NOI SIAMO CONTRO IL LAVORO
Poiché il capitalismo e lo Stato pretendono di mettere le mani su ogni aspetto della nostra vita privandoci sempre più di ogni autonomia e perfino dei nostri sogni di qualcosa di profondamente differente.
Poiché questo sistema di produzione sfrenata non lascia nessun al-di-fuori dove ciascuno possa decidere liberamente le sue attività.
Poiché questo Papa Stato ci garantisce dei diritti solo al prezzo della nostra libertà; è lo stesso Papa Stato che sguinzaglia nella strada i suoi cani da guardia, che crea e militarizza le sue frontiere e fa guerre ai quattro angoli del mondo.
Poiché le ristrutturazioni (che loro chiamano "crisi") significano l'inasprirsi della miseria, del cannibalismo sociale, delle tecniche e delle tecnologie di controllo.
Per tutte queste ragioni e per molte altre ancora, siamo non solo contro il lavoro ma soprattutto contro il mondo che ne fa un pilastro e un orizzonte insuperabile. Se non vogliamo limitarci a modificare la lunghezza delle nostre catene ma piuttosto distruggerle, non c'è alcun negoziato o dialogo possibile con il potere, qualunque esso sia. Si tratta perciò di condurre questa lotta oltre i limiti che cercano di imporci tutti coloro i quali hanno interesse (fra di loro, i politici ed i co-gestionari di ogni sorta) che essa soffochi nel quadro esistente.
Anziché seguire sempre le agende imposte da altri, si tratta di estendere la rivolta, decidendo noi stessi contro cosa vogliamo esprimerla, immaginando mille e una maniera di rovesciare questo mondo, associandoci ed auto-organizzandoci senza capi o gerarchie, prendendo l'iniziativa, individualmente e collettivamente e attraverso l'azione diretta. Di modo che diventi possibile affrontare i potenti che pretendono di dettarci la loro legge, per farla finita con la guerra permanente che conducono contro di noi a colpi di autorità, di denaro e di poliziotti.
Le grandi campagne mediatiche e di opinione pubblica sono finalizzati a ridurre la rivolta ad una semplice indignazione democratica e a farla rientrare nei ranghi della politica e della rappresentazione. Al contrario, contrastare direttamente tutto ciò che permette a questo sistema di funzionare e di farci funzionare apre la possibilità di strappare lo spazio indispensabile a sviluppare altre relazioni.
Blocchi e sabotaggi non sono dei semplici slogan, ma sono pratiche ben reali che aprono la strada per uscire dalla routine dello sfruttamento e dalla logica del consumo, ivi compreso lo spettacolo della contestazione.
Perché, fino a quando la metro trasporterà il bestiame umano, fino a quando la corrente elettrica alimenterà le fabbriche di morte ed i laboratori del controllo, fino a quando il denaro continuerà a circolare, fino a quando gli schermi diffonderanno la propaganda, fino a quando la fibra e le antenne garantiranno la nostra dipendenza, fino a quando le arterie della città imprimeranno i loro ritmo sui nostri corpi e sulle nostre menti, fino ad ...
...allora romperemo la routine quotidiana!
(Volantino distribuito a Parigi, durante la manifestazione del 5 Aprile 2016)
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