giovedì 28 settembre 2017

Cripto-Mania

bitcoin-bubble

Le Blockchain e la crypto-mania
- di Michael Roberts -

Nelle recenti settimane, l'entusiasmo per la cripto-valuta sembra aver avuto un crollo da quando le autorità cinesi hanno bloccato la speculazione sul mercato dei bitcoin. La storia dei mercati finanziari è piena di "bolle" dei prezzi, dai tulipani dei primi anni del 17° secolo agli esempi più recenti, come quelli degli "Internet Stocks" della fine degli anni 1990 e i prezzi degli immobili negli Stati Uniti prima del 2008. Questa sembra esse un'altra di quelle. L'ascesa della valuta virtuale del bitcoin, che recentemente è arrivata ai 5.000 dollari e quest'anno è cresciuta di circa il 350%, ora si è invertita, scendendo fino a 3.000 dollari, anche se si trova ancora molto al di sopra della sua partenza iniziale. Ma questo potrebbe preludere all'inizio di un ricalcolo.
Il bitcoin mira a ridurre i costi di transazione nei pagamenti su Internet e ad eliminare completamente la necessità degli intermediari finanziari come le banche. Ma fino ad adesso il suo utilizzo principale è stato quello che concerne la speculazione. Quindi, il bitcoin, la valuta digitale che opera su Interner, è solo una truffa speculativa, un altro Schema Ponzi, oppure dietro tutte queste cripto-valute, come vengono chiamate, c'è molto di più?
Il denaro nel moderno capitalismo non è più soltanto una merce come l'oro ma è piuttosto una "valuta fiat", sia in moneta che in banconota o, com'è per lo più adesso come credito nelle banche. Tali valute fiat, vengono accettate in quanto vengono stampate e garantite dai governi e dalle banche centrali, e sono soggette a regolamentazione e "fiat". La stragrande maggioranza di denaro fiat non è più in moneta o in banconote, bensì in depositi o in titoli nelle banche. Nel Regno Unito, banconote e monete sono solo il 2,1% rispetto al totale della riserva di 2,2 miliardi di sterline.

Il fattore per cui si è diffuso il bitcoin, insieme ad altre cripto-valute concorrenti, è stato Internet e la crescita del commercio e delle transazioni basate su Internet. Internet ha generato una richiesta di transazioni online a basso costo anonime e rapidamente verificabili, da essere usate per uno scambio online, e la moneta da poter usare rapidamente è emersa come conseguenza.
Le cripto-valute mirano ad eliminare il bisogno di intermediari finanziari offrendo pagamenti online diretti "peer to peer" (P2P). La principale innovazione tecnologica dietro la cripto-valuta è stata la "blockchain", un "registro" [libro mastro] che contiene tutte le transazioni per ogni singola unità di valuta. Differisce dai registri esistenti (fisici o digitali) per il fatto di essere decentralizzato, vale a dire, non c'è alcuna autorità centrale che verifica la validità delle transazioni. Invece, esso utilizza una verifica basata su prove crittografiche, dove i diversi membri della rete verificano i "blocchi" di transazioni circa ogni 10 minuti. L'incentivo a fare questo è il compenso sotto forma di nuova cripto-valuta "coniata" per il primo membro che fornisce la verifica.
La più nota cripto-valuta è di gran lunga il bitcoin, concepito solo nove anni fa da un anonimo e misterioso programmatore, Satoshi Nakamoto. Il Bitcoin non è localizzato in una particolare regione o in un paese, né ha come scopo quello di essere usato per una qualche particolare economia virtuale. A causa della sua natura decentralizzata, la sua circolazione è largamente oltre la portata della regolamentazione diretta da parte della politica monetaria e non si cura di tutto ciò che è stato tradizionalmente in qualce modo imposto per mezzo di denaro privato localizzato e attraverso il denaro elettronico.
L'innovazione maggiore portata dalla "blockchain" consiste nel registrare  pubblicamente l'integrità delle transazioni senza che ci sia un'autorità centrale. La tecnologia del "blockchain" offre a ciascuno l'opportunità di partecipare a contratti sicuri nel tempo. ma senza essere in grado di evitare che venga registrato quello che è stato concordato in quel momento. Così, una "blockchain" è un database delle transazioni che si basa su un registro crittografato mutualmente condiviso fra tutti in un sistema. La frode viene impedita per mezzo della validazione del blocco. La "blockchain" non richiede un'autorità centrale o una terza parte fidata per coordinare le interazioni o per validare le transazioni. Una compia completa della "Blockchain" contiene ogni transazione mai eseguita, fornendo informazioni sul valore che riguarda ogni indirizzo attivo (account) accessibile in qualsi punto della storia.

Ora, per gli appassionati di tecnologia e anche per coloro che vogliono costruire un mondo al di fuori del controllo della macchina statale e delle autorità di regolamentazione, tutto questo sembra essere molto eccitante. Le comunità e le persone potrebbero fare transazioni senza che ci sia il diktat da parte di governi corrotti e si potrebbero controllare i redditi e la ricchezza senza il permesso delle autorità - questo potrebbe essere anche l'embrione di un mondo post-capitalistico senza Stati.
Ma questa nuova tecnologia di "blockchains" e di cripto-valute è davvero sul punto di offrirci un simile nuovo mondo utopico? Come avviene con ogni tecnologia, questo dipende se riduce il tempo di lavoro e fa aumentare la produttività di cose e servizi (valori d'uso)  o se, sotto il capitalismo, sarà un'altra arma per far crescere il valore ed il plusvalore. Può la tecnologia in sé - anche una tecnologia che apparentemente non è controllata da nessuna compagnia o da nessun governo - rendere davvero libere le persone dalla legge del valore?
Penso di no. All'inizio, per un po', il bitcoin era limitato alle persone che avevano una connessione internet. Il che significa che miliardi di persone sono esclude dal processo, anche se nei villaggi e nelle città delle "economie emergenti" il settore del "mobile banking" è cresciuto. Finora è quasi impossibile comprare qualcosa di importante con i bitcoin. Globalmente, le transazioni con i bitcoin sono circa tre al secondo, rispetto al credito Visa che interessa 9.000 transazioni al secondo. E l'allestimento di un "portafoglio" per portare a termine delle transazioni in bitcoin su internet è ancora una procedura difficoltosa.
In maniera ancora più decisiva, la questione è quella che interessa il fatto se attualmente il bitcoin soddisfi ai criteri del denaro nelle economie moderne. Sotto il capitalismo, laddove cose e servizi vengono prodotti in quanto merci da vendere su un mercato, il denaro svolge tre funzioni. Il denaro dev'essere accettato come mezzo di scambio. Deve essere un'unità di misura del valore con un certo grado di stabilità di modo che si possa comparare il costo dei beni e dei servizi nel tempo e fra gli esercenti. E dovrebbe essere anche una riserva di valore che rimanga ragionevolmente stabile nel tempo. Se si sviluppa iperinflazione o una spirale deflattiva, allora la valuta nazionale ben presto perde il suo ruolo dal momento che la "fiducia" nella valuta scompare. Nella storia ci sono molti esempi di una valuta nazionale che viene rimpiazzata da un'altra valuta o dall'oro (perfino dalle sigarette), quando si perde la "fiducia" nella sua stabilità.
Con i bitcoin il problema della fiducia si aggrava in quanto essi si basano sui "miners", ovvero membri che forniscono potere computazionale per risolvere un complesso problema di crittografia e che verificano le transazioni che ci sono state entro un breve periodo di tempo (10 minuti). Queste transazioni vengono poi pubblicate in blocco, ed il "minatore" che ha ne pubblicato per primo la prova riceve una ricompensa (attualmente 25 bitcoin). La dimensione massima di un blocco è di 1MB, che corrisponde ad approssimativamente sette transazioni al secondo. Per poter assicurare che i blocchi vengano pubblicati all'incirca ogni 10 minuti, la rete regola automaticamente la difficoltà del problema crittografico da risolvere.

L'attività di "mining" dei bitcoin richiede della attrezzature specializzate, così come dei costi sostanziali di elettricità, e quindi i "minatori" devono equilibrare la loro tecnologia e l'investimento in energia. Ciò significa che i bitcoin potrebbero funzionare sempre più come sostituto alternativo alla valuta globale solo se l'attività di "minatore" diventa operativamente ampia. E ciò significa il coinvolgimento delle grandi compagnie, quelle in mano alle entità capitalistiche, che eventualmente potrebbero essere in grado di controllare il mercato dei bitcoin. Anche se il bitcoin dovesse diventare una valuta buona per pagare le tasse al governo, ciò richiederebbe allora una qualche forma di relazione di prezzo con le riserve esistenti di "denaro fiat". Così i governi saranno ancora lì.
Infatti, l'ostacolo più sorprendente per il bitcoin, o per qualsiasi altra cripto-valuta che possa avere il sopravvento, è il consumo di energia coinvolto. Per l'alimentazione dei computer, l'attività di "mining" per i bitcoin sta già consumando più energia di quella corrispondente al consumo annuo dell'Irlanda. Le temperature registrate nei pressi dei centri per il "mining" da parte dei computer sono salite alle stelle. Forse questo calore potrebbe essere usato ecologicamente, ma la non-redditività di un simile riciclaggio energetico potrebbe "bloccare" questa espansione del "blockchain".
Il capitalismo non sta ignorando la tecnologia del "blockchain". Anzi, come fa con qualsiasi altra innovazione, cerca di portarla sotto il suo controllo. I registri distribuiti mutualmente (MLDs) nella tecnologia "blockchain" forniscono una registrazione elettronica pubblica dell'integrità delle transizioni senza che ci sia una proprietà centrale. La capacità di avere globalmente disponibile una fonte di dati, verificabile e che non può essere manomessa, dà a chiunque desideri fornire servizi di terze parti affidabili - cioè, la maggior parte delle imprese di servizi finanziari - la possibilità di farlo a buon mercato ed energicamente. È questa infatti la strada che le grandi banche ed altre istituzioni finanziarie stanno prendendo. Sono molto più interessate a sviluppare tecnologia "blockchain" al fine di risparmiare sui costi e per controllare le transazioni su internet.
Come fa notare uno dei critici del "blockchain": « In primo luogo, non siamo convinti che il "blockchain" possa essere separato con successo da un coupon o da un gettone per un pagamento senza che venga compromessa la sicurezza del sistema. In secondo luogo, non siamo convinti che l'economia del "blockchain" possa funzionare per qualcosa se non per pochi casi d'uso ad alta intensità. Terzo, il "blockchain" sarà sempre molto più costoso di un sistema centrale puro poiché dovrà essere sempre un lavoro di elaborazione svolto da una molteplicità di agenti, piuttosto che da uno solo, cosa che fa di esso un costoso servizio di ripulitura - soprattutto se separato da una cedola azionaria -  e non un servizio economico. » (Kaminska, I., 2015, “On the potential of closed system blockchains,” FT Alphaville.)

Tutto questo suggerisce che la tecnologia "blockchain" verrà incorporata nella creazione del valore senza che ce ne sia bisogno se viene largamente applicata. Le cripto-valute diverranno parte della cripto-finanza, e non il mezzo per un nuovo mondo di transazioni libere e autonome. Più probabilmente, il bitcoin ed altre cripto-valute rimarranno nella micro-periferia dello spettro delle monete digitali, similmente a quel che ha fatto l'esperanto nel suo ruolo di linguaggio globale universale contro la potenza dell'imperialista inglese, dello spagnolo e del cinese.
Ma la cripto-mania potrebbe benissimo continuare ancora per un bel po', insieme alla crescita a dismisura in tutto il mondo dei mercati azionari e obbligazionari, dal momento che il capitale cerca rendimenti più elevati provenienti dalla speculazione finanziaria.

- Michael Roberts - pubblicato il 17/9/2017 su Michael Roberts Blog -

FONTE: Michael Roberts Blog

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