Il computer - insieme di elementi tecnici che concorrono al fine dell'informatica - dal momento che è una macchina in grado di fare qualsiasi cosa, è materialmente adeguata al capitalismo, il quale è la produzione di qualsiasi cosa, basta che si tratti di merce valorizzabile.
In una società post-capitalista, per soddisfare a dei bisogni particolari, verranno utilizzati degli strumenti particolari, e non una macchina in grado di poter fare qualunque cosa.
Nel momento in cui una forte opposizione al progetto di legge-sul-lavoro, in Francia, affronta ed approfondisce questa servitù costitutiva il capitalismo che è la merce-lavoro, arrivando a rimetterlo direttamente in discussione, alcuni ricercatori (collectif Indépendance des Chercheurs) tentano - in maniera maldestra, d'altronde - di focalizzare l'attenzione sull'automazione-robotizzazione del processo produttivo, cioè a dire sulla tendenza alla sostituzione del "lavoro vivente", dei lavoratori, per mezzo dei fattori della produzione tecnologica. Questa sostituzione è già responsabile di una disoccupazione tecnologica di massa e di una crisi che è la conseguenza logica del capitalismo, e secondo numerose fonti, da qui al 2030, si arriverà ad una soppressione del 48% dei posti di lavoro. Inoltre, questa tecnologizzazione comporta un'intensificazione-accelerazione del lavoro concreto rimasto in carico ai lavoratori viventi - che vengono assoggettati ai ritmi crescenti dettati dalle forze tecnologiche produttive scatenate - e porta alla loro precarizzazione, dal momento che una forza lavoro meno produttiva e meno redditizia relativamente alle macchine si deprezza, perde il suo valore.
Questa forza tecnologica di sostituzione del lavoro vivente, che fa precipitare una crisi del capitalismo e del lavoro, ed un'intensificazione-precarizzazione di quest'ultimo (soprattutto attraverso la valutazione individuale delle performance e per mezzo di una guerra di tutti contro tutti organizzata all'interno delle imprese fra lavoratori-atomi muniti del loro personal computer), questa forza motrice delle trasformazioni e delle distruzioni avvenute negli ultimi 40 anni, è l'informatica in senso lato.
Ed essa non si accontenta di tali sconvolgimenti: ma è la base centrale di un alluvione digitale, dell'invazione di computer, tablet, smartphone, nuovi televisori, lettori ed altre merci che danno luogo ad una trasformazione che ha l'ampiezza di una mutazione antropologica: la distruzione accelerata delle relazioni sociali rimpiazzate da delle connessioni virtuali, la desensualizzazione rispetto a sé stessi, al mondo e agli altri, l'invasione generalizzata dello Spettacolo mediatico e della sua propaganda capitalista, la formazione delle soggettività come soggetti capitalisti, lavoratori, consumatori, isolati-separati, sottomessi ad un "patriarcato diffuso" e a delle norme imposte dall'alto, che si concepiscono come avatar, come dei marchi che devono fare spettacolo e che si devono vendere in ogni momento, ecc.. (Cfr. Cédric Biagini: "L’emprise numérique", éditions L’échappée; Robert Kurz: "L'industria culturale nel 21° secolo").
L'informatica quindi non è nient'altro che un supremo avatar delle forze produttive del capitalismo, ed è allo stesso tempo un supremo avatar dello Spettacolo con la S maiuscola, quello di Guy Debord.
fonte: Sortir du capitalisme
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