La mafia aveva fatto il suo dovere fino in fondo, aveva lavorato di fino. Aveva trovato un pugile europeo, l'aveva convinto ad attraversare l'oceano e ad acconsentire, contro tutti i pronostici, ad affrontare LaMotta sul suolo americano. Francese di origine algerina, Marcel Cerdan aveva conseguito il titolo in un terribile incontro sul ring con Tony Zale, il grande rivale di Rocky Graziano. Era un combattente straordinario, Cerdan, un pugile notevole, ed avrebbe impensierito chiunque, ma non Jake LaMotta che stava aspettando un incontro come questo da una vita, ed era ansioso di salire sul ring per distruggere l'unico uomo sulla terra che poteva impedirgli di realizzare il grande sogno della sua vita: essere il campione. Cerdan riuscì a resistere fino all'ottavo round, quando si fece male ad una spalla. Poi, da lì, LaMotta, inesorabile, cominciò ad attaccare il francese, senza tregua. Lo spinse alle corde e scatenò una furiosa serie di ganci sinistri che spezzarono le gambe a Cerdan. Alla fine del nono round, si era praticamente già arreso. Quando l'arbitro diede il via al decimo round, il francese si rivolse al suo angolo dicendo: "No, per favore, basta". Jake LaMotta esultò, aveva realizzato il suo sogno. Era diventato il nuovo campione. La sua seconda moglie, Vicky, testimone di quei giorni: "Gli piace talmente tanto, la cintura di campione del mondo, che la indossa anche quando va a letto".
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