lunedì 28 aprile 2008

vecchi



Non amo particolarmente il teatro, e come forma d'espressione e come forma di rappresentazione. E, a dirla tutta, non saprei nemmeno esporre i motivi di questa mia "posizione", ma tant'è. Eppure, credo che se ieri pomeriggio non fossi andato al teatro "Colosseo", a Roma, a vedere "Le ragioni dell'altro", mi sarei perso qualcosa di importante! Come al solito è Erri De Luca, in una delle introduzioni al libretto, edito da colibrì, che riproduce la piece, in italiano e in francese, a mettere a fuoco il problema: l'incontro. L''incontro con il sé stesso di allora, con le sue ragioni, con le proprie ragioni di allora. In un gioco di rimando in cui le "ragioni dell'altro" sono le ragioni di allora. E ... non se ne esce vivi! Questo, al di là dei rimandi alla paranoia della malattia come conseguenza autodistruttiva di una disposizione. Che, eppure, è anche quello un modo di ... non rinnegare. Non si rinnega niente, perché non si rinnega sé stessi. E Roberto Silvi, l'autore, non rinnega. Fino alla fine, continua a guardare negli occhi del ragazzo che è stato. Del ragazzo che è rimasto.
Non ho mai conosciuto Roberto, come non conoscevo molte delle persone che, in gran numero, erano intervenute a teatro, ma lo voglio ringraziare per avermi dato modo di incontrare qualcuno che non vedevo da trentatre anni, e nei cui occhi ho potuto ritrovare lo sguardo del ragazzo che ero allora. Spero che sia stato lo stesso anche per lui!

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