Il tempo è assassinio
- di Robert Kurz -
Che il tempo sia denaro e nient'altro, il capitalismo lo sapeva già da prima di Karl Marx. Il tempo lineare astratto dell'economia imprenditoriale corrisponde al "lavoro astratto", al dispendio di "nervi, muscoli e cervello" che dev'essere ottimizzato per il fine in sé della valorizzazione del capitale monetario - indifferente al contenuto e alla salute dei lavoratori. La macchina sociale capitalista rende anche l'essere umano una macchina. Già ai tempi del miracolo economico, è stato osservato come il ritmo del tempo di lavoro si appropria anche del "tempo libero". La generale corsa contro il tempo è diventata la cifra vera e propria della società postmoderna dell'accelerazione. Il filosofo Paul Virilio ha parlato di "pausa frenetica". In Giappone, il "Karoshi" - la morte improvvisa durante il servizio nel sacro luogo del lavoro - ha dato di che parlare.
La crisi mondiale della terza rivoluzione industriale ha portato fino al parossismo la follia del lavoro. Quanto più si diffonde la disoccupazione e la sottoccupazione, tanto più sfacciatamente si spremono fino al midollo gli orgogliosi occupanti di un posto di lavoro. Sia nelle fabbriche dei conglomerati industriali che fra il personale delle imprese dei servizi, sia nelle poste e nelle ferrovie privatizzate che, perfino, nei templi del capitale finanziario: dappertutto è una persona sola che ora deve svolgere i compiti per cui prima occorrevano tre o quattro persone. Negli Stati Uniti ed in Argentina è stato reso pubblico il fatto che i supermercati distribuiscono pannoloni alle cassiere, affinché non "rubino tempo" all'economia d'impresa con le loro necessità fisiologiche. L'occupazione totale va di pari passo con l'umiliazione, nel nome delle necessità della redditività.
Ma l'attività frenetica del lavoro non riguarda affatto solamente i ranghi inferiori delle catene globali della creazione del valore. Dal momento che la macchina che brucia gli esseri umani non viene alimentata soltanto con i "muscoli", ma anche con "nervi e cervello", non vengono risparmiati nemmeno gli "ufficiali e sottufficiali" della società della conoscenza così tanto decantata. Quando, all'inizio del 2007, un giovane avvocato finanziario del rinomato studio di avvocati "Freshfields Bruckhaus" si è lanciato giù dal settimo piano del Tate Modern di Londra, si udì il lamento: "La City divora i suoi figli". Nonostante la prospettiva di arrivare in breve tempo ad uno stipendio annuo da un milione di sterline, l'ambizioso elemento dell'élite non sopportava più di lavorare 16 ore al giorno, per sette giorni la settimana, cui l'imperativo "up or aut" lo costringeva. In quello stesso periodo, si è venuti a conoscenza di una serie di suicidi avvenuti nel centro tecnologico della Renault. Un direttore informatico si era ucciso gettandosi dall'alto, un ingegnere altamente qualificato si era annegato in un lago vicino, un altro si era impiccato nella sua casa. Sullo sfondo di tutto questo, c'era il programma di risanamento "Renault Contrat 2009", che seminava lo psicoterrore fra i dipendenti al vertice, cui venivano rivolte critiche negative in presenza dei colleghi.
Tali avvenimenti, menzionati a livello mediatico in maniera del tutto impotente, sono solamente la punta dell'iceberg. Il tempo è denaro, ossia, assassinio. Probabilmente si vedranno ancora imprenditori modelli che la mattina indossano pannoloni, per non sperperare, con inutili visite alla toilette, il prezioso tempo del loro cervello. Pannoloni usa e getta per tutti e "Karoshi" per tutti, forse allora si riuscirà a raschiare il fondo dei rendimenti e perfino a far sì che la "ripresa" possa continuare. Bisogna accettare il fatto che tuttavia i crolli e le catastrofi si accumulano, in quanto, in ogni caso, quel che conta nel capitalismo virtuale non è la qualità del contenuto. Ad una cultura di combustione universale si impone anche l'obbligo di una coraggiosa autocombustione.
- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland, il 05.04.2007 -
fonte: EXIT!
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