martedì 6 aprile 2010

Nosotros!

10137f

Un luogo comune vuole che la storia venga, alla fine, sempre raccontata dai vincitori. Rimane da capire - diversamente - come si dia luogo a che, anche fra gli sconfitti, qualcuno, meno sconfitto (oppure, più sconfitto!), riesca a raccontare la storia, estromettendone altri, di sconfitti.
Vero e proprio paradigma, la storia del conflitto (a 360°) che ebbe luogo in Spagna alla fine della prima metà del secolo scorso soffre e trae vantaggio da tutta una serie di semplificazioni e rimozioni che, a conti fatti, ne impediscono la piena comprensione.
Magari, alleggerirla dai suoi orpelli mitici e dal peso schiacciante del sacrificio che vi ebbe luogo, potrebbe sortire l'effetto di emancipare quel periodo da qualsiasi discorso pontificante.
Certo, così le cose si complicano, la storia si complica. Ma non credo che ci possa essere stato niente di semplice in quell'avventura umana!
Ce lo racconta Antonio Ortiz Ramirez, in “Ortiz, géneral sans dieu ni maître”, girato nel 1996, poco prima della sua morte. La questione del potere - di solito ridotta alla sua dimensione politica spettacolare: la partecipazione degli anarchici al governo Caballero - viene affrontata con una franchezza disarmante. Quando Ortiz racconta della creazione "assai poco democratica" del Consiglio d'Aragona, sottolineando il ruolo svolto dai comandanti delle milizie, rimette la storia sui suoi piedi, facendola uscire da quella leggenda di spontaneità e contraddicendo uno dei miti fondanti la rivoluzione spagnola. Chiaramente e semplicemente, senza emozioni e con quell'ironia necessaria a combattere ogni mistificazione, e assumendo ogni responsabilità su sé stesso e sugli altri, tutti gli altri.
E' facile innescare nello spettatore quella "meccanica dell'entusiasmo" di cui parlava Jules Valles a proposito della COmune di Parigi. Ma Ortiz, rigoroso, misurato, assai spesso irriverente, riesce a far riecheggiare tutta la complessità della rivoluzione spagnola. Niente viene omesso, dagli eccessi anti-religiosi, al culto della personalità di alcuni dirigenti, dalle spedizioni punitive al peso del moralismo, all'apparato burocratico. Senza scendere a compromessi con l'epica, Ortiz ammette, mostra, sfida. Avventuroso e irriverene, si stacca umanamente sia dalla figura di un Durruti "impanteonato" che da quella di un Garcia Oliver "caporalizzato". Sfugge a quella sinistra legge della storia che vuole il rivoluzionario necessariamente identificato con la figura del monaco-soldato o con quella del commissario del popolo. Ad un certo punto, un filmato lo mostra, raggiante, mentre passa, marciando a capo della sua colonna, accanto ad un edificio che espone il suo ritratto. Troppo affezionato alla vita e ai suoi piaceri, alle donne e al tango, ha sostenuto le ire dei moralisti incazzati contro il suo "nomadismo sessuale"; anche per questo alla fine verrà messo ai margini - l'Erroll Flynn anarchico, come era soprannominato - di quel movimento di cui tanta parte era stato.
E così, ciò che si viene a sapere è che la CNT e la FAi cercavano di ridurre al minimo il rischio di scontro con gli stalinisti, e  che il Consiglio d'Aragona contraddiceva con l'immagine di rispettabilità e responsabilità che i vertic anarchici volevano dare di sé stessi, e che l'incontrollabile Ortiz era troppo pericoloso per il gioco delle burocrazie. Nel film, viene narrato l'episodio de "La Silla vacia", rivelatore del clima del tempo, e di come quel film venne proibito da Garcia Oliver, adducendo che era "demoralizzante" più che "mobilizzante", dissimulando il fatto che avrebbe contrariato gli stalinisti per la preponderanza della presenza di anarchici in un film girato in terra d'Aragona.
Dopo l'inversione definitiva del rapporto di forze, in favore di Stalin, dopo la distruzione delle collettività aragonesi e la messa fuori legge del Consiglio, nel maggio 1937 Ortiz si vede "licenziato" dal comando della sua colonna e nominato comandante della 24.ma divisione nei Pirenei catalani. A questo punto, decide di andarsene in Francia - ché non si sa mai - insiemne a Joaquin Ascaso ex-presidente del Consiglio d'Aragona. Accusati di diserzione, arrestati, sono vittime di un tentativo di avvelenamento. Riescono a fuggire a Marsiglia, dove vengono raggiunti da una richiesta di estradizione del governo stalinista di Negrin. Braccati e abbandonati a sé stessi, paradossalmente, dovranno la salvezza alla caduta della repubblica spagnola!
Poi, i campi di concentramento in Francia e nel Sud Sahara da dove riuscirà ad arruolarsi con l'esercito francese con cui combatterà, dall'Africa fino in Germania. Poi ...
12 Settembre 1948, un "Norecrin 1902", un piccolo aereo, sorvola la baia di San Sebastian dove Francisco Franco presiede una regata in suo onore. A bordo ci sono il pilota, Primitivo Gomez Perez, e Jose Perez Ibañez detto "El Valencia, ed Antonio Ortiz. Trasportano trenta bombe rubate alla Luftwaffe, circa centoventi chili di esplosivo. Ben presto è inseguito da due, quattro, sei aerei militari. Il Norecrin è costretto a tornare indietro, volando a bassissima quota .... Ma questa, forse, è un'altra storia ...

Per chi è interessato, il film è visionabile, in streaming (quindi scaricabile da firefox usando l'estensione "fast video download") a

http://www.christiebooks.com/fmd.html

Aspettate che carichi la pagina, rispondendo "no" ogni qual volta vi si chiede se volete interrompere lo script che potrebbe bloccare il computer. Poi, quando il browser torna in sé, cercate nell'elenco in ordine alfabetico:

SP - Ortiz: Général sans dieu ni maître

e poi PLAY!

“Ortiz, géneral sans dieu ni maître” / “Ortiz, the anarchist general”
Dirección: Ariel Camacho, Phil Casoar, Laurent Guyot
Dir. Fotografía: Isabelle Ferrandis
Sonido: Antoine Sellabert
Montaje: Anne Riegel
Música: Pascal Comelade
Producción: iO Prod., Dominique Pailler
Coproducción: C9TV, Bernard Lafont
País y año de producción: Francia, Reino Unido, 1996.

Nessun commento: