lunedì 15 febbraio 2010

in attesa di pubblicazione



"E 'terribile come un sistema nato per riscattare la dignità umana abbia fatto ricorso alla ricompensa, alla glorificazione, all'incitamento alla delazione, e che si sia basato in tutto e pertutto su ciò che è più umanamente vile. La nausea mi afferra alla gola quando sento la gente dire: hanno fucilato M., hanno fucilato P., fucilato, fucilato, fucilato. Le parole più deprecabili perdono il loro senso. La gente le pronuncia con la più grande tranquillità, come se stessero dicendo: andiamo a teatro. (...) Sento che siamo arrivati alla fine della giustizia sulla Terra, al limite estremo dell'umiliazione umana. Dal momento che troppe persone hanno perso la vita in nome di quella che, avevamo promesso, sarebbe stata una società migliore”.

Così - racconta Leonardo Padura, nel suo ultimo libro "L'uomo che amava i cani" - una vecchia amica di Trotsky, scappata in Finlandia dalla Russia, scriveva al famoso rivoluzionario.
Nel romanzo, protagonisti due personaggi storici e, a fare da sfondo, la rivoluzione russa e la guerra civile spagnola.
L'uomo che amava i cani è Lev Davidovic Bronstein, chiamato Trotsky, il leggendario organizzatore dell'Armata Rossa, il paladino della rivoluzione permanente. Caduto in disgrazia dopo la morte di Lenin, sopraffatto dalla voracità di potere da parte di Stalin.
Leggiamo del suo esilio dalla Russia sovietica, da un paese all'altro, fino al rifugio in Messico. La tecnica narrativa di Padura, sorretta da un approfondito studio storico, mette in scena le vicende politiche e familiari del leader rivoluzionario e del padre di famiglia.
Il secondo personaggio reale è il comunista Ramon Mercader, membro di una ricca famiglia della borghesia catalana, che ha impresso di sua volontà una svolta radicale alla propria esistenza. Il suo itinerario biografico lo porterà in terra messicana dove questi due uomini, che
rappresentano due modi di intendere il marxismo-leninismo, si trasformeranno in vittima e carnefice in uno dei più emblematici reati politici del ventesimo secolo.
Con l'uso di un terzo personaggio, di finzione, Padura apre una finestra sulla vita quotidiana della sua patria, la Cuba di Castro. Al di là del discorso ideologico e della propaganda ufficiale.
La denuncia cede il passo all'ironia, e l'apocalittico alla prosaica sopravvivenza nella dittatura caraibica. Ivan, uno scrittore in erba, confidente suo malgrado, ricostruisce per il lettore i pezzi e l'epilogo di questo storia di ideali e di miserie: una vera e propria morte annunciata, che raggiunge nel suo finale, senza cedimenti di stile, la tensione del thriller.

El hombre que amaba a los perros
Autor: Leonardo Padura
Tusquets. Barcelona (2009). 576 págs. 22 €


2 commenti:

Emilia ha detto...

Entro per caso nel tuo blog e mi piace molto. Questo libro è molto interessante. E' stato tradotto?
Grazie

BlackBlog francosenia ha detto...

No, non ancora. Dovrebbe uscire entro l'anno per i tipi di Marco Tropea Editore.

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