbattermi fuori dal ring, andiamo". Sugar lo prende in parola, lo colpisce con una serie di colpi, in alto e in basso, e trasforma la faccia di LaMotta in una massa tumefatta di carne che non smette di sanguinare dalla bocca e gli occhi. Ray è pura energia elettrica e Jake è in balia di un uragano di mani. Il Toro vacilla, ma non cade al suolo. Qualcosa, nessuno sa che cosa, lo tiene in piedi. L'arbitro, spaventato dalla quantità di sangue che sporca il volto di LaMotta, decide di fermare l'incontro. "Il massacro di San Valentino", titoleranno i giornali sportivi, il giorno dopo. Robinson, il nuovo campione, va verso il suo angolo, mentre Jake rimane in piedi, sapendo che ha perso la corona. Mentre 'Sugar' solleva le braccia per i flash dei fotografi, LaMotta avanza, completamente distrutto, fino a dove si trova Ray. Lo tocca sulla spalla. E, quando il nuovo campione si rivolge a lui per guardarlo negli occhi, sussurra: "Non mi hai mai messo giù, Ray… Non hai mai messo giù, Ray". Dopo il match, Robinson parla con la stampa e non riesce a trovare le parole per descrivere l'atteggiamento suicida di LaMotta. "Jake non ha perso! Quell'uomo è un gladiatore. Io ho vinto, ma lui non ha perso!" Privato del titolo, con la faccia distrutta, LaMotta offre la sua versione avvolto nella sua vestaglia di pelle di leopardo. "Ho pensato molto a quel figlio di puttana. Gli ho detto 'tu non mi metterai al tappeto. Nessuno ha mai messo al tappeto Jake LaMotta, e non sarai tu il primo a farlo'".
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