Fronte di Guadalajara - Marzo 1937
Era un italiano piccolo, una specie di gnomo, sempre infreddolito e molto competente in fatto di calcio. Il suo potere l'aveva nella lingua, sapeva insultare come nessun altro, non riusciva a pronunciare mezza dozzina di parole senza infilarci una parolaccia. Il suo vero nome era Piero, veneziano, faceva il calzolaio e aveva fatto l'annunciatore alla radio fino a quando i fascisti non lo buttarono fuori a calci. Malabocca (Malalengua per gli spagnoli) cantava nel sonno. Fortunatamente dormiva poco e cantava a voce bassa.
Un giorno, era seduto in un capannello all'esterno, mentre il commissario di battaglione interrogava i primi prigionieri fascisti. Lì lo vide Carranza ( il narratore). E poi insieme andarono in mezzo ai prigionieri e Malabocca strappò loro tutte le informazioni apparentemente più inutili che potè: il nome del padre del capitano della seconda compagnia, la via dove viveva il comandante...... Tutto ciò gli sarebbe poi servito per la guerra di parole.
Tra il 13 e il 18 marzo la direzione delle Brigate Internazionali mise in moto i suoi meccanismi di propaganda. Nel mezzo di una notte gli altoparlanti vennero portati vicino al fronte e, improvvisamente, di colpo, si cominciò a sentire "Bandiera Rossa". Proprio allora entrò in azione Malabocca. Malabocca si accostò al commissario e gli chiese di lasciarlo lavorare, che lui era stato annunciatore alla radio. Per un po' lesse i comunicati. Poi cominciò ad improvvisare.
"Arrenditi Mariani. Tua moglie è un po' troia, e non ti sta mica aspettando, ti ha già messo le corna con Alfredo il bottegaio...Leone , culattone, sarai anche capitano, però ti fai le reclute...Soldati della seconda compagnia, se avete freddo non preoccupatevi, il capitano Barone con gran piacere vi ficcherà un dito nel culo, lo fa già nelle retroguardie. Rosselli, sei lì? Hai sempre gli incubi? Ladrone, delinquente, che in paese imbrogliavi sul peso della carne. Fascista di merda, non ti vuole nessuno."
Era proprio scatenato, sembrava sapere i nomi di tutti gli ufficiali e soldati che si trovavano nelle file nemiche, sembrava conoscere di ognuno qualche storia tremenda. Il commissario Barontini, dopo aver assistito divertito sullo spettacolo per un quarto d'ora, gli si avvicinò e gli disse in tono perentorio: "Malabocca, leggi il comunicato, smettila di insultarli. Se continui così faremo in tempo a ucciderli tutti prima che si arrendano".
E Piero per qualche minuto ritornò ad attenersi al testo, ma c'era qualcosa più forte di lui: "Capitano Pierini, sei un porco, non ti lavi mai. Leoni, ti chiami ufficiale e ti togli le caccole dal naso in faccia ai soldati. Ti chiami ufficiale, culattone, e corri quando ti bombardiamo?" Barontini concluse la festa : -"Piero andiamo a dormire."
"Noi, i veri italiani, gli uomini del battaglione Garibaldi, per ora vi salutiamo. Tra un po' verremo a trovarvi di persona. E ricordatevi, cani fascisti, il capitano Aldo si ruba le gavette con il pranzo" Malabocca disse qualcosa del genere prima di lasciare che un disco, che qualcuno aveva miracolosamente recuperato, con "L'Internazionale" cantata in italiano, inondasse l'aria gelata del bosco. Alcune ore dopo, un commissario politico italiano, giunto da un altro settore del fronte, diede a Piero una bella lavata di capo.
Tra il giorno 15 e il giorno 18, il fronte di Guadalajara si stabilizzò. Questo fu il momento culminante della Guerra di Parole. E Malabocca lesse in quei giorni comunicati ufficiali, esortazioni alla resa, offerte di cento pesetas a ogni disertore (e, se voleva, la promessa di assegnarlo all'esercito repubblicano), richiami all'appartenenza di classe dei soldati delle divisioni fasciste; ma ogni volta che poteva, la sua lingua tagliente prendeva l'iniziativa. Le informazioni avute dai prigionieri risultarono di valore inestimabile. Raccontò la storia di un capitano nemico che si era cacato sotto durante un bombardamento, le malattie veneree di un ufficiale medico, i furti dell'intendenza militare, gli affari intimi di un tenente che non si lavava mai i piedi e aveva un pistolino lungo un centimetro, oltre alle vicende di un fascista genovese che era arrivato al fronte direttamente dal carcere, dov'era rinchiuso per furto. Le sue specialità erano la maldicenza, il pettegolezzo e l'insulto. Ed era potente!
- Paco Ignacio Taibo II - da "Arcangeli" -
Nessun commento:
Posta un commento