lunedì 30 agosto 2010

Parresia

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"Ecco una recentissima istantanea del nostro inviato speciale in Spagna, Candido Testa in tenuta di comandante del Battaglione della Morte. Lo accompagna Emilio Strapellini, 2° comandante del Battaglione, trentino di Rovereto, ex-segretario della Lega dei diritti dell’Uomo di Parigi, ex-capitano degli alpini che ha al suo attivo una altissima onorificenza antifascista: è stato 54 mesi all’isola di Lipari. Tanto Testa che Strapellini attraverso i volti ilari non smentiscono la tempra d’acciaio dei combattenti de “L’Italia del Popolo”. - Così, sotto il titolo “Sorridenti dinanzi alla morte”, il 27 dicembre 1936 su “L’Italia del Popolo”, giornale degli esuli italiani in Sud America, stampato a Buenos Aires.
L'idea, all'origine, sembra fosse stata di Nicola Menna, un anarchico italiano che era già in Spagna fin dal 1931. Il "Batallón de la Muerte" venne messo in piedi allo scoppio della rivolta militare e vi si arruolarono molti anarchici italiani che si trovavano a Barcellona per assistere alle Olimpiadi Popolari e Operaie del 1936. La sua prima azione fu un completo fallimento. Attaccarono un caposaldo di Huesca, tenuto dalle truppe franchiste, in una tempesta di pallottole. Dopo alcune ore, i pochi superstiti che erano riusciti a riguadagnare i camion tornarono nelle retrovie!

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Quel che rimaneva del Battaglione, venne posto agli ordini di tale Candido Testa, un anarchico arrivato fresco fresco dall'Argentina, che godeva dell'appoggio e del sostegno finanziario di Diego Abad de Santillán, dirigente della FAI e consigliere dell’Economia della Generalitat catalana. Testa riorganizzò il battaglione sul modello degli arditi dannunziani.

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L'ultima apparizione data al 14 marzo 1937, quando il reparto sfila per le vie di Barcellona, alla presenza del Presidente Lluis Companys. Ben inquadrati, l'uniforme di panno nero e il pugnale alla cintola. Pochi giorni prima il 10 marzo, Libero Battistelli aveva scritto ad un dirigente di Giustizia e Libertà dicendo che diffidava di “Testa, un provato truffatore e del Battaglione della morte che nessuno prende sul serio”.
Nell'aprile, sempre del 1937, sul fronte di Aragona, il Battaglione subì l'ultima disfatta. Lo stato maggiore repubblicano decise di decretarne la fine, affidandone i resti a Francesco Fausto Nitti.

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