Ci sono libri che arrivano con notevole ritardo, ma, per fortuna, alla fine, arrivano.
E' il caso del "Cuaderno rojo de Barcelona", scritto da Mary Low, inglese di origine australiana.
Scritto da una militante trotzkista tra l'agosto e il dicembre del 1936, porta davanti ai nostri occhi le immagini della Barcellona rivoluzionaria, e lo fa, lontano dagli eventi storici principali,
guardando i piccoli dettagli nella vita quotidiana.
Attraverso gli occhi e le parole di Mary Low, la città di Barcellona del 1936 appare come la capitale rossa dove i taxi rosso sono stati soppressi e dove i camerieri non accettano mance, una città nella quale gli anarchici hanno intrapreso una crociata contro i cappelli e gli organetti, per strada, suonano con insistenza "l'Internazionale".
Parla anche, nel dettaglio, di una manifestazione al vecchio teatro Price, con i palchi straripanti di un pubblico ricettivo, la più parte con indosso l'uniforme dei miliziani. Merita un'attenzione particolare la sua descrizione dell'intervento di Andreu Nin: "Nin in piedi. Era un uomo corpulento, robusto sebbene non molto alto. Indossava la tuta blu dei miliziani, e quella,insieme ai suoi suoi capelli ricci, gli davano un'aria giovanile ed entusiasta, leggermente piegato sopra il tavolo, con un pugno fermamente appoggiato su di esso, agitava l'altra mano in aria.
Dapprima, gli applausi coprivano la sua voce, annegandola quasi, ma quando finalmente ci fu il silenzio, si ascoltarono le sue parole, profonde e potenti. Nin parlava come un uomo della strada. Non ho mai mai sentito fioritura alcuna nelle sue frasi. Passa da un'idea all'altra, con ordine, e la tritura, e tutta la sua efficacia risiede nella semplicità e nella disinvoltura con la quale la esprime (...). Le persone reagiscono con passione agli interventi di Nin. Il suo passato in Russia avalla le sue parole e lo sostiene".
Nel capitolo dal titolo "Un giorno intero", viene offerta una panoramica di una giornata tipo nella vita di una città rivoluzionaria. "Le mattine sono vivificanti e belle", scrive, "e il fresco della notte rimane ancora appollaiato sulle tegole delle case. In cucina, si servono tazze di caffè, e nel bar di fronte i miliziani consumano sandwich di pesce o salsiccia." Si parla anche
dei buoni-pasto che venivano distribuiti per il pranzo ('tutti potevano mangiare a Barcellona'), delle trasmissioni della radio e della vita nei caffè, bar dove i camerieri avevano deciso di non
accettare mance, e dove "si prende atto con sollievo e gioia che la vecchia abitudine di strisciare in cambio di mance e servilismo è finita per sempre." Nemmeno i lustrascarpe accettano mance ed espongono con orgoglio la tessera sindacale. Mary Low descrive anche l'atmosfera dei caffè di Barcellona: del Oriente, del Automàtic, del Euskadi, del American Bar
e del Moka, del quale si diceva fosse pieno di fascisti camuffati e dove si andava a prendere il sole e a guardare, sulla Rambla, i miliziani di ritorno dal fronte. Espone, in prima persona, le
conquiste rivoluzionarie dal basso e parla di quando "noi prendemmo il Banco di Catalogna e il Museo della Virreina, che conteneva solo fotografie orribili, ognuna più insulsa e vergognosa dell'altra". Scrive con orgoglio della liberazione delle donne di Barcellona e della norma imposta da Andreu Nin nei certificati di matrimonio. Un paragrafo dedicato al marito recitava testualmente: "È necessario ricordare che tua moglie entra nel matrimonio, in quanto tua compagna, con gli stessi tuoi diritti e privilegi". In alcune pagine, si scaglia contro i "borghesi della Generalitat", che accusa di indugiare alla burocrazia e al vecchio vizio del "torna
domani"."Non Sono venuta alla rivoluzione per aspettare nelle anticamere". Tuttavia, conserva parole di elogio per Jaume Miravitlles, ministro della Propaganda con cui ha lavorato per qualche
tempo. E anche le pagine in cui parla del poeta francese Benjamin Péret, da lei conosciuto a Barcellona, sono colme di ammirazione.
Partecipa ai funerali dell'anarchico Buenaventura Durruti, e commenta alcuni aneddoti, come quello riferito al fatto che "la fossa che avevano scavato era troppo piccola per una bara", e prende in giro uno striscione di Esquerra Republicana de Catalunya. "Caro fratello" – diceva -"Quelli di Esquerra Republicana sono fortunati di essere al tuo funerale, e non altrove". Fosse stato vivo, avrebbe risposto con una mitragliata!"
Mary Low lascia Barcellona, con il suo taccuino rosso, nel mese di dicembre 1936. "Ci è rimasta una guerra da vincere" - scrive - "però quello che noi volevamo era la rivoluzione. Avevamo come la sensazione che questa fosse stata congelata".
Molti anni dopo, a quanto scrive nell'introduzione Agosti Guillamón, Mary Low è una donna di circa 90 anni che vive a Miami, dopo essere fuggita da Cuba nel 1964, delusa dalla rivoluzione di Fidel Castro. Questo quaderno rosso, in ogni caso, rimane una testimonianza eccellente di "quelli di Barcellona" nel 1936, di una rivoluzione che non era solo parole e discorsi, ma che coinvolgeva le persone, la loro vita quotidiana.
"RED SPANISH NOTEBOOK", in inglese, può essere letto per intero qui:
http://www.marxistsfr.org/history/spain/writers/low-brea/red_spanish_notebook.html
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