Lo stallo dei modelli economici
- di Robert Kurz -
Per molto tempo nell'ideologia economica dell'Occidente è sembrato che ci fossero due campi che si confrontavano: quello neoliberista, o radicale di mercato, degli Stati Uniti, e quello keynesiano, o dello Stato sociale e della politica industriale, d'Europa, chiamato anche "capitalismo renano". Gli ideologhi del mercato scommettono sulla politica dell'offerta (taglio dei costi a qualsiasi prezzo, non in ultimo i salari), gli ideologhi dello Stato scommettono sulla politica della domanda (aumento del consumo attraverso la spesa nel settore pubblico ed aumenti salariali). Sono più di 30 anni che il modello europeo viene considerato esaurito, dal momento che il consumo pubblico ha innescato l'inflazione e ciò nonostante la crescita ristagna (stagflazione). Il collasso del socialismo di Stato sembrava confermare tale valutazione. In questo modo, la concezione ultra-liberista degli Stati Uniti ha cominciato la sua marcia trionfale globale e gli europei ne sono diventati buoni allievi, non da ultimo i socialdemocratici con Schröder e Blair.
Il "successo" della rivoluzione neoliberista ha consistito, com'è noto, nella creazione di bolle finanziarie senza precedenti, che hanno alimentato le congiunture globali di deficit nel corso di più di un decennio. Quando il crollo finanziario del 2008 ha posto fine a quest'epoca, la risacca è stata grande. I governi europei, con in testa la grande coalizione tedesca, si sono palesamente compiaciuti di dare la colpa agli Stati Uniti e alla dottrina neoliberista, come se non fossero stati loro stessi ad aver imposto tale politica. Per qualche tempo è sembrato che ora fosse in atto su entrambi i lati dell'Atalntico una svolta verso il modello europeo, con pacchetti di salvataggio pubblici e programmi di stimolo economico. Ma i limiti del finanziamento statale si sono rapidamente rivelati sotto forma di crisi del debito sovrano. La vecchia disputa è tornata a ribollire, ma ora a ruoli scambiati: almeno in apparenza, gli Stati Uniti e la sua élite economica preferiscono scommettere sullo stimolo statale, mentre l'Europa guidata dalla Merkel preferisce scommettere su brutali programmi di austerità.
Ma, in realtà, non esiste più alcun chiaro modello economico, dal momento che entrambe le parti cercano di imbrogliare. In primo luogo, dappertutto si perseguono programmi di austerità del bilancio statale, uno dietro l'altro. Poi, sia negli Stati Uniti che in Europa le Banche centrali perseguono una politica di inondazione monetaria. Gli Stati devono risparmiare, le imprese devono investire. Ma le banche alimentate con denaro a buon mercato non concedono quasi credito, e tornano, al contrario, a tenere i soldi nelle banche centrali. A loro volta, le imprese non cercano credito per fare grandi investimenti, ma continuano il proseguimento della vecchia politica di taglio radicale dei costi. Ormai non funziona più niente, senza il consumo pubblico, il quale ciò nonostante dev'essere simultaneamente ridotto. È vero che le banche centrali comprano titoli di debito pubblico, ma non lo fanno però per sostenere la domanda reale, ma solo per impedire la caduta del valore di tali titoli e per salvare le banche che non riescono a sbarazzarsene.
Questa politica dell'inganno riporta indietro ad una versione aggravata della stagflazione, ma la cosa non si ferma qui. Al momento, gli Stati Uniti sembrano favorire la via inflazionaria e l'EUropa-Merkel sembra favorire la strada recessiva del terrore dello stato di emergenza finanziario. Se putacaso il presidente Romney dovesse fare un'inversione, allora dovrebbe assumere la concezione originaria, presumibilmente americana, degli europei insultati in quanto "socialisti"; lo stesso vale, inversamente, per l'Unione Europea in casi di svolta verso la politica di Obama. Nessuna delle due funzionerà.
Chi vuole salvare il sistema finanziario deve far morire di fame la domanda; chi vuole salvare la domanda deve rovinare il sistema finanziario.
La miscela assurdamente contraddittoria dei due modelli economici, come risultato dello stallo fra i due modelli, mostra che si stanno disfacendo le basi capitaliste comuni ad entrambi.
- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland, del 06.02.2012 -
fonte: EXIT!
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