In Spagna ci era arrivato da solo, attraverso la Francia. Sembra che ce l'avesse a morte con il regime fascista di Mussolini, ed anche per questo aveva offerto i suoi servigi alla Repubblica. Frank Glasgow Tinker, detto "Salty", già aviatore della marina americana che aveva dovuto "lasciare" per questioni di alcol e di risse, riuscì a spuntare uno stipendio di 1.500 dollari al mese, più mille per ogni aereo nemico abbattuto. Erano soldi, a quei tempi! E Salty aveva un paio di sogni da realizzare. Piccole cose, come comprarsi una casa e scendere il Mississippi in canoa, da solo insieme al suo fox terrier, giù, fino a New Orleans.
L'ultimo volo lo aveva fatto il 29 luglio del 1937, quando aveva abbattuto l'ultimo aereo, l'ottavo. Poi se n'era tornato a casa negli Stati Uniti, in Arkansas, con un bel gruzzolo. Aveva fatto quello che doveva fare (casa e fiume), ed aveva anche scritto una serie di articoli per il Saturday Evening Post, sui suoi mesi in Spagna. Che poi erano diventati un libro, “Some Still Live”. Ma, il 13 giugno del 1939, dopo aver preso una stanza in un albergo economico a Little Rock, aveva passato tutta la mattinata a contemplare le sue mappe della Spagna, i suoi diari di volo, il suo passaporto falso intestato a Francisco Gómez Trejo e la fotografia che lo ritravea accanto al suo "Chato", il suo aereo, un Polikarpov I-15. Il suo aereo, il numero 56, cui stava appoggiato, il gomito sulla coda del velivolo, addosso la sua uniforme, la sua giacca di cuoio.
Era seduto di fronte alla finestra quando, impugnata la pistola, se la puntò dritta al cuore e fece fuoco. Non aveva ancora trent'anni.
Sulla sua tomba c'è scritto, in spagnolo, "Quien Sabe?".
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