La sigla era F.I.S.T., proprio come nel film di Norman Jewison, con Sylvester Stallone! Era il sindacato autotrasportatori della cgil, di cui ho avuto la tessera per pochi mesi, fra il 1977 e il 1978. Non fu solo il fascino del nome, ma un fatto molto concreto, a procurarmi l'unica tessera sindacale della mia vita. Storie di padroni e di operai, e di impiegati, qual ero in quel periodo in una ditta di trasporti industriali. Il lavoro, mi era stato procurato tramite conoscenze. Amicizie comuni, un ispettore del lavoro che mi aveva procurato un "abbocco" col genero del proprietario della ditta. Una ditta solida e prospera, con più sedi in tutt'Italia, da Piombino a Sestri; insomma, nei posti dove girava il lavoro: dalla Magona alle Acciaierie. Molti dipendenti, soprattutto autisti, in attesa di essere trasformati in "padroncini", con relativo acquisto dei camion, via via che si deterioravano e con una bella spada di Damocle fatta di cambiali, a tenerli legati. Le solite cose. Il padrone, un omone che si era "fatto" - guarda tu -durante la guerra. Speculazione e mercato nero. La ditta, a dire il vero, la gestivano i generi delle figlie (solo figlie femmine, aveva avuto!) e lui si faceva vedere non troppo, dati anche i suoi 65 anni che si portava malissimo. Poi, un giorno, un piccolo diverbio. "Mi daresti una mano, a spostare delle gomme" - mi si chiese, gentilmente. "Perché no, ché un po' di movimento non fa troppo male". Solo che non intendevo sporcarmi, e la cosa venne sottolineata con un grosso copertone fatto rotolare con un po' troppa energia verso di me, da quel sessantacinquenne di cui dicevo prima, accompagnato da parole non propriamente gentili. Girare il culo e tornarmene al mio lavoro fu un attimo. Il giorno dopo, sempre gentilmente, il genero mi fece notare come la situazione economica del paese richiedesse un taglio al personale e, nella fattispecie, agli ultimi arrivati, di cui ero parte. Ecco, fu questo fatto concreto - come dicevo prima - che diede luogo all'iscrizione al sindacato, da parte della totalità dei dipendenti (salvo i generi!), e ad un conflitto che si trascinò per dei mesi, con scioperi degli autisti che scoprivano l'esistenza di integrativi al salario ed altri gadget, con i vertici locali del sindacato che facevano i soliti giochetti insieme ai padroni, insomma, con tutto il solito armamentario, compresa anche la proposta fattami, dal genero gentile, di mandarmi lo stipendio a casa, senza che mi disturbassi ad andare a lavorare la mattina. Del resto, se lo potevano permettere. Giuro che ci pensai sopra diverse settimane. Mi trasse d'impaccio l'aver vinto un concorso statale in cui mi si offriva una settimana lavorativa di 36 ore, a meno di metà del salario da privato. Me ne andai, confortato dal fatto che avrei visto molta più luce del sole ogni giorno, e una faccia di merda in meno!
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