lunedì 22 gennaio 2007

fra lastrada e la7


(nella foto: Alfredo Bandelli)

Il fine-settimana volge al termine, e se ne continuano a vedere di cose. Il tributo a De André, caduto "finalmente" sotto le grinfie della Fondazione (De André, non Hari Seldon!) è riuscito, altrettanto "finalmente", a dare il peggio di sé. Ammetto di essermi "perso" la prima serata, quella di venerdì, anche perché non mi riesce di condividere la speranza di "un altro mondo possibile", in cui tocchi rimanere quattro ore in piedi a sudare come un maiale per il caldo soffocante, senza quasi nemmeno potersi muovere. Ma la seconda serata, quella di sabato, ha evidenziato l'andazzo. Una prima parte, con un'infornata di "stelle" da star male. E si vede subito la differenza. I Ratti della Sabina, poi un gruppo jazz che vocalizza senza pietà. Masticano e sputano, fino a farmi rimpiangere Mina. Che è tutto dire! Seguono altri, ora non sto nemmeno più a ricordarli, che il cervello ha dei meccanismi di difesa formidabili! Ricordo una "preghiera in gennaio", fra il cantato e il recitato, da augurare che il morto venga seppellito in tutta fretta. Poi Edoardo de Angelis (spero di aver sbagliato il rapporto maiuscole/minuscole) che dopo aver parlato "la domenica delle salme" (ha avuto coraggio di dire di "voci adatte per il vaffanculo", ma forse è solo faccia tosta), ci ha informati a proposito di "quanto stiamo bene", ora che abbiamo il governo prodi. E tutto è avvenuto, pensate un po', per una preghiera che lui, che di preghiere non ne fa, ha formulato il giorno delle elezioni. Che culo!
Per fortuna la serata ha avuto un'impennata, con "La Terza Porta", che ha regalato una versione stupenda di "Quello che non ho". Poi i Verba Manent, con Una Zirichiltaggia che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare. Stupenda, fra chitarre e violino. Poi Maurizio e Massimiliano e Davide. La fondazione G.. Naturalmente l'ensemble finale del "Pescatore"non avvertiva la mancanza dei De Angelis e compagnia bella, ché, finiti di esibirsi, si erano squagliati subito!
Poi stasera, domenica, torno a casa e accendo il televisore su la7 per assistere ad un piccolo (in tutti i sensi) dibattito fra Sanguineti, Segio e Pezzotta. Accidenti al meglio! Sindacalista ed ex-terrorista (come aveva ragione Gaber sull'ex!) cercano in tutti i modi di convincere della "mancanza di bontà dell'odio". Tutt'al più il conflitto (da comporre, però) o l'indignazione, che politicamente non guasta mai. Lo stalinista Sanguineti si sbraccia a dire che lui, l'odio, ai tempi, lo provava contro i terroristi, perché ama la democrazia, e anche lo stato - mi vien da dire. Però i "ragazzetti di tien-an-men" si so' fatti ammazzare per la coca-cola (dimentico dell'auto e della discoteca), almeno così dice il poeta (Sanguineti)!! Solo una considerazione, mi viene, e forse non c'entra niente con gli astanti.
La considerazione che ... chi è abituato a soffocare il proprio odio (da cui nessuno è esente), si esercita a soffocare, in modo altrettanto efficace, l'amore (da cui nessuno è esente). Ma il vero obiettivo dell'esecuzione sommaria rimane la passione. Quella che attiene ad Oreste Scalzone, e di cui i Segio sembrano oramai del tutto tristemente privi.

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