martedì 8 dicembre 2009

Sostanzialmente vero



Dalla guerra del 1846-1848 tra gli Stati Uniti e il Messico, a proposito della quale rimangono pochi dagherrotipi malconci, nessuna guerra è rimasta fuori della portata di almeno una fotocamera rudimentale (se non addirittura centinaia, come si è verificato dopo l'invenzione della telecamera portatile). Si consideri che solo nei primi tre decenni del XX secolo vi erano più di ottanta conflitti armati in tutto il mondo, e la raccolta di fotografie che, di conseguenza, si era accumulata verso l'inizio della guerra civile spagnola non era affatto modesta:
tutte le immagini che permettevano di avere un'idea abbastanza chiara della guerra e del suo impatto erano già state diffuse.
Tutte, sì, tranne una.
Quella del soldato non ancora caduto: mentre stava cadendo.
La fotografia che Robert Capa ha scattato il 5 settembre 1936 era l'immagine che nessuno aveva visto, quella che mancava : una collina erbosa, vediamo un giovane uomo, in abiti civili, sul punto di cadere sulla schiena, morto, sopra la sua propria ombra, il fucile tuttavia ancora in mano.
"Se le tue fotografie non sono abbastanza buone, è perché non sei abbastanza vicino",
soleva dire Capa.
La vicinanza, come categoria estetica, richiede certamente audacia. Senza dubbio, questa immagine è davvero impressionante perché ci mette proprio lì: a pochi centimetri dalla morte.
O almeno così sembrava.
Nel 1975 il giornalista Phillip Knightley mise in dubbio, per la prima volta, nel suo libro "La prima vittima", l'autenticità dell'immagine, usando l'argomento - molto dubbio - che se il soldato stava davvero morendo, avrebbe lasciato cadere il fucile (come se ci fosse un solo modo di morire!).
Da allora in poi si è dato luogo ad ogni sorta di speculazione, molte delle quali a partire dal fatto che nello stesso giorno Capa aveva scattato tutta una serie di fotografie ai miliziani (compreso quello che più tardi sarebbe stato ucciso), mettendo in scena diversi momenti della battaglia (racconta lo stesso Capa: "Scherzavamo tutti. Eravamo di buon umore [...] Venivano correndo giù dalla collina e anch'io cominciai a correre. [...] e all'improvviso era tutto vero").
Pochi mesi fa, tuttavia, José Manuel Susperregui, professore presso l'Università dei Paesi Baschi, è venuto fuori con quella che sembra essere la prova - topografica - inconfutabile che l'immagine non appartiene a quel luogo (Cerro Muriano) e a quel momento (l'imboscata da parte delle forze del generale Varela alle truppe repubblicane che difendevano la valle del Guadiato) dove si suppone avvenisse la morte. La qual cosa - va detto - non trasforma necessariamente il soldato in un attore (il fatto che la fotografia sia stata scattata altrove, non significa che ciò che sta avvenendo sia una farsa).
Però tutto questo mette il fotografo - come dire - in una posizione scomoda!
I difensori di Capa, hanno cercato di salvarlo, usando argomenti che dicevano: in fondo, non stiamo parlando ancora del miglior fotografo di guerra del mondo.
In quel periodo, Capa, o Ernest Andrei Friedmann, se si vuole, è solo un giovane di venti anni, con un Leica in spalla e un desiderio selvaggio di ottenere fotografie della guerra civile spagnola (dopo, avrebbe partecipato alla seconda guerra mondiale - da cui proverrà il famoso racconto dello sbarco in Normandia - e sarebbe andato in Vietnam, dove morirà nel 1954, saltando su una mina).
Ma in realtà, l'unica difesa possibile è che la fotografia è maledettamente buona. E non solo.
La foto è, come direbbe Borges, sostanzialmente vera.
Per assunto, la differenza tra un uomo che sta morendo ed un altro che non lo sta facendo, in assoluto è insignificante. Ed è anche vero che il fotogiornalismo è disciplinato in primo luogo da un impulso storico a mostrare i fatti così come sono, ma chi può negare che nel lavoro del fotografo di guerra si annidi anche uno scopo politico, nel senso più ampio che gli ha dato Orwell (legato al desiderio di spingere il mondo in una certa direzione).
Orwell stesso, ha spiegato il suo biografo Jeffrey Meyers, era sempre teso a presentare "una versione accresciuta della realtà quando voleva un effetto drammatico."
In una delle sue "Lettere da Londra", per esempio, asseriva che le cancellate dei parchi nei quartieri poveri della città venivano usate come rottami, mentre nei quartieri ricchi venivano lasciate intatte. Quando qualcuno chiese l'origine di tali falsità, Orwell avrebbe ribattuto, come Borges, che non aveva importanza, dal momento che il fatto "era sostanzialmente vero."
Così per la fotografia di Capa. Non vi è alcun dubbio che il combattente, il quale - è emerso anni più tardi - si chiamava Federico Borrell García (anche se i suoi amici lo conoscevano come "Taino"), sia morto il 5 settembre. E' iscritto a verbale. Come siano andate realmente le cose, non è dato sapere. Forse il miliziano trovò la sua morte poche ore prima di incontrarla realmente.
Come sia stato, comunque, ciò che vediamo è vero.

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