giovedì 2 aprile 2015

L'incertezza e il suo dogma

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La lotta per la verità 1/7
(Note sul comandamento postmoderno al relativismo nella teoria critica della società)
- Un frammento di Robert Kurz -

Premessa: Il presente testo costituisce un frammento scritto da Robert Kurz. Viene pubblicato senza nessuna sistemazione editoriale. Ci sono quindi delle annotazioni fra parentesi e degli spazi in bianco fra i paragrafi lasciati dall'autore e che erano destinati ad accogliere delle spiegazioni che Robert Kurz non ha potuto elaborare. E' un frammento postumo, rivolto contro il comandamento postmoderno al relativismo nella teoria critica della società. Questo comandamento viene identificato come risultato di un'incertezza transitoria, alla fine dell'epoca borghese, in cui anche il campo della critica del capitalismo, legittimato dalle idee di Marx, si presenta spesso come una sorta di labirinto, per quelli che ne sono fuori. La risposta postmoderna a questa situazione, consiste ora nel vivere la "perdita di tutte le certezze", non come probabile problematica, ma elevandola a dogma, a nuova garanzia di salvezza, la cui promessa di felicità consiste nel non dover compromettersi con niente e nel lasciare tutto aperto. Qualsiasi posizione determinata, che non riconosce da subito anche il suo contrario, viene aspramente criticata  da questo dogma. Ma una simile imprecisione ed ambiguità non possono essere mantenute per un tempo illimitato poiché la gravità stessa della situazione di crisi obbliga ad una definizione. Il pensiero postmoderno, nel rifiutare una nuova chiarezza, o una definizione di contenuto, e pretendendo di vedere proprio in questo rifiuto il nuovo in generale, può fare appello soltanto al potenziale di barbarie in esso addormentato, preso in contropiede dalla sua stessa decisione priva di fondamenti. (Riassunto apparso sul n° 12 di Exit!)

Conflitti intorno alla verità * Dalla teorizzazione della politica alla politicizzazione della teoria * ( Dalla politicizzazione del privato alla privatizzazione del politico ) * All'ordine del giorno c'è la tattica, la strategia, il mimetismo, il camuffamento * Il dogma "anti-dogmatico" della postmodernità * Stringere la vite * Il posto nella storia come campo di battaglia delle idee * Svolta linguistica * Totalitarismo del linguaggio e cosa in sé * (Anti-essenzialismo ) *  ( L'atteggiamento esistenziale ) * ( Soggettivismo strutturale ) * ( La mancanza di basi della narrativa, costruzione/decostruzione e discorso ) * ( Critica dell'oggettività negativa o positivismo del discorso? ) * ( Relativismo storico e post-storia ) * ( Fare chiarezza sull'avversario e chiarire sé stessi ) * (Negare l'oggettività della verità ) * ( Dal positivismo dei fatti al positivismo della narrativa, della costruzione e del discorso ) * ( Storia della formazione e storia interna ) * ( Relativismo strutturale, senza concetto della totalità ) * La storia come campo di battaglia delle idee, le idee come armi della storia *

- I titoli fra parentesi sono quelli dei capitali che non Kurz non è arrivato a poter elaborare -

"Ci sono guerre cui chiunque deve partecipare. Chi crede di poter trovare scuse, si trova già dalla parte sbagliata. Poiché relativizzare è chiaramente una specialità del diavolo"

"Dio odia chi non si decide ... E aborre chi cerca di proteggersi da qualsiasi orientamento."

- Heinrich Steinfest - «Ein dickes Fell» -

Che cos'è la verità? La domanda di Pilato può essere considerata sempre attuale. Perciò la ricerca della certezza continua ad essere una motivazione fondamentale del pensiero. Una certezza assoluta, di fatto sarebbe mortalmente noiosa, ma anche la pura incertezza non è buona. In primo luogo, il pensiero non inizia ad un punto zero, tranne nel caso di chi è estremamente ignorante e, "a dire il vero", neppure in questo caso. Si trova sempre qualcosa di già pensato secondo una pretesa di validità. In secondo luogo, tuttavia, queste pretese di validità non sono mai incontestabili. Non esiste un processo di pura scoperta della verità che si sia sviluppato in perfetta armonia con dei criteri sicuri, al contrario, gli argomenti per la determinazione concettuale ed analitica sono attraversati da presupposti, condizionamenti e motivazioni più o meno coscienti, che a loro volta diventano essi stessi un problema di verità al quadrato, in un meta-piano.
E da nessuna parte la questione della verità sembra che debba essere posta in maniera più profonda che nella critica sociale radicale, la quale in un modo o nell'altro si basa sulla teoria di Marx. Questo problema non va confuso con il rapporto con le questioni singolari o all'ordine del giorno, come la partecipazione a movimenti "monotematici" ma ampi (per esempio, il movimento anti-nucleare), oppure con le differenze all'interno dell'economia dei gruppi di sinistra, ai quali, se non sono abituali per natura, si riferiscono alle cosiddette opinioni politiche, o modi tattici di procedere, che vengono espresse nei media concorrenti dei gruppi o degli attivisti.
Però, a lungo termine, non è possibile eludere la domanda di chiarimento teorico e di analisi delle relazioni, che continua a passare attraverso i riferimenti alla teoria di Marx, almeno nel caso in cui si hanno pretese di critica radicale. Su questo piano, tuttavia, già da tempo si sono sviluppate correnti o "scuole" di interpretazioni e/o di continuazione dello sviluppo della teoria che si situano trasversalmente al "lavoro quotidiano" dell'attivismo, ed hanno la loro propria importanza; pur essendo a volte ignorate dai fanatici della prassi. In ultima analisi, tuttavia, qualsiasi attivismo, sulla base delle sue esperienze, va a sbattere ripetutamente nell'indispensabilità della riflessione teorica, che di per sé non risulta mai essere un processo positivista di tentativi ed errori relativo a queste esperienze.
Ma non vi è qui nessun ricorso alla conoscenza sicura, essendoci al contrario una storia ed un presente di cosiddette letture frequentemente contraddittorie. Differenti generazioni che hanno fatto riferimento, aperto o imbarazzato, alla critica dell'economia politica hanno interpretazioni differenti, accentuazioni o reinterpretazioni di per sé più o meno interiorizzate. Ci sono convertiti ed ex-marxisti, marxisti dell'età della pietra o "dinosauri" e post-marxisti, marxisti di partito, di movimento, da seminario o da salotto, ortodossi, revisionisti e non-dogmatici. Per le persone giovani o che quanto meno non si rendono minimamente conto di questo ideario, il campo di critica di sinistra del capitalismo, campo legittimato dalle idee di Marx, si presenta loro frequentemente quasi come un labirinto. La domanda sulla verità a proposito del capitalismo e dei suoi oppositori, pre-teoricamente risultante da manifestazioni ed esperienze negative, esige un criterio che non è punto evidente. Il problema generale della verità è quindi anche un problema specificamente "di sinistra" o "marxista".

Conflitti intorno alla verità
Perciò non si ha una scoperta neutra della verità, come le scienze naturali amerebbero supporre (evidenziando in tal modo solo la propria incoscienza rispetto ai loro stessi presupposti storico-sociali), ma si ha semmai una lotta per la verità, che non sembra avere fine. Come orientarsi in questi conflitti permanenti? Bisogna avere dei criteri per mezzo dei quali si possa riconoscere e valutare, quanto meno approssimativamente, la natura del conflitto. Da questo si deve fondamentalmente distinguere l'affermazione della critica. Qualcosa di stabilito (un ordine, un modo di pensare, una risorsa della conoscenza) viene affermato e difeso, oppure criticato e attaccato. Questo si applica non solo al capitalismo o alle sue istituzioni in sé, e alle forze che lottano per il suo sviluppo a tutti i livelli, ma si applica anche alla teoria critica ed ai suoi frazionamenti dentro il proprio campo. La lotta per la verità è perciò sempre anche una lotta del nuovo contro il vecchio, dal momento che la verità non starà sempre, in alcun modo, automaticamente dalla parte di quello che viene rappresentato come nuovo. Ma con questo criterio è almeno possibile delimitare approssimativamente il terreno del conflitto al fine di rendersi conto, in generale, di che cosa si tratti.
E' ovvio che questo ancora non aiuta molto. Poiché la lotta per la verità prosegue anche all'interno della critica e del nuovo. La critica viene a sua volta criticata come insufficiente nella sua forma, nei suo fondamenti, nella su ampiezza o nella sua profondità; ed il nuovo viene, a sua volta, dichiarato come vecchio, dal nuovo, al fine di creare un nuovo ancora più nuovo che pretende di trovarsi oltre il nuovo precedente. Frequentemente, tuttavia, è anche il vecchi a mascherarsi da nuovo, per ingannare la storia e tornare astutamente ad affermarsi, nella sua obsolescenza, sul campo di battaglia.
Ma perfino quando non c'è conflitto sull'asse verticale del tempo - ma solo interpretazione, sul piano orizzontale, di una risorsa di sapere riconosciuto, di un paradigma o di un'interpretazione - anche allora le argomentazioni si ramificano e si biforcano, spesso in forma conflittuale. Questo non è dovuto in alcun modo soltanto a delle vanità personali, a delle idiosincrasie o alla dinamica dei gruppi (seppure tutto questo giochi un suo ruolo), ma è dovuto semmai alla cosa in sé, ossia, al carattere della riflessione e dei suoi oggetti. Nella teoria, e ancor di più nella teoria critica, concorrono posizioni, correnti e scuole, poiché essa è anche l'espressione teorica di una società in sé contraddittoria, on cui si costituiscono disaccordi ed occorrono conflitti a tutti i livelli. (Il pretesamente nuovo: postmodernità, postmodernizzazione, distorsione peculiare del problema della verità, la verità sarebbe che non esiste verità, ecc.).

- Robert Kurz – (1 di 7 – continua …)

Pubblicato sulla rivista EXIT! Krise und Kritik der Warengesellschaft, nº 12 (11/2014) -

fonte: EXIT!

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