martedì 19 giugno 2012

Distopìa

kurz

Economia e Coscienza
di Robert Kurz

Non sono più i tempi in cui gli uomini provavano perfino vergogna al solo pensare al loro valore di mercato e a quello dei loro prodotti. Quasi segretamente, in silenzio, senza rumore, ciascun individuo si è trasformato in "homo economicus", in quello che una volta era l'ideologia pura della dottrina dell'economia politica. Quand'è che è realmente cominciato? L'assurda "mercificazione della coscienza" è originariamente e fondamentalmente un postulato del modo di produzione capitalistico. Ma se ne è dovuta fare di strada perché sembrasse del tutto naturale a ciascuno di valutare sé stesso solo in quanto merce. Il capitalismo del dopoguerra ha introdotto, praticamente, i due presupposti della comparsa di questa fase finale: la colonizzazione del "tempo libero" per mezzo delle automobili; l'avvento della famiglia fordista (padre, madre, due figli, l'auto, il cane ...) e l'atomizzazione dell'individuo in unità postmoderne - monadi autoerotiche con computer e telefonino.
Negli anni novanta, queste due tendenze si sono fuse per far nascere un nuovo tipo di socializzazione che spingesse fino ai suoi limiti l'adattamento della personalità al mercato. Per le nuove "generazioni", l'economia dell'impresa, il "lavoro" e il "tempo libero personale " sono diventati dei momenti indifferenziati, così come è indifferenziato il sé dal mondo. In una certa misura, abbiamo a che fare con un individuo tecnologico altamente competitivo che, tendenzialmente, è regredito ad un livello dell'ego di un neonato. Anche se questo potrebbe passare per essere un luogo comune, ciò è particolarmente osservabile in questo tipo di brodo "high tech" del capitalismo nell'era di Internet: i "dipendenti" della nuova economia sono disposti a lavorare 24 ore su 24 accettando, allo stesso tempo, i salari più bassi possibili. Si identificano completamente con l'impresa, le sue attività, i suoi prodotti, anche quando non sono interessati ai contenuti di tali prodotti.
Si potrebbe considerare l'esistenza di queste nuove forme di coscienza come semplice curiosità, se fossero il prodotto di cambiamenti strutturali nella società nel suo complesso. La lenta ma inesorabile pressione della concorrenza spinge un numero sempre più grande di uomini a degli estremi tali, che essi finiscono per identificarsi con la loro esistenza sul mercato (assai spesso precaria); fino a sentire l'esigenza di dover volere, essi stessi, sottomettersi e  lasciarsi schiacciare in quanto persone. Le istituzioni ufficiali della "economia di mercato e della democrazia" accompagnano un tale sviluppo attraverso l'organizzazione di campagne su larga scala. Nella Repubblica Federale Tedesca, da qualche anno, è entrata in vigore un'azione concertata da parte del governo e dei partiti politici, delle banche e delle casse di risparmio, delle grandi imprese e delle associazioni dei datori di lavoro, dei comuni e dell'amministrazione della scuola: i suoi tre lati di attacco sono la formazione, l'amministrazione dello stato di crisi e il lavaggio del cervello .
Lo scopo perseguito è quello dell'utopia negativa, la distopìa: si tratta di fabbricare un "uomo nuovo", la cui intera vita sarà determinata dai criteri dell' economia d'impresa. Le prescrizioni di base vengono costantemente "martellate", sia sugli individui che sulle istituzioni, per mezzo di una propaganda di massa senza precedenti: il "mercato" come destino e come possibilità, il "mercato" come unico senso della vita e come identità, il "mercato" come inevitabile. Non deve esistere più alcuna "rivendicazione", né culturale né sociale, da rivolgere allo Stato o alla società, ma solo la "responsabilità personale" di fronte alla dittatura economica. Sia il mendicante per la strada che servizio pubblico, devono essere considerati come "imprenditori". Dal museo fino all'ospedale, si deve cercare di vendere e fare soldi. Tutti i rapporti sociali devono essere ridotti alla legge della domanda e dell'offerta, tutti i rapporti umani vanno trasformati in "rapporti di mercato".
Al centro di questa campagna, c'è la scuola. Qui, il gioco in borsa guadagna un ruolo sempre più importante nel contenuto dell'insegnamento, e questo è ancora abbastanza innocuo. Più grave è la messa a punto, nel sistema d'insegnamento, di programmi che diffondono lo "spirito d'impresa". Fin dall'infanzia, viene data ai giovani la concezione ed il modo di vedere de "l'imprenditore", e questo viene illustrato con "storie meravigliose" che raccontano il successo degli adolescenti. Questa sorta di magia adulterata fa pensare al discutibile culto dell'eroe, all'"Uomo di Marmo" del socialismo di stato. Ci sono già intere classi dove si simula la creazione di imprese, poi, l'ingresso delle società nelle quotazioni di borsa, i movimenti del mercato. Ma soprattutto, la scuola stessa viene lanciata sul mercato della "libertà d'impresa". Gli sponsor occupano sempre più spazio. Il divieto di pubblicità nella scuola è già stato abolito in molti Länder tedeschi. Chi si è già abituato alla trasformazione dei muri, dei quaderni di scuola e delle sale d'entrata, in spazi pubblicitari, si trova già trasformato, egli stesso, come già i campioni dello sport, in una marionetta per la pubblicità.
L'utopia dell'"uomo economico" non può trionfare che attraverso lo sviluppo di forme patologiche nella società.


Robert Kurz - Pubblicato l'8 agosto 2000 su Neues Deutschland

fonte: http://palim-psao.over-blog.fr

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