mercoledì 4 novembre 2015

Ho sonno!

sonno

L'ultimo lavoro di Jonathan Crary, professore di Teoria dell'Arte alla Columbia University, dal titolo "24/7 - Capitalismo tardio e os fins do sono" (NdT: Ora tradotto da Einaudi, col titolo "Il capitalismo all'assalto del sonno"), in un denso percorso, costellato di commenti a testi e ad immagini, ci offre una critica abbastanza pessimista di quelle che sono le strategie di convivenza sociali nel mondo contemporaneo. Crary sostiene che tutti gli elementi che servono a contenere e ad impoverire le nostre esperienze e la nostra esistenza vengono, paradossalmente, esaltate come "progressi" o come "segni civilizzatori" - a cominciare dalla disponibilità permanente del "funzionario" nei servizi, passando per l'illuminazione pubblica costante e fino all'offerta ininterrotta di prodotti e servizi.
Questo scenario, sempre più forzato, di disponibilità permanente ha come conseguenza una rivendicazione critica del sonno, ossia, il sonno viene considerato a partire dalla sua capacità di ricordarci che è possibile fermarsi e riflettere. Dal momento che il sonno ormai non è più riposo, sfera della coltivazione della soggettività, ma è perdita di tempo, peso morto rispetto alla vita produttivo del modello "24/7", senza alcuna sosta o riflessione. 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.
"Il sonno è un ricordo ubiquo, tuttavia ignorato", scrive Jonathan Crary, "di una pre-modernità che è stata ormai completamente superata, di un universo agricolo che ha cominciato a svanire quattrocento anni fa". Pertanto, il sonno viene presentato da Crary come uno spazio di resistenza, come interruzione del processo di modellamento dell'individuo. L'aspetto più perverso di tale contesto, tuttavia, è però il fatto che è lo stesso individuo che contribuisce, volontariamente, al mantenimento di questo processo. Per Crary, il soggetto che afferma di essere integrato nelle tendenze e che si definisce come qualcosa di "connesso", o sempre "attualizzato", che ha come priorità della propria vita l'esteriorizzazione e la mediatizzazione permanente di tale vita, è inserito in uno "stato di transizione continua", nell'angoscia inesorabile di non poter/essere/fare abbastanza. Dietro il desiderio di attualizzazione e dietro la frenesia dell'espressione "a cosa stai pensando?" si trova la "perpetuazione del medesimo esercizio banale di consumo ininterrotto, di isolamento sociale e di impotenza politica".
Crary difende l'idea per cui non esiste alcuna possibilità di un uso "creativo" o "emancipato" dei dispositivi, in quanto, esaminando il periodo recente della costituzione di Internet, "quello che era stato celebrato come interattività, era invece, più precisamente, la mobilitazione e l'assuefazione dell'individuo ad un insieme aperto di compiti e di routine", che si incamminava verso uno scenario 24/7 di abolizione dello spazio della differenza e della riflessione. Su questo punto, seguendo Hannah Arendt, l'autore afferma che si la creatività che l'emancipazione sono incoraggiate da "silenzio e solitudine", momenti "essenziali ai fini del mantenimento degli individui politici". Secondo un paradosso che la dice lunga sull'attuale configurazione del capitalismo tardivo, il sonno ormai non serve più da metafora del risveglio, del passaggio da uno stato d'inerzia ad uno stato d'azione, ma serve per indicare un'esistenza che non si conforma del tutto al modo produttivo ininterrotto, per quanto si sforzi.
Sminuire il sonno, il suo spazio nella vita e le sue proprietà significa volere la fine della "introspezione distratta", dal momento che il contesto tecnologico del presente punta il dito contro la "profonda incompatibilità fra qualsiasi cosa che assomigli al sognare e quelle che sono le priorità dell'efficienza, della funzionalità, della velocità." Non si tratta solamente del sonno in quanto atto del dormire, ma del sonno come stato di sospensione e di allontanamento, come suggestione permanente per un ritmo alternativo che si estende oltre l'atto del dormire - perché il sonno è "la reiterazione, nelle nostre vite, di un'attesa, di una pausa", un'attesa che dev'essere esercitata.
Il sonno, e la sua temporalità alternativa appaiono essere fra i campi principali di indagine e di rivendicazione dell'individuo nel mondo contemporaneo.

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