Donne al lavoro nell'Italia e nell'Europa medievali (secoli XIII-XV): Si è sempre detto, e la maggior parte degli scritti sull'argomento non si stanca di ripeterlo, che le donne nel Medioevo lavoravano, ma lavoravano in casa, tessendo e filando, magari alla luce di una candela ricordando il passato, come ce le dipinge in una lirica Ronsard. Potevano al massimo aiutare il marito nella sua attività, e proseguirla se vedove, ma erano retribuite meno rispetto agli uomini e incapaci di sopravvivere col proprio lavoro. Tutto questo secondo l'opinione tradizionale, viziata da preconcetti e da schemi attuali proiettati sul passato. Questo libro mostra un quadro completamente diverso: donne che lavoravano in tutti i possibili settori, compresa l'edilizia, le miniere e le saline; imprenditrici che si autofinanziavano con propri capitali ottenuti dalla vendita di abiti e gioielli; retribuzioni commisurate "alle reali capacità" e quindi non dipendenti dal genere; donne che col proprio lavoro riuscivano a mantenere se stesse e familiari in difficoltà, o a saldare i debiti dei mariti; nobildonne impegnate nelle attività più varie: dall'organizzazione di laboratori per il ricamo, alla gestione di miniere, alla direzione di opere di bonifica, all'impianto di caseifici.
(dal risvolto di copertina di Maria Paola Zanoboni: Donne al lavoro nell'Italia e nell'Europa dal Duecento al Quattrocento, Jouvence Historica, 180 pagine, 16 euro)
Il mondo dei più umili
- Uno studio sul lavoro salariato in età medievale rivela le complesse dinamiche che portarono alla stipula dei primi contratti di lavoro -
di Lorella Cecilia
In un periodo di grandi mutamenti socio-economici caratterizzato da un alto tasso di disoccupazione, dall’affermazione del precariato e da forze di lavoro “esterne”, può essere illuminante leggere l’interessante libro di Maria Paola Zanoboni sulla storia dei salariati nel Medioevo.
Zanoboni torna su un argomento che, a partire dagli anni Sessanta, ha appassionato molti storici; particolare, infatti, è stata, fino a un trentennio fa, l’attenzione rivolta al mondo dei più “umili”, degli artigiani e dei “salariati”, per meglio comprendere la società medievale e gli strati sociali che la componevano. Il lavoro salariato era già diffuso a partire dal Duecento e si andò rafforzando – nel corso del XIV secolo – nei grandi complessi produttivi, cantieri e aziende laniere, ma anche nelle botteghe artigiane fino a investire l’ambito della formazione professionale. L’opera offre una sintesi sul mondo dei salariati, esaminando una quantità vastissima di fonti e di ricerche storiografiche: la lettura fornisce informazioni sul tipo di ingaggio, sul lavoro salariato e su quello a cottimo, diffuso nelle imprese edilizie.
Significativa (e questo emerge dai libri contabili dell’epoca) è poi, la personalizzazione dei salari, più o meno alti, a seconda delle capacità individuali, e il tempo di durata della giornata di lavoro. La corporazione dei lanieri fiorentini, per esempio, aveva una legislazione in merito all’orario. Tra il 1317 e il 1319 gli statuti dell’arte dei lanieri riportano delle norme riguardo i giorni festivi, la durata della settimana lavorativa, le pause pranzo e i turni notturni, retribuiti a parte. A scandire il tempo di lavoro, oltre alle norme, erano gli orologi pubblici che nel corso del XIV secolo sostituirono le campane delle chiese.
Non mancavano forme di ribellione e scioperi motivati dallo scontento per la durata della giornata di lavoro e per le retribuzioni salariali.
I lanieri in rivolta
Frequenti furono, per esempio, gli scioperi – nel corso del Trecento – nelle drapperie fiamminghe che talvolta sfociarono in episodi violenti. Celebre nel nostro Paese fu, come ricorda l’autrice, il “tumulto dei Ciompi (così erano chiamali i lavoratori della lana)”, scoppiato a Firenze il 22 Giugno del 1378 con cui i salariati dell’Arte della lana (ben 13.000 persone su 55.000 abitanti) alleati con altre Corporazioni minori ottennero il governo della città per alcune settimane.
Altro tema affrontato dal volume di Maria Paola Zanoboni, ancora attualissimo, è quello degli infortuni sul lavoro. Dai pochi documenti che esistono sull’argomento si deduce che i lavoratori infortunati potevano ricevere un indennizzo; nella contabilità del cantiere del Duomo di Milano (XV secolo) sono menzionali numerosi risarcimenti alle vittime di infortuni. Altri documenti testimoniano, inoltre, scioperi e proteste per la sicurezza sul lavoro.
Una parte cospicua del libro è dedicata agli ambiti di diffusione del lavoro salariato: nella metallurgia, nelle zecche, nelle manifatture, nelle fornaci, nell’edilizia, negli arsenali, nelle cartiere, nelle tintorie e concerie, negli enti religiosi e assistenziali, nelle corti…
Il lavoro salariato ha, dunque, come emerge dalla lettura di quest’opera una storia lunghissima che risale all’epoca preindustriale e, nei secoli, si è andato via via regolamentando, diventando la forza motrice di importanti movimenti del Novecento.
Oggi la mobilità della forza lavoro internazionale impone altre regole ancora: il lavoro salariato, unico “reddito di cittadinanza” rischia infatti per gli stranieri di diventare ancora una volta una forma di schiavitù (senza salario niente permesso di soggiorno), dalla quale sarebbe auspicabile fuggire per riformulare una nuova costituzione del lavoro e di cooperazione sociale.
- Lorella Cecilia - da “Medioevo” – Ottobre 2009 -
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