venerdì 9 settembre 2011

Fotogenica

Fusilamiento_amanecer

Fino al 1936 le guerre erano state solo degli assunti, scarsamente dotate di quel realismo destinato a turbare la colazione . I lettori di giornali raramente dovevano confrontarsi con le immagini dei morti. I combattenti posavano per il fotografo, come se si trattasse di un gruppo di amici che andavano a divertirsi. Non c'erano immagini di azione, né tantomeno di civili feriti, o semplicemente terrorizzati.
Nel 1936, invece, accadde semplicemente che era stata perfezionata la tecnica delle macchine fotografiche leggere che facilitavano la libertà di movimento, la rapidità e la spontaneità. Inoltre, proliferavano le riviste illustrate con il loro impatto. A questo punto non mancava altro che una guerra e un gruppo di professionisti disposti ad andare molto lontano.
La Spagna divenne il campo di battaglia ideale dove il fotogiornalismo ebbe il suo battesimo del fuoco. Professionisti disposti ad andare lontano, si diceva, ma anche ad andare abbastanza vicino da ottenere una buona foto. Poi addirittura alcuni (Alfonso, Santos Yubero, Centelles, Brangulí ...) stavano già lì.
Paco Elvira, fotografo e docente di fotogiornalismo presso l'Università Autonoma di Barcellona, ha selezionato immagini di 12 fotografi di fama, ed altre di autori anonimi, per un catalogo su "La guerra civile spagnola" che viene pubblicato in Spagna, da Lunwerg. Il conflitto spagnolo, spiega, ha prodotto "la maggior quantità di fotografie iconiche e significative fino alla guerra del Vietnam, scoppiata quasi 30 anni dopo". "Che le guerre siano fotogeniche è indiscutibile", dice lo scrittore Ignacio Martinez de Pison, nella prefazione al libro.
Il grande maestro, senza dubbio, era Robert Capa. E la sua grande scuola, ancora senza dubbio, fu la guerra di Spagna. Grazie ai servizi che ha pubblicato su di essa, è stato consacrato come "il miglior fotografo di guerra". E' sua l'istantanea più famosa, il miliziano ucciso a Cerro Muriano (che non appare in questo catalogo), ed altre, scattate durante l'offensiva repubblicana sul fiume Segre, nel 1938, che mostrano la vicinanza del giornalista nei momenti di pericolo. Le sue ultime foto vennero scattate durante la grande ritirata degli spagnoli attraverso i Pirenei. Rimase fedele alla sua onestà professionale fino alla fine: morì, saltando su una mina, in Indocina, nel 1954.
Capa è passato alla storia. Minori riconoscimenti ha avuto Gerda Taro, che in Spagna condivise con Capa impegno e coraggio. Taro fu l'unica fotografa a morire nella guerra civile spagnola: venne schiacciata da un carro armato a Brunete, nel 1937. Alcuni dei suoi negativi spuntarono fuori nel 2007, dentro la "valigia messicana", insieme a materiale di Robert Capa e di David Seymour, anche lui caduto in azione nel 1956, in Egitto.
Il catalogo comprende alcune di queste istantanee sconosciute. Paco Elvira rivela che una di esse è la foto scattata sul fronte d'Aragona, nel 1937, da Robert Capa, dentro la quale appare, in un angolo, Agustí Centelles, fotografo spagnolo che ha lasciato molto materiale prezioso sulla guerra in Catalogna ed Aragona. E proprio Centelles, nel suo diario scritto nel campo di concentramento di Bram nel 1939, mette in evidenza l'utilità del proprio lavoro: "Grazie al mio archivio fotografico sarà data l'opportunità di poter vedere lo svolgimento della guerra, i bombardamenti, le scene del 19 luglio a Barcellona. Sono stato l'unico fotografo che ha trascorso l'intera giornata in giro per la città ".

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