giovedì 23 ottobre 2008

ambasciate e trappole



Durante la guerra civile spagnola, ile ambasciate, i consolati e le loro dipendenze, rimasti in area repubblicana, divennero non solo centri di traffici di tutti i tipi ma si trasformarono in rifugi per i ricercati e per i capitali in fuga e, alla fine della guerra, perfino in comode basi per azioni di contro-guerriglia urbana. A Madrid, le ambasciate ostili alla repubblica affittavano appartamenti che trasformavano in "territori" a sovranità straniera.
Ad esempio, in uno di questi, il 3 dicembre 1936, vennero snidati a fucilate ben 387 fra falangisti e monarchici.
"Hanno abusato dell'ospitalità che è stata loro offerta" - dichiarò alla stampa, per giustificarsi, l'ineffabile ambasciatore uruguayano!
Vanno ricordate, però, tre eccezioni: quella della Gran Bretagna, la cui ambasciata era un club di bevitori di porto piùttosto che un luogo d'asilo; quella degli Stati Uniti, i quali non si sporcarono mai le mani con questioni di rifugiati; e quella del ... Siam. Quest'ultima era una falsa rappresentanza diplomatica, creata dai servizi di sicurezza per localizzare ed arrestare i ricercati. Installata al numero 12 della Calle de Juan Bravo, con tutte le apparenze esteriori in regola, compresa la bandiera. Gli ideatori della trappola fecero girare la voce che era un'ambasciata compiacente, e quindi la riempirono di microfoni per ascoltare le conversazioni.

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