Lunedì 3 Gennaio 1938
Alcuni giorni dopo la cattura franchista di Gijón, avvenuta due mesi fa, una storia straordinaria ha raggiunto i corrispondenti esteri a Madrid e Valencia: diverse centinaia di Dinamiteros,
bombaroli-minatori asturiani che i fascisti odiano così tanto che una volta catturati vengono fucilati sul posto, sono riusciti a passare le montagne, di notte, scavandosi una strada attraverso 300 miglia di territorio franchista, e, attraverso un'altra linea di fuoco, sono
riusciti a riunirsi ai loro ufficiali, al sicuro, in territorio repubblicano. Sul fronte di Teruel, dove sta per aver luogo l'assalto finale, un improvviso cambiamento climatico ha sciolto le nevi
accecanti dei giorni precedenti.
A metà pomeriggio, improvvisamente, arrivano due camion carichi di uomini "Los Dinamiteros! Los Dinamiteros!" gridano le truppe, mentre li vedono scendere dai camion, consapevolmente spavaldi, appesantiti dalle loro uniche armi: bombe a mano fatte in casa. Al crepuscolo, poche ore più tardi, si possono vedere i Dinamiteros asturiani condurre l'assalto finale alla città, illuminati, come lucciole, dai lampi delle loro bombe che scoppiano. Quella notte, anche se una
manciata di guardie civili franchiste sono rimaste asserragliate tra le rovine della cattedrale, i cittadini di Teruel hanno organizzato una fiaccolata per le strade. Nel frattempo altri 20.000 miliziani hanno raggiunto Teruel, preparandosi per la prevista controffensiva.
Il generale Vicente Rojo ha dichiarato, e Barcellona lo ha ripetuto, che non ci sarebbe stata nessuna esecuzione, nessuna rappresaglia, ed il perdono per i difensori della cattedrale se si fossero arresi. Tutto questo è cambiato quando si è sparsa la voce, proveniente dal
territorio franchista, che il generale fascista più odiato in Spagna, quel Miguel Aranda che aveva comandato l'assedio di Oviedo, era alla testa della colonna di soccorso contro Teruel.
Nel giro di un'ora, i carri armati si dirigono contro la cattedrale. I cannoni da sei pollici sparano ad alzo zero sul seminario, sulla banca e sulla cattedrale, dove si sono asserragliati, con scarsi
rifornimenti e poche munizioni, i fascisti.
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