mercoledì 18 febbraio 2015

Lo Stato e il potere

totemism

ONTOLOGIA NEGATIVA
- Gli oscurantisti dell'Illuminismo e la metafisica storica della Modernità -
di Robert Kurz

La teoria storica e la critica ridotta del potere
Solo nella negatività della critica torna a diventare possibile una concezione generale della storia in cui la teoria storica coincida con una critica emancipatrice dal potere. Questa concezione non può, tuttavia, essere circoscritta ad una comprensione convenzionale, soltanto sociologica, delle "relazioni di dominio". E' un fatto che il marxismo e l'anarchismo non condividessero, in ogni caso, quel che restava dell'ontologia borghese del concetto di dominio, il quale, in qualche modo, avrebbe dovuto essere abolito. Ma una tale idea è rimasta una cattiva utopia, nella misura in cui non è stata presentata in una forma realizzabile - a causa dell'attaccamento, tanto marxista quanto anarchico, alle forme della relazione del valore e della dissociazione.
In qualche modo, il marxismo ha situato quest'utopia al di là di tutti i conflitti sociali reali, in un futuro imprecisabile, mentre lo sviluppo della "necessità storica" avrebbe dovuto passare prima attraverso il proletariato diventato Stato e, con esso, potere (e "dittatura"). Solo nei momenti più luminosi, questo Stato veniva insignito dell'attributo di "in estinzione"; cosa che, tuttavia, aveva l'unico effetto di coprire la contraddizione per mezzo di una formula paradossale. In realtà, le dittature statali del proletariato della periferia del capitalismo si rivelarono poi essere delle ordinarie dittature borghesi della modernizzazione. L'anarchismo, al contrario, voleva abolire in maniera immediata il "potere" e, con esso, anche lo Stato, di per sé stesso, e voleva farlo senza la mediazione con l'abolizione della relazione di valore e di dissociazione (senza andare, rispetto a questo, più lontano del marxismo del movimento operaio).
In entrambi i casi, il "potere" veniva presentato solamente nella sua dimensione sociale, sociologica e soggettiva, ossia, veniva ridotto al problema della forma. E' stato per questo che tanto il marxismo quanto l'anarchismo hanno potuto adottare il concetto di democrazia in maniera ingenuamente positiva, sebbene in esso si trovi già etimologicamente contenuto il concetto di dominio. Nella misura in cui l'abolizione del potere doveva realizzarsi sotto la forma finale di un "autogoverno" o di un "autodominio del popolo", il concetto di dominio veniva assunto, nella realtà, nel senso degli imperativi cosificati della relazione del valore e della dissociazione; allo stesso modo in cui, già molto tempo prima, lo avevano pensato in prima persona gli ideologhi più militanti dell'illuminismo  (Kant, Bentham, Hegel & Co.). Così, la critica di sinistra del potere poteva solo rendere ridicola sé stessa.
Anche in termini storici, questa critica ridotta delle relazioni di dominio rimaneva attaccata al pensiero illuminista e alle sue false ontologizzazioni. Da un lato, il concetto di dominio, con la sua riduzione allo Stato, poteva in tal modo essere esteso alle condizioni premoderne solamente nella misura in cui questo avveniva in maniera proiettiva - allo stesso modo della deturpazione della storia praticata dall'illuminismo. Si proiettava sulle società premoderne il concetto dello Stato, dal momento che lo Stato in quanto tale è solo un prodotto della modernità. Dall'altro lato - nel caso degli stadi sociali più primordiali, quelli dei cacciatori e dei raccoglitori, dove solo il pensiero illuminista più ostinato era capace di scoprire un qualche Stato - si attestava una "libertà dal dominio" a tale cosiddetta "società primitiva", libertà alla quale il socialismo/comunismo sarebbe tornato nel suo grado supremo di sviluppo e, quindi, in una forma superiore.
Le incongruenze di una simile critica del dominio possono essere risolte solo a partire dal momento in cui la relazione di dominio viene criticata come relazione formale, ossia, per mezzo di una osservazione sociologica meramente esteriore. In tal senso, la critica della relazione del valore e della dissociazione - nel recuperare il concetto marxiano della costituzione del feticcio - contiene in sé un nuovo e negativo concetto della totalità della storia preesistente che, perciò, può essere riassunta, in senso marxiano, come "preistoria". Non già intesa in maniera sociologicamente riduttiva come "storia della lotta di classe" ma, per inclusione del riflesso della forma, come "storia della relazione di feticcio", dove, ad un dato livello di astrazione, diventa discernibile qualcosa di negativamente avvolgente che unisce sia le società premoderne che le società moderne. Sotto questo punto di vista, è evidente che anche le cosiddette "società primitive" rappresentano costituzione di feticcio e, quindi, relazioni di dominio, nella misura in cui il concetto di dominio non si riferisce più solamente alle relazioni meramente esteriori della subordinazione fra persone, ma si riferisce alla subordinazione collettiva alle relazioni formali alienate ed autonomizzate (come per esempio il totemismo, o il culto degli antenati, ecc.).

- Robert Kurz -

- 6 di 8 – continua … -

fonte: EXIT!

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