"L'A112 si affaccia in cima al vicolo. La pioggia ha reso la strada sdrucciolevole, l'automobile procede a passo lento. La macchina di scorta non è neanche in vista. E' quasi troppo facile. E' proprio questo l'uomo che ha diretto le squadre speciali antiterrorismo negli ultimi anni?
La macchina di Cattedrale ci supera. Il siciliano ingrana la marcia e accelera di botto. Pochi secondi e l'abbiamo affiancata. Per una decina di metri procediamo grattando le carrozzerie, lamiera contro lamiera. La piccola utilitaria scarta, la donna al volante perde il controllo, una traiettoria lenta, una sbandata lieve e l'auto si arresta contro dei cassonetti.
Senza neanche scendere dalla BMW scarico l'AK47 nell'abitacolo della vetturetta. La donna al volante non mi guarda neppure, muore subito, i colpi che le devastano la testa. Il generale con la faccia da rospo si sporge, colpito a sua volta.
E' un attimo, una frazione di secondo. Mi guarda negli occhi. E in quel lungo istante, prima che la scarica del mitragliatore lo uccida, spero che abbia capito.
"Impara come si fanno le cose", dico al siciliano, che scende dalla macchina e corre davanti all'A112. "Minchia", urla, "che macello". E spara con una piccola Beretta quattro colpi attraverso il parabrezza. Due per il generale, due per la moglie. Tanto per essere certo che l'uomo di Roma sia proprio morto.
Come risale sentiamo altri colpi, e la Giulietta di scorta va a sbattere alle nostre spalle. Il ragazzo con la moto si affianca per un momento. Ha in mano una pistola ancora fumante. Guarda i corpi fatti a pezzi e annuisce. Poi dà gas, scarta, e la moto romba, scomparendo nei vicoli. Non una finestra si è aperta, non una luce si è accesa.
Con il siciliano raggiungiamo il porto. La pioggia continua a cadere senza sosta. La BMW si ferma prima dello sbarramento della dogana.
"Ti abbiamo fatto un favore grosso, romano", dice l'uomo. "Non farti vedere mai più a Palermo, e dì ai tuoi in carcere che abbiamo portato rispetto".
Chiudo lo sportello e la macchina si stacca dal marciapiede. L'uomo brutto al volante mi fa un segno, forse di saluto, e procede verso i suoi quartieri di criminali.
da " La Compagna P38", di Dario Morgante - Newton Compton 2007
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