domenica 28 dicembre 2008

Young Enough ...



Il 7 Luglio 2007 ha compiuto ottant'anni, Charlie Louvin!
Per un ottuagenario, e non solo, sta facendo parecchio, e assai bene. Nel mese di settembre aveva pubblicato un disco di gospels, "Steps to heaven", un disco splendido. Ora, dopo solo tre mesi, eccolo di nuovo con un altro disco, stavolta sul "lato opposto".
Un disco su ciò di cui la "country music" dovrebbe occuparsi e cantare, sempre: calamità, morte, e cuori spezzati!. Louvin si ispira alla splendida raccolta "People Take Warning: Murder Ballads & Disaster Songs 1913-1918" e ci offre il suo punto di vista su tragedia depressione giusto in tempo per le feste natalizie.
"Murder Ballads & Disaster Songs" è un mix soddisfacente fra cover e pezzi inediti, con in più qualcosa dal materiale registrato dai Louvin Brothers oltre quaranta anni fa. Charlie non aggiunge nulla di nuovo a "Wreck of the Old 97", “Wreck on the Highway,” o a “Dark as a Dungeon,”, ma le canzoni rimangono valide come sempre, proprio grazie a Louvin che ce le riconsegna con passione.
Nonostante il tragico argomento, "Darling Corey", che apre le danze, è quasi contagiosa nel suo essere orecchiabile. Accompagnato dal violino di Andrew Bird, Luovin canta: "L'ultima volta che ho visto Darling Corey / Era seduta sulla riva del mare / Aveva un buco calibro 44 nel suo corpo / E un banjo sulle ginocchia".
E' un disco pieno di canzoni tristi, ma la più triste di tutte è "My Brother's Will", la storia di un incidente di caccia e delle ultime volontà di un fratello. La voce di Louvin trema per l'emozione su questo pezzo, mentre ci si domanda se il suo pensiero vada al fratello Ira, mentre canta. Un altro punto molto alto del disco, che viaggia già di suo parecchio in alto, è la cover di "Down with the Old Canoe", originariamente scritta ed eseguita nel 1938 da Dorsey Dixon. Una delle tante storie che si svolge sulla scena del naufragio del Titanic. Tre minuti di canzone con dentro tanto pathos da far bruciare di invidia James Cameron!
L'unico difetto del disco - se proprio si vuole, e se si vuole chiamarlo difetto - è che è troppo breve. Dodici tracce, l'album è di media lunghezza, ma ti lascia a desiderare che ci sia ancora una canzone, e ancora una.

Come Johnny Cash, Porter Wagoner ed altri, Louvin incide i migliori lavori di tutta la sua carriera ad un'età in cui molti sono già da tempo in pensione. Certo, la voce è cambiata enormemente negli ultimi cinquant'anni. Quella che una volta era una voce da tenore adesso stride e sussurra. Ma è anche meglio, perché è perfetta per il genere di canzoni che ha inciso. questo materiale si adatta perfettamente; come se Louvin fosse arrivato, con le sue rughe e il suo incedere calmo, ad insegnare qualcosa alle generazioni più giovani. Per chi vuole. Per chi ancora aspetta un altro disco di Charlie.

Nessun commento: