Ogni tanto, nella mia memoria, rifiorisce un alberello. Un alberello di magnolia, insieme al .....ricordo. La mia magnolia!
La mia magnolia(stellata) era una di quelle presuntuose che fiorisce a febbraio. Un febbraio di ventitre e passa anni fa, un febbraio freddo, seguìto ad un freddo gennaio. Ero (no, non è un errore di battitura: ero proprio io ad essere) di febbraio, anche quell'anno, e aspettavo primavera. Sbatacchiato fra un amore infelice e un amore diviso avevo scelto la terza strada, la mia. Avevo preso le mie carabattole ed avevo lasciato la città, andandomene a vivere in una strana casa colonica, insieme ad un camionista, complice delle mie scorribande per l'europa, e ad un elettricista. La casa si trovava in cima ad un poggio, al di sotto di un bosco, sopra un lago. Il lago di vetrice. Per arrivarci c'era un infernale sterrato, con una pendenza di tutto rispetto, che la mia dyane affrontava anche sei volte al giorno. Con spavalderia tutta francese. Fra le tantissime cose, per lo più libri e dischi, che mi ero portato dietro, avevo deciso di caricarmi sulla macchina, senza un motivo ben preciso, un gigantesco e pesantissimo vaso di coccio in cui, dentro, era piantata, per l'appunto, una magnolia stellata.
Non ho proprio idea del perché lo feci, all'epoca! Fatto sta che, per qualche imperscrutabile motivo, avevo deciso di prendere quell'alberello e di trapiantarlo in uno spazio che avevo creato apposta, costruendolo e delimitandolo come un'aiuola, nel terreno di fronte alla porta di casa - accanto ad una panchina, ombreggiata da un gigantesco noce. E così feci!
Mai dormire sotto un noce, dice la saggezza popolare, anche se non ricordo il perché. Ma questo non c'entra niente.
La storia vuole continuare a parlare di febbraio, della pianta di magnolia e dei giorni passati a sincerarmi che l'alberello attecchisse. Lo curavo come il figlio che ancora non avevo. Lo annaffiavo, cercando di non esagerare, e lo ripulivo delle erbacce che lo insidiavano. Aspettavo un segno tangibile che mi rassicurasse circa il fatto che si era ben ambientato nel terreno. Attendevo un suo sì. Una sera di quel mese, al primo piano di quella casa isolata fra stelle e lago, decisero di festeggiarmi il trentesimo compleanno. Eravamo una cinquantina di persone, complice anche il carnevale che ha l'abitudine di cadere dalle mie parti, e complici, soprattutto, le esperienze comuni non ancora diventate stantìe. Cos'altro avrebbe potuto portare tutta quella gente in quel posto? Ricordo che era tarda notte quando, la festa ancore al culmine, decisi che era meglio andare a vomitare via, nel bosco (a cercare i miei fantasmi, di notte, ci sono andato altre volte, da sobrio. Non quella sera!) un po' di quell'eccesso di alcool che avevo ingurgitato, abusandone. Aveva da poco cominciato a nevicare, lentamente, e mentre prendevo, con una bestemmia alla neve, la strada per il bosco, in un momento di lucidità mi girai verso il mio alberello e mi resi conto che quello che aveva imbiancato la mia magnolia non era la neve.
Aveva deciso di cominciare a fiorire la notte del giorno del mio compleanno, e io che non me ne ero accorto in tempo!
1 commento:
Molto bello Franco!
Sai che noi abbiamo piantato una pianta per ogni figlio in giardino?
Petra è titolare di una magnolia stellata bianca. Quando stanno per aprirsi i fiori sembrano quasi viola, poi invece si rivelano bianchi.
Ogni anno che passa la macchia bianca della fioritura si espande e diventa sempre più bella... solo che qui in Lussemburgo la fioritura quando va bene è verso metà aprile :-(
Ciao
Vittorio
Posta un commento