Bisognerebbe che potesse finire, la notte, da qualche parte. Dovrebbe avere una fine. Allora sì che ci sarebbe, davvero, l'ultimo treno della notte!
Poter parlare di treni e di stazioni, forse servirebbe meglio a farci sentire viaggianti. Accostarsi ai "treni che davvero portan via", quelli che "non han fiori sui sedili", quelli che "devi entrarci per sapere dove vai". Magari, il treno, è solo un vecchio treno arrugginito. Però in grado di "riportarti indietro da dove sei partito".
Niente "hobos", da questa parte dell'oceano. Al massimo, una corsa scroccata su un treno, usando di un vecchio biglietto scaduto, mentre si va su e giù per i vagoni, salutando il controllore che, credendosi non visto, getta un occhio falsamente distratto sul vecchio biglietto già timbrato, altrettanto falso.
E' proprio vero che il treno non porta da nessuna parte! Porta solo ad un'altra stazione. E la nebbia che c'è in mezzo, fra le due stazioni, quella di partenza e quella di arrivo, non esiste. Non è niente! Solo un tempo finito dove ci si possa dimenticare dei "rimorsi delle occasioni perdute" o, anche solo, il rimorso delle occasioni che non ci sono mai state.
E poi la valigia. La valigia ha da essere leggera. Meglio una borsa con dentro un libro e un taccuino dalle pagine bianche, per poterle riempire. Non valgono valigioni legati con lo spago. Rallentano la fuga e ti fanno inciampare. Ti impongono gravità e impegno. Impediscono la disposizione ad esserci per caso, su quel treno. Un treno preso all'ultimo momento. Prima che sia troppo tardi.
Oppure è già tardi. Ma chi se ne importa!
In tasca hai quel biglietto, di sola andata. Anzi. Loro credono di averti venduto un biglietto! Non sanno di aver dato via, sottocosto, un'intera nuova vita.
Una risma intera di tempo, per poche lire!
Solamente quel peso, in fondo alla tasca. Un mazzo di chiavi. Da scagliare via, lontano, da un finestrino, appena sarà possibile, quando il treno correrà abbastanza forte da lasciarsi il suo fischio alle spalle.
Chissà se servono chiavi, dove sta andando il treno. Forse saranno solo porte aperte, da non potersi chiudere alle spalle.
E allora non servirà nemmeno la pistola; un altro tipo di chiave.
Potrà restare in fondo alla borsa, a riposare. E a ricordare.
E a sorridere con tutti e sei i suoi denti.
Mentre il treno continua a viaggiare. Stazione dopo stazione.
I passeggeri aspettano. Nella notte.
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