domenica 3 maggio 2009

requiem



I.P.S. (1818-1865)

Da ogni parola e suo gesto
emanava un'infinita bontà d'animo.
La clinica ostetrica di Vienna
era allora la più grande del mondo.
Qual stupenda occasione ogni mattina
potere nell'obitorio sezionare
quei freschi cadaveri di donne!
Con rara perseveranza perseguiva
codeste sue singolari ricerche.
Era parecchio calvo, di mentalità
infantile e ingenua, e adiposo alquanto.

La mortalità, compresa tra il diciotto
e il trentasei per cento,
impresse nel suo cuore un turbamento
inestinguibile. Pure, come un delirio
ardeva la csarda sulle piste da ballo.
Lui danzava di gioia, e tre volte per sera,
quanto più febbrilmente poteva,
si cambiava la biancheria. Solo in seguito
l'avrebbero afflitto quelle tetre ubbie
che rendono l'esistenza
sì poco invidiabile.

Pareri di clinici illustri
sulla genesi della febbre puerperale
(a scelta): grumi sanguigni; tanfi
acquitrinosi; letali effetti di frutti
marcidi; miasmi; carenti sfiatatoi;
prossimità d'obitori e pozzi neri;
accumulo di latte; svariati influssi
d'origine cosmica e tellurica.
Ovvero un superstizioso farfugliare.
Tutto era dubbio, era mistero,
salvo il grande numero di morti.

Meditabondo, assistente provvisorio,
nato in provincia. Timido per lo più. Eppure
a tutte le facoltà di medicina del mondo
io dico: lorsignori insegnano l'errore!
E' colpa dell'aria appestata, è colpa
del veleno necrotico, della purulenta,
cancrenosa, tumida piaga, colpa
dei putrefatti brandelli di cadavere,
delle marcescenti stoffe, delle spugne,
della biancheria, dei cucchiai, delle forbici,
degli orinali e dei forcipi;

è colpa del dito unto, della penetrante,
morturiera mano palpatrice, sì,
è la mano del medico che uccide!
Basyìta un'oncia di cloruro di calce,
un'oncia sola in un secchio d'acqua,
per porre fine al venificio.
Sovente osservava quella sua mano
vistosamente carnosa e destra,
e scoppiava in lagrime, e smarrita
la padronanza di sé stesso, si vedeva
costretto a interrompere la lezione.

Le commissioni si riuniscono,
non trovano nulla. C'è chi ride.
Prevale l'opinione prevalente.
In clinica si continua a morire.
Le armi dei mafiosi sono settiche:
l'untuosa perizia e il secco rescritto,
la statistica falsificata, l'ottusa
paralizzante omertà. Di codesto massacro
Ella, egregio Consigliere, è partecipe!
Così, dalle ostilità fatteglisi innanzi
oltremodo esaperato, egli scrive

confuso, offensivo, maldestro,
divaga, si ripete, incappa
in circoli viziosi: La strage,
scrive, deve cessare,
e affinché la strage cessi,
io farò la guardia. Assassini,
scrive (A tutti gli ostetrici!),
definisco coloro che infrangono
le mie regole, in quanto agiscono
alla guisa di criminali.
Ovunque vede spie, fantasmi.

I suoi amici non lo riconoscono.
L'angoscia lo rende obeso, sembra
deforme. (Il termine Phantom
indica nella scienza medica
un artificiale o naturale
bacino femminile rivestito in cuoio,
utilizzato nell'insegnamento
della tecnica operatoria).
Per le vie di Budapest
affigge manifesti:
Vi metto in guardia dai medici!

Contegno infantile, stravaganze:
si aggira svestito per la stanza
e poggia i piedi divaricati sul tavolo,
dal che il suo stato di ottenebramento
si rivelava ormai inconfondibile.
Alle sue spalle nel corridoio
sghignazzano. Egli sarà dunque in ogni tempo
annoverato tra i massimi benefattori
dell'umano genere e deplorata ognora
sarà la triste sorte
cui era destinato.

Sono le due del pomeriggio.
Un'orda di nemici lo insegue.
Li vede distintamente, neri
come le mosche nelle loro rendigotes,
mentre fugge nella sala d'anatomia.
Sulla lastra di marmo un cadavere.
Afferra il bisturi, smembra
la spoglia, lancia la carne,
fruga nelle viscere, minaccia,
si taglia, lo disarmano,
muore dopo tre settimane d'agonia.

Ma non fu così. Questi sono sogni,
esagerazioni! In realtà
era una bella e pacifica domenica
di luglio ed egli li seguì spontaneamente.
Solo verso sera oppose resistenza.
Sei guardie riuscirono a malapena
a tenerlo a freno. Camicia di forza,
cella buia. Della ferita settica
al dito medio si accorsero troppo tardi.
Un'infezione sanguigna: Egli non poté dunque
assistere al trionfo della propria dottrina.

da: H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -

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