sabato 7 gennaio 2012

Kitty e l’apatia

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Catherine Susan Genovese, più conosciuta come Kitty Genovese, aveva 28 anni il 31 marzo 1964, giorno in cui divenne tristemente famosa. Alle 3 del mattino, aveva appena finito il suo turno in uno dei bar di Manhattan e stava tornando a casa nel popolare quartiere di Queens, quando uno sconosciuto si avventò su di lei, accoltellandola due volte.
Il caso, viene riportato nei libri di storia del comportamento sociale a causa del fatto che passarono 35 interminabili minuti dall'aggressione, prima che intervenissero, sul posto, tanto la polizia, quanto i servizi sanitari di emergenza. Kitty, dopo aver ricevuto la prima coltellata da Winston Moseley, incominciò a gridare, implorando l'aiuto degli abitanti della zona che avevano cominciato ad affacciarsi alle finestre, a causa delle urla. Solo uno reagì, intimando all'aggressore di lascar stare la ragazza! Fu allora che Moseley - l'aggressore - si rifugiò in un vicolo vicino, per evitare di essere identificato, lasciando Kitty per terra, gravemente ferita.
Per tutto il quarto d'ora dopo l'attacco, e mentre Moseley rimaneva nascosto nel vicolo, nessun vicino scese in strada per soccorrerla. L'assassino, vedendo che nessuno si preoccupava di lei, tornò sul luogo dell'aggressione. Per tutti quei minuti, aveva avuto il tempo di andare alla sua automobile e cambiarsi. Nel frattempo, Kitty non aveva smesso di gridare, "Sto morendo! Sto morendo!"
Moseley si diresse verso la donna, le sollevò la gonna, le strappò le mutandine e la violentò, poi si impossessò di 49 dollari che la ragazza aveva nel portafogli e si allontanò, senza che nessuno facesse niente per fermarlo. Prima di andarsene, aveva inflitto alla sua vittima altre due coltellate, questa volta mortali.
Non fu possibile fare niente per salvare la vita di Kitty, che morì sull'ambulanza che la portava in ospedale. L'esame psichiatrico mostrò che Moseley era un necrofilo. Venne condannato a morte per omicidio. Rilasciò diverse interviste dal carcere, diventando una star dei media.
Due settimane dopo, il New York Times portò alla luce questo caso spaventoso, denunciando l'assoluta insensibilità dei vicini che non erano corsi in suo aiuto, né avevano chamato la polizia. Più tardi, verrà pubblicato un libro intitolato "38 testimoni: il caso Kitty Genovese". Secondo i dati dell'inchiesta, per mezz'ora nessuno fece niente, fino a quando Karl Ross, la prima persona che aveva fatto allontanare l'aggressore, non scese giù in strada per vedere cosa fosse successo. Come poi spiegato, aveva chiamato la polizia dopo molte discussioni. Prima, aveva contattato un amico nella contea di Nassau, per un consiglio sul chiamare o meno la polizia, e poi aveva chiamato. Non voleva essere coinvolto.
Questo caso venne studiato da diversi ricercatori in psicologia. La mancanza di reazione dei vicini di casa, venne definita dagli specialisti come un effetto della diffusione della responsabilità, o effetto spettatore, ma è diventata più nota come Sindrome Genovese. L'analisi più importante di questo fatto fu condotta dal Dr. John Darley e da Bibb Latane, i quali conclusero che, "contrariamente alle aspettative comuni, maggiore è il numero di spettatori che guarda qualcuno in pericolo, più è bassa la probabilità che qualcuno si assuma la responsabilità di fare il primo passo per aiutare quella persona."
Le ragioni addotte per raggiungere queste conclusioni includono il fatto che gli spettatori vedono che nemmeno gli altri stanno aiutando, credono che ci sarà qualcuno più qualificato per aiutare, e non sono sicuri di sapere come aiutare mentre altri stanno guardando. Il caso di Kitty Genovese divenne così un classico contenuto nei testi di psicologia sociale.
Molti percepiscono questo caso come un'evoluzione della cultura della violenza e dell'apatia nella società americana. Altri pensano che è stato gonfiato dalla stampa per vendere giornali e che sia stato un caso come tanti altri che si verificano ogni giorno nelle strade degli Stati Uniti.
La storia di Kitty Genovese è stato spesso usata nella cultura americana. Film, libri, canzoni e fumetti vi hanno alluso, in un modo o nell'altro.
Nel fumetto "Watchmen" di Alan Moore, Rorschach diventa un vigilante dopo aver assistito all'assassinio di Kitty Genovese.
Joan Baez ha scritto la sua canzone "In The Quiet Morning" ispirandosi al fatto.
Nel film "Halloween" (1978), il personaggio di Laurie Strode, che chiede aiuto mentre è inseguita dallo psicopatico Michael Myers e viene ignorata dai suoi vicini, si basa sul caso di Kitty.
Nel 1998, un musical di Broadway, dal titolo "Le grida di Kitty Genovese", ricostruisce le ultime ore della vita della ragazza.
Sono solo alcuni esempi dei molti riferimenti a questa storia che si possono trovare nella cultura americana.


fonte: http://sentadoenlatrebede.blogspot.com/

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