Alla domanda che interroga circa la possibilità che lo Stato possa prevenire il collasso per mezzo della stampa di valuta, Tom Cutterham ritiene che la risposta debba essere affermativa. Nella sua recensione del libro di Paul Mason, "Postcapitalism", risponde nel modo seguente a chi si azzarda a menzionare il comunismo:
"Ancora una volta, coloro che hanno predetto l'imminente collasso sono stati confutati. Ci sono sempre stati, per il sistema, nuovi modi di adattarsi alle sue contraddizioni intrinseche ed alle crisi, sempre nuovi mercati su cui far leva, e nuove forme di lavoro da sfruttare."
Apparentemente, il capitalismo - l'argomento è di gran moda - è capace di un adattamento pressoché infinito. Di solito questo genere di argomento non nega il suo essere incline alle crisi, né che tali crisi possono innescare eventi politi di tipo rivoluzionario; anche una vera e propria rivoluzione sociale. Ad ogni modo, in mancanza di una rivoluzione sociale, nel capitalismo non ci sarebbe proprio niente che lo condurrebbe intrinsecamente verso il proprio auto-annichilimento.
L'attuale reiterazione di quest'argomento - che fra i marxisti sembra risalire a Tugan-Baranowsky - viene oggi difesa dalla scuola della forma-valore e da quasi tutti i marxisti; tale scuola include importanti autori marxisti, come Michael Heinrich in Germania, John Milios in Grecia e David Harvey negli Stati Uniti.
E' proprio Cutterham a fornirci l'argomento principe proposto da questa scuola: "Innanzitutto, nonostante quello che suggerisce Mason, il lavoro non si sta esaurendo velocemente." Il capitalismo può ridurre il tempo di lavoro richiesto per la produzione di merci, ma questo tempo reso libero dalla produzione viene riempito dai lavori-stronzata e dalla caduta della produttività.
Ciò che ha impedito all'azione capitalista di abolire il lavoro in generale, non sarebbe la tecnologia, bensì lo Stato:
"Se il lavoro fosse davvero costantemente sostituito dalle macchine, avremmo già visto un aumento del tasso di produttività nella stessa proporzione in cui è sceso il lavoro necessario alla produzione. Ma come ha sottolineato Doug Heenwood, negli Stati Uniti la produttività continua a scendere da circa un decennio. La ragione di questo rimane sulla punta della lingua di Mason: quello che David Graeber chiama 'lavori stronzata', il lavoro inutile ed improduttivo che mantiene ristagnante il rapporto salariale nel mondo sviluppato, e che compensa la meccanizzazione in corso altrove. Un'esplosione del tempo libero è stata in agenda per un secolo. Quello che lo ha impedito non è stata la tecnologia, ma la politica."
La critica di Cutterham al libro di Mason, consiste nel fatto che Mason "si concentra troppo strettamente sul capitalismo come sistema economico dinamico. Nel suo processo, egli ignora il suo alter-ego di un sistema di controllo politico."
L'idea secondo la quale Marx ometterebbe la politica nella sua analisi del modo capitalista di produzione, ha radici profonde in molti attivisti, i quali dichiarano, rispetto alla predizione di collasso del capitalismo, che la fine del capitalismo non mette e non può mettere fine al sessismo ed al razzismo. L'idea per cui la supremazia bianca e la sottomissione della donna, visto che esisteva già prima del capitalismo, dovrebbe sopravvivere al capitalismo non è nuova.
La critica del teoria del valore-lavoro di Marx, in particolare da parte delle femministe, aveva sollevato tale questione molto prima della scuola della forma-valore. Le prime femministe potevano respingere la teoria del lavoro in quanto essa non aveva nessuna applicazione reale nella loro sfera. Dal momento che si poteva dimostrare che la supremazia bianca e la sottomissione della donna erano esistiti ben prima della nascita del capitalismo, sembrava conseguirne che mentre la rivoluzione può mettere fine al capitalismo, non c'è niente, tranne le pie promesse dei leader delle avanguardie, che garantisca che metterebbe fine alla supremazia bianca e alla sottomissione delle donne.
La scuola della forma-valore utilizza quest'argomento per ribaltare la teoria del lavoro dall'interno della teoria del lavoro stessa. Come sostiene Cutterham: "Il capitalismo, in quanto forza di crescita, può darsi benissimo che stia morendo... Ma, come forza di ineguaglianza, è molto ma molto vivo."
Ciò che la scuola della forma valore ha fatto, è stato aprire un nuove fronte contro la teoria del lavoro, a partire da questo punto di vista. La scuola della forma-valore sostiene che Marx, nella sua analisi del modo capitalista di produzione, non solo avrebbe ignorato i problemi delle donne e dei popoli coloniali, ma anche tutto quello che attiene allo Stato. Per cui, Marx approccia il capitalismo come se fosse un mero sistema economico, ignorando che il capitalismo è sia un sistema economico che un sistema politico.
Come suggerisce Cutterham, nella sua critica di Mason, il difetto della teoria del lavoro comincerebbe con l'assunzione marxiana secondo la quale il tempo di lavoro socialmente necessario (valore) è determinato unicamente dai miglioramenti tecnologici nella produttività del lavoro. Questo argomento può essere trovato anche nel libro di Harvey ("A Companion to Marx's Capital"), laddove egli asserisce che Marx è molto "criptico" nel rendere un "a priori" l'affermazione secondo la quale il lavoro è la fonte del valore. Nella riformulazione della teroia di Marx fatta da Harvey, la teoria del valore non nasce dal lavoro, ma dallo scambio. Chris Arthur spinge questo argomento ancora più lontano: affermando che il valore non può essere dedotto dalle relazioni di scambio - esso richiede la forma-valore, il denaro.
Qual è il significato di queste critiche della teoria del lavoro?
Questi argomenti sulla teoria del lavoro e sulla forma-valore nascondono un argomento molto più fondamentale sulla natura del capitalismo. Michael Heinrich ha fornito l'argomento teorico più consistente a favore di questo punto di vista. Marx - sostiene Heinrich - ne "Il Capitale" si è sbagliato nel predire la caduta del saggio di profitto in forza della crescente composizione organica del capitale.
L'argomento della scuola della forma-valore è più o meno qualcosa tipo questo:
A partire dal 1971, diversamente che nell'epoca di Marx, la forma-valore è determinata da una legge che stabilisce il dollaro (valuta di carta senza valore) come moneta degli Stati Uniti. Se l'esistenza stessa del valore richiede la forma-valore, e se la forma-valore è ora il dollaro inconvertibile emesso dallo Stato, è lo Stato che stabilisce cosa costituisce il tempo di lavoro socialmente necessario, attraverso il suo controllo della valuta. Dal momento che lo Stato determina legalmente che cosa è denaro e, di conseguenza, che cosa è socialmente necessario, questo significa che c'è necessariamente una componente politica nel capitalismo che Marx ha ignorato ne Il Capitale.
L'argomento ha perfettamente senso se sei un idiota.
Infatti, mentre può essere del tutto vero che il capitalismo riduce, costantemente e tecnologicamente, il tempo di lavoro richiesto per la produzione di merci, Marx ha spiegato che la fonte del lavoro era il lavoro astratto, non il lavoro concreto.
Diversamente dal "lavoro concreto", il "lavoro astratto" (vale a dire, il lavoro astratto da qualsiasi utile qualità concreta) è necessariamente il prodotto di transazioni monetarie che utilizzano una valuta controllata dallo Stato. Il valore oggi è una creatura politica, una manifestazione della politica statale.
Il lavoro astratto - il valore - non sta andando via, come suggerisce Mason, perché lo Stato può determinare, attraverso le sue politiche fiscali e monetarie, la quantità di lavoro astratto che è "socialmente necessario". Se lo Stato è in grado di mantenere la "piena occupazione" per mezzo delle sue politiche economiche, allora non c'è ragione, almeno in teoria, per cui il lavoro astratto debba sparire. E se il lavoro non sparisce, allora non c'è alcuna tendenza intrinseca verso la morte del capitalismo.
Quello che la scuola della forma-valore ha fatto, è stato di invertire completamente la teoria di Marx e quella del materialismo storico. Nel materialismo storico, lo Stato dev'essere spiegato a partire dal modo di produzione. Ma nell'argomentazione della scuola della forma-valore è invece la stabilità del modo di produzione, la sua adattabilità, che viene spiegata a partire dallo Stato.
Certo, non c'è niente di male nel non essere d'accordo con Marx e con il materialismo storico, come fa la scuola della forma-valore; la teoria del lavoro può andare avanti solo se viene sfidata ed impegnata. Ad ogni modo, se vuoi avere un vero dibattito, devi mettere tutte le tue carte in tavola e smettere di costringere le persone a scavare sotto un cumulo di spazzatura maleodorante, in cerca dei tuoi argomenti.
Se Cutterham dice semplicemente che "Il lavoro non sta scomparendo, in quanto lo Stato può impedire che questo avvenga", possiamo avere un vero dibattito sui meriti di un simile argomento. In un tale dibattito potremmo affrontare anche i dati forniti da Henwood sulla produttività e da Graeber sui lavori stronzata. Attualmente, c'è in giro un sacco di lavoro, svolto dai marxisti, sulla questione del lavoro superfluo nella società. E anche Postone ha predetto che il tempo di lavoro superfluo deve aumentare con l'aumento della produttività nel modo capitalista di produzione.
Affrontare chiaramente l'argomento significa che potremmo discutere come tutto questo si relazioni con la teoria del lavoro, usando i dati di Henwood, il lavoro teorico di Postone e l'articolo di Graeber, come materiali da considerare; sperando di circoscrivere la questione centrale:
I dati di Doug Henwood o le osservazioni di David Graeber, implicano che il capitalismo non collasserà?
Si o No?
Ma, dal momento che la scuola della forma-valore sta deliberatamente seppellendo il suo punto di vista sotto un cumulo di stronzate, non riusciamo nemmeno ad avvicinarci ad una simile questione. David Harvey vuole argomentare riguardo alla forma-valore, ma non vuole farlo onestamente. Lo stesso fa Cutterham. Quindi, perché la scuola della forma-valore cerca di evitare il dibattito? Coraggio, venite a dirlo che:
"Il capitalismo non collasserà perché lo Stato può stampare soldi."
Basta che veniate avanti ed esprimiate la vostra convinzione per cui Obama può mantenere in vita il capitalismo contraffacendo dollari.
Non siate codardi, alzatevi e battetevi!
C'è anche un colpo di scena: negli Stati Uniti, su questo punto anche i più accessi avversari della scuola della forma-valore (Kliman, Roberts, ecc.) sono d'accordo. Possono anche dissentire con la scuola della forma-valore nel dibattito fasullo a proposito della tesi della caduta del saggio di profitto, ma fondamentalmente sono d'accordo sul fatto che il capitalismo non deve crollare.
Se la scuola della forma-valore volesse semplicemente difendere la sua affermazione per cui il capitalismo può essere salvato stampando moneta, allora anche i ciarlatani della scuola della caduta del saggio di profitto verrebbero alla luce.
fonte: The Real Movement
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