martedì 5 settembre 2006

visioni


"È molto strano per me guardare la vostra generazione. Abbiamo sempre avuto l'idea che ogni generazione sarebbe stata più intelligente, che ogni generazione sarebbe stata più progressista, e avrebbe sostenuto di più la causa della giustizia e della pace. Ma il mio figlio minore, che ha sedici anni, mi dice “Papà, sei così bizzarro e romantico. Tu pensi che le cose andranno meglio, che ci sia speranza, ma nessuno di noi lo crede.” E poi mi racconta che metà del mondo sarà spazzato via dall'AIDS, che la calotta polare si scioglierà, che entro trent'anni la foresta pluviale tropicale sarà scomparsa e non avremo più ossigeno, il che comunque non ha la minima importanza dato che l'olocausto nucleare si verificherà entro sette anni, e se io sono un po' dubbioso sulle date, lui dice che può dimostrarmi tutto con il suo computer...A mio giudizio, se la prossima generazione darà qualche contributo si tratterà della scoperta di un modo di lottare per i cambiamenti sociali senza nutrire la minima speranza. Negli anni Sessanta, se assestavi un colpo alla Terra, la Terra te lo restituiva, proprio come diceva Einstein. Sapevamo che avremmo vinto ogni battaglia perché crescevamo ogni giorno. Ogni giorno era un nuovo giorno e trovarsi sull'orlo dell'apocalisse era romantico. Ma forse la visione che avete voi è, tra le due, la più realistica..."

- Abbie Hoffman all'Università della California del Sud – 1987 -

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