domenica 8 maggio 2016

Pensare a grandi passi

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Robert Kurz: gli Stati Uniti fanno guerra per mantenere il controllo dell'ordine globale
- Intervista di Bia Barbosa a Robert Kurz - Porto Alegre, 25/1/2005 -

Il filosofo e storico tedesco Robert Kurz è uno dei principali pensatori del mondo contemporaneo. Il suo libro "Il collasso della modernità" è diventato un punto di riferimento per i movimenti di lotta contro la globalizzazione nei cinque continenti. Nella sua opera, afferma che la causa comune delle forme contemporanee di destabilizzazione globale è la crisi della terza rivoluzione industriale, la quale fa sì che sempre meno persone possano essere integrate nella valorizzazione del capitale, che sempre più infrastrutture necessarie alla riproduzione si trovano paralizzate ed economie nazionali intere cominciano a collassare. Kurz vive a Norimberga come pubblicista autonomo, autore e giornalista, e pubblica regolarmente saggi su giornali e riviste in Germania, Svizzera e Brasile. Quest'anno partecipa per la prima volta al Forum Sociale Mondiale. E' arrivato a Porto Alegre la scorsa settimana, per aprire la conferenza del Forum Sociale sulle Migrazioni, che termina questo martedì e che è uno degli eventi tematici del FSM. La sua teoria è che la migrazione sia, dalla fine del 20° secolo, solamente una fuga da questa crisi in direzione dell'Europa Occidentale, l'America del Nord e l'Est dell'Asia.

"Bisogna smettere di dare spiegazioni ontologiche delle migrazioni, del tipo 'l'essere umano ha sempre fatto delle guerre ed ha sempre migrato'. Questo non aiuta a comprendere questo fenomeno, che è inedito e non ha mai raggiunto una simile scala", afferma. "La migrazione non affatto nuova nella storia della modernizzazione, ma c'è un difetto nella valutazione secondo cui le persone migrano liberamente in cerca di condizioni migliori. E' un processo coattivo. I poveri sono liberi di vendere la loro manodopera, ma lo fanno perché non hanno la capacità di controllare la propria esistenza. La trasformazione della società capitalista in una società mondiale ha prodotto una società dell'esclusione. L'essere umano partecipa di un sistema in cui vende astrattamente la sua manodopera ed è parte ad un ingranaggio che serve a produrre accumulazione infinita di capitale".

Nella visione di Kurz, il problema principale di questo tipo di analisi - che vede le migrazioni come un processo naturale, volontario - risiede nel fatto che parte dall'accettazione della logica secondo la quale è normale per una persona vivere solamente per vendere la sua manodopera. Ed il fatto di accettare questa logica secondo la quale siamo socializzati distrugge intere popolazioni. Cita come esempio le regioni periferiche delle potenze economiche mondiali, che non sono in condizione di stare al passo con il livello di concorrenza istituito dalla terza rivoluzione industriale e che si trasformano in "zone morte", delle quali il capitalismo non si interessa. In tale contesto, lo stesso capitalismo entra in un processo di migrazione. Ora va a Singapore, ora in Italia, ora in India. Per mantenere l'ordine globale che sostiene un tale sistema essenzialmente economicista, secondo Robert Kurz, gli Stati Uniti, potenza egemone mondiale, promuove guerre che creano un regime di stato d'assedio globale che controlla la maggioranza "inutilizzabile" della popolazione mondiale. In questa intervista, concessa in esclusiva all'Agenzia Carta Maior, Robert Kurz spiega come il governo Nordamericano agisce in tal senso e parla di come il Forum Sociale Mondiale può contribuire a costruire alternative a questo processo.

Agência Carta Maior: Tu affermi che le guerre contemporanee non sono guerre imperialiste tradizionali, fra potenze in competizione fra di loro. Ma che sono in relazione con il controllo del mondo capitalista, controllo che si troverebbe a rischio di collasso. Come avviene questo tentativo di controllo?

Robert Kurz: In quanto potenza, gli Stati Uniti hanno bisogno di dimostrare che mantengono ancora il controllo del mondo capitalista, di dare un segnale positivo al merco finanziario, hanno bisogno di dimostrare fiducia. Da qui le guerre di manutenzione dell'ordine in paesi come l'Afghanistan e l'Iraq, dove la gente ha abbandonato i valori del capitale. Dopo l'11 settembre, si richiede che venga dimostrato che il controllo è cresciuto ancora. La guerra in Iraq è solo la punta dell'iceberg di questo sistema di controllo, ma è anche l'aspetto più fondamentale. Oltre l'Iraq, molti paesi occidentali ospitano basi militari americane nel loro territorio. Gli Stati Uniti controllano anche le istituzioni finanziarie mondiali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. E' una funzione multipla di controllo, che influenza tutti i paesi, soprattutto quelli del Terzo Mondo, che si trovano alla periferia. Ma la cosa più importante è che tutti questi meccanismi di controllo sono possibili solo grazie al monopolio che gli Stati Uniti hanno della macchina bellica. Qui non c'è concorrenza.

Agência Carta Maior: Su cosa si basa questo monopolio?

Robert Kurz: Questo monopolio si basa su una struttura generale di attrazione del flusso di merci verso gli Stati Uniti - come mostra, ad esempio, la bilancia commerciale negativa di quel paese. È un flusso che attrae tutto ciò che circola; qualcosa che viene controllato in maniera permanente per non perdere la posizione di fiducia sul mercato finanziario. Perciò, gli Stati Uniti devono fare di tutto per vincere la guerra in Iraq. Se la perdono, i settori del capitalismo finanziario che drenano denaro per gli Stati Uniti potrebbero smettere di drenarlo. Ed il paese ha un debito gigantesco. Dal momento che tutti i paesi del circuito delle merci dipendono dal deficit degli Stati Uniti, essi hanno interesse a mantenere in vita questo costrutto. Anche la Cina e l'Unione Europea.

Agência Carta Maior: Quindi la possibilità che l'Unione Europea si ponga come forza alternativa contro-egemonica agli Stati Uniti a livello globale viene meno quando si tratta del settore del capitale finanziario?

Robert Kurz: Esattamente. Le rivalità non sono così tante quanto sembrano. Non esistono in questo contesto di capitalismo finanziario. E' tipico che gli ideologhi della sostituzione degli Stati Uniti da parte dell'Unione Europea facciano questo dibattito solamente a livello culturale, e non militare ed economico. In questo sistema sociale in cui ci troviamo non possiamo acquisire il sistema economico e militare.

Agência Carta Maior: In questa disputa globale segnata dalle guerre contemporanee, come si situano i paesi periferici?

Robert Kurz: Entrano in collasso. Ci sono regioni al collasso in Africa ed in Asia, ci sono generazioni cresciute in un tale contesto di guerra civile, persone che non danno alcun valore alla propria vita. C'è indifferenza verso sé stessi. Questo fa sì che il sistema sociale abbia un carattere auto-distruttivo. Ciò è una conseguenza dell'idea stessa di uomo come capitale umano, che si auto-valorizza. Da qui arriviamo all'auto-cannibalismo. Questa auto-distruzione è un ostacolo allo sviluppo sia dei nostri paesi falliti della new economy sia per i figli della generazione della guerra civile.

Agência Carta Maior: Tu sostieni l'urgenza di un processo di coscientizzazione dei movimenti sociali al fine di interferire in questo ordine sociale. Ed affermi che le misure di resistenza contro il capitalismo sono sempre più deboli. La discussione che avviene nel Forum Sociale Mondiale non è uno spazio per la costruzione di tali misure di resistenza?

Robert Kurz: Bisogna pensare a grandi passi. Non è qualcosa per i filosofi, ma per la pratica. La società è paralizzata perché in tutto il mondo ci sono risorse umane ed infrastrutture che non possono essere mobilitate in maniera redditizia dal capitalismo. Questa è un'assurdità. Dovremmo impadronirci di queste risorse, non solo della terra. Ritengo possibile che il Forum Sociale Mondiale possa essere uno spazio per svolgere questa critica radicale, in quanto esso si nutre di molti movimenti localizzati nei diversi angoli del mondo, delle più diverse esperienze pratiche. E l'esperienza più grande è la mancanza di successo di tutte queste esperienze. Forse da quei nascerà una discussione che renderà più profonda questa critica. Al momento, tuttavia, il Forum è più che altro una discussione nostalgica. Le cose non avvengono così rapidamente; c'è un problema di mediazione. Il cammino attiene più ad una presa di coscienza circa gli obiettivi che non possono essere raggiunti e che vengono ancora perseguiti. E' un procedimento svolto a partire dalla negatività. Non posso parlare di tutta la molteplicità del Forum, ma per quel che conosco dei movimenti anti-globalizzazione in Europa, posso dire che essi non sono ancora arrivati a questo, L'importante, prima di tutto, è fare la critica dei concetti attuali e approfondire tale critica.

fonte: Carta Maior

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