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martedì 23 dicembre 2008
La vita (vera) è meravigliosa
Una cosa, di solito, non manco mai di fare nel periodo delle feste natalizie, che sono adesso pericolosamente vicine: guardare un film, "La vita è meravigliosa" ("It's a Wonderful Life"), di Frank Capra!
Lo faccio da tempo, forse da sempre, e non so nemmeno bene perché. Probabilmente, cerco di trovare qualcosa di buono nel natale. Chissà...
Poi, leggendo un bel libro di Gabriele Frasca, intitolato "L' oscuro scrutare di Philip K. Dick", ho fatto una scoperta. Frasca argomenta che il film di Capra, in qualche modo, sarebbe influenzato, o quantomeno ispirato, dalle "realtà alternative" di Dick. E, in effetti, la storia, tratta da un racconto breve di Philip Van Doren Stern, "The Greatest Gift", si presta ad una lettura di questo genere. Del resto, la "morale" di Dick coincide abbastanza con la "morale" di Capra: persone ordinarie che si muovono su un territorio comunitario e che manifestano una sorta di "ordinario eroismo", pur senza essere ...eroi.
Il protagonista, George Bailey, interpetrato da James Stewart (chi altri. e chi meglio di lui?), è combattuto fra i suoi sogni di viaggi ed avventure, da una parte, ed il portare avanti gli affari dell'impresa del padre, morto improvvisamente, dall'altra. Ma decide di rimanere a Bedford
Falls per continuare la battaglia contro Henry F. Potter, un capitalista rapace alla Scrooge che vuole impossessarsi di tutta la città.
Quando lo zio di Bailey perde accidentalmente gli ottomila dollari che dovevano essere depositati in banca, George, di fronte alla prospettiva del fallimento e della galera, considera la possibilità di buttarsi giù dal ponte, di modo che la sua famiglia possa riscuotere la polizza di assicurazione
che permetterebbe loro di assolvere ai debiti.
Qui interviene Clarence, un angelo di "seconda classe in attesa di ottenere le ali" che mostra a Bailey come sarebbe il mondo se lui non fosse mai nato.
L'intera città di Bedford Falls è diventata Potterville e si è trasformata in un covo di iniquità, piena di locali equivoci, case da gioco, arene di boxe e bordelli. Ed effettivamente il panico che, in Bailey, accompagna la scoperta di questa realtà alternativa è assolutamente "dickiano".
Ed è ancora più "dickiana" la scena in cui Bailey corre, inciampando nelle rovine della casa in cui viveva con la sua famiglia nell'altra realtà, cercando disperatamente qualcosa che in quella nuova realtà non esiste e non è mai esistita. E quando vede finalmente sua moglie (una vecchia bibliotecaria, rimasta zitella, in questa realtà) le si rivolge sospirando "Mary, Mary, non mi conosci?".
In superficie, "La vita è meravigliosa" può anche sembrare una cartolina contro il suicidio, per dio e per gesù e per la famiglia, ma, scavando un po' più a fondo, ci si accorge che è una sorta di libello anti-capitalista, nel senso che promuove lo stesso genere di anti-capitalismo promulgato da Dick nei suoi libri. Piccoli commercianti che spazzano il marciapiedi davanti al loro negozio, prima dell'apertura, banche che concedono prestiti ai lavoratori delle classi medio-basse, di modo che possano comprarsi una casa, e, sopra tutto, un codice d'onore.
L'assenza di quel genere di "etica degli affari" che, sia il film che i libri di Dick, denunciano nel capitalismo rapace e disumanizzato, il capitalismo alla "Palmer Eldritch", per intendersi.
C'è di più. Ne "La vita è meravigliosa" il paradiso viene rappresentato come burocratizzato, un luogo in cui gli angeli hanno un grado e possono essere promossi, e dove i predicatori, se hanno abbastanza seguito, possono costringere dio ad agire.
Nel film la realtà "falsa" si perpetua attraverso la ricerca del profitto e, alla fine, cede perché manca di un elemento umano essenziale: la connessione empatica fra le persone, capace di sconfiggere l'avarizia e l'avidità.
Come in "Matrix"....
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2 commenti:
Non riuscivo a spiegarmi perché devo vedermi questo film almeno una volta all'anno.
Grazie.
Prego :-)
Anche se entrambi dobbiamo ringraziare Frasca.
salud
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