I pagamenti in Australia?
di Christophe Darmangeat
I lettori di Alain Testart (e chi ha familiarità con questo blog) sanno che egli riteneva che le società primitive (senza classi e/o senza Stato) si dividevano fondamentalmente in due gruppi (il "mondo I" ed il "mondo II"): il gruppo delle società senza ricchezza, nelle quali non ci si poteva sbarazzare da un'obbligazione sociale (in particolare, legata al matrimonio o il risarcimento per l'omicidio) versando dei beni; e quello delle società ricche, dove tale versamento diventava possibile, se non obbligatorio. Alain Testart riteneva una tale distinzione di per sé essenziale, in quanto pensava che l'opposizione fra mondo I e mondo II fosse ancora più radicale di quella fra società primitive e società di classe.
Tuttavia, è evidente che il passaggio dal mondo I al mondo II non è avvenuto in maniera istantanea. Sono necessariamente esistite delle forme transitorie, per quanto fugaci possono essere state. E' una di queste forme, ed uno di questi modi di transizione, quella che ha esplorato Pierre Lemmonier in un articolo tanto breve quanto luminoso a proposito dei Baruya - irridendo, con l'occasione, le strane concezioni di un Pierre Clastres sull'evoluzione sociale.
Secondo Testart, l'Australia occupa un posto particolare in seno al mondo I: assolutamente segnato da delle obbligazioni a vita, rappresenta la forma più lontana dal mondo II e perciò la meno suscettibile di evolversi nella sua direzione. E' quindi ancora più interessante il suo rivelare alcuni casi che dimostrano l'esistenza incontestabile di pagamenti: i quali forniscono senza dubbio degli indizi preziosi circa il percorso di un'eventuale transizione, della forma australiana, verso la ricchezza.
Il prezzo delle nozze presso i Warlibiri
Il primo caso è quello dei Walibiri, un popolo del deserto occidentale, sul quale è disponibile "Desert People" di Mervyn Meggitt, realizzato negli anni 1950. Meggitt indica quali sono i percorsi per mezzo dei quali gli uomini possono arrivare a procurarsi una moglie:
1. Il levirato, ossia il costume consistente nel fatto che, alla morte di un uomo, le sue donne vengono trasferite ad uno, o a più, dei suoi fratelli. Presso i Warlbiri, i fratelli reali potevano rifiutare una tale eredità; le vedove venivano allora assegnate a dei fratelli "classificati", in genere dei celibi senza alcuna prospettiva matrimoniale. Tuttavia, Meggitt indica come per gli uomini che ne beneficiavano, questa attribuzione fosse raramente soddisfacente: le sole donne che venivano così distribuite erano le più anziane, che nessuno voleva.
2. La circoncisione. Era la via normale e, se si può dire, reale: ogni uomo dev'essere circonciso ed ogni circoncisore, diventando ipso facto patrigno del circonciso, doveva una donna a quello che egli aveva operato. La maggior parte delle donne (ma non tutte) veniva così promessa, da molto tempo prima, negli accordi che si concludevano fra le famiglie dei giovani ragazzi e quelle di coloro che li iniziavano.
3. Avveniva che una giovane ragazza promessa divenisse oggetto di una negoziazione privata fra i suoi parenti ed il pretendente. Secondo Meggitt, una tale situazione era assai poco frequente.
In ogni caso, con l'eccezione del caso del levirato, la promessa di matrimonio si accompagnava necessariamente al versamento di un "prezzo della sposa" fatto ai futuri suoceri. Pagamento che non era affatto costituito da oggetti rari od esotici; nondimeno era sufficientemente importante che non si trattasse di un mero regalo simbolico; Meggitt scrive che un giovane uomo non poteva metterlo insieme senza essere aiutato dai propri parenti.
« Nel passato, il prezzo della sposa includeva degli articoli quali carne cotta (in particolare, canguro ed emù), dei pezzi di ocra rossa, delle corde di capelli, dei boomerang, delle lance da caccia e da combattimento, dei propulsori e degli scudi. » (p. 267)
Negli anni cinquanta, quando venne realizzato lo studio, questi beni erano stati sostituiti, almeno in parte, da degli abiti, delle coperte e del denaro.
Una prova ulteriore che i beni versati rappresentassero uno sforzo reale, era dovuto al fatto che venivano conservati di generazione in generazione al fine di finanziare i matrimoni dei bambini maschi: il padre ri-donava una parte del prezzo della sposa che aveva ricevuto per maritare le sue figlie adulte. Si aggiunga il fatto che questi pagamenti non venivano compensati, come talvolta accadeva, da un ritorno equivalente: il solo versamento in senso inverso veniva effettuato dalla madre della promessa sposa sotto forma di un'offerta di nutrimento vegetale cotto alla famiglia dello sposo.
Nello scritto di Meggitt, il versamento effettuato al momento del fidanzamento sembra essere di gran lunga la principale prestazione matrimoniale. Il marito si accontenta, in seguito, di fare dei "regali occasionali di carne" ai genitori della sua donna quando gli fanno visita. Ovviamente, ci piacerebbe sapere se questi doni ci fossero realmente, e se Meggitt non abbia qualificato di "doni" ciò che è, come nelle altre tribù australiane, uno stretto obbligo di fornire alla famiglia dei suoceri parti predefinite della preda abbattuta. Ma se si può porre la domanda, non si può avere risposta e, in mancanza di informazioni supplementari, niente ci vieta di pensare che Meggitt sia vicina alla verità e che presso i Warlbiri, il peso del prezzo delle nozze avesse reso le prestazioni di carne più leggere e meno restrittive.
Una sanzione sostitutiva presso gli Alawa
Gli Alawa sono una tribù del sud-est della Terra di Arnhem, riguardo alla quale siamo stati resi edotti dall'incredibile autobiografia di Waipuldanya, un aborigeno che, pur mantenendo un contatto permanente con la propria tribù, ha ricevuto un'educazione occidentale ed ha esercitato diverse funzioni presso i bianchi. Douglas Lockwood ha raccolto la sua storia e l'ha pubblicata nel 1962, sotto il titolo "Io, l'aborigeno".
Waipuldanya descrive con forza, ed in dettaglio, il potere degli anziani che detenevano le più alte funzioni cerimoniali (i grandi Djungayi), e la possibilità che potessero decretare la morte di chiunque si supponesse aver commesso una grave colpa a carattere rituale... oppure applicare una pena sostitutiva.
« I miei poteri di Grand Djungayi si estendevano ben al di là del controllo degli iniziati e dei costumi cerimoniali. Infatti, ero stato investito del diritto di ordinare l'esecuzione di un traditore nel corso della Kunapipi [la cerimonia più segreta e più importante], oppure di lasciargli salva la vita monetizzando il pagamento di una pesante ammenda. »
Poi continua, mostrando come tale possibilità avesse dei limiti assai stretti:
« I Djungayi inferiori, i miei consiglieri, potevano dire:"Quest'uomo ha rubato un dipinto Kunapipi. Quest'uomo ha rivelato il segreto ad una donna. Vogliamo che muoia." Allora, io potevo dare il segnale per l'esecuzione, condannandolo a morte, oppure lasciarlo in vita contro un'ammenda ed una promessa. In tal caso, il Grand Djungayi generalmente subiva una pressione per la pena di morte da parte degli accusatori indignati. Se rifiutava troppo spesso, allora poteva sorgere un movimento al fine di sostituirlo. » (p. 104)
Ci si rammarica che non dia ulteriori dettagli, sia sui destinatari di quest'ammenda sia sulla sua composizione. Su quest'ultimo punto, ci si può tuttavia fare una piccola idea attraverso quello che Waipuldanya racconta a proposito dei violenti giochi infantili, dove si imitano gli adulti. Tagli e lividi venivano velocemente dimenticati.
« Ma se qualcuno si era fatto realmente male, adottavamo il sistema di compensazione degli anziani. Durante il pasto, il ragazzo ferito aveva diritto ad un pane o ad un piatto di riso che apparteneva al suo aggressore. Questo significa che l'uno si riempiva la pancia mentre l'altro restava a pancia vuota. Se la ferita era particolarmente grave ed era stata fatta in modo deliberato, il colpevole veniva deprivato di un oggetto al quale egli assegnava un valore, come per esempio un lancia da pesca fabbricata da lui o da suo padre.» (p. 50)
Qualche osservazione finale
Sebbene le informazioni siano incomplete, tuttavia appare che:
1. In entrambi i casi, esiste come modo secondario il pagamento in beni: che sia un sostituto o che sia un complemento al modo principale. Presso i Warlbiri, anche se riveste un carattere obbligatorio per ogni matrimonio al di fuori del levirato, non assume, in qualche modo, una sua piena autonomia: ci si sposa molto di più per mezzo della circoncisione che per mezzo di un semplice pagamento anche se, nei due casi, il pagamento è obbligatorio. Presso gli Alawa, il pagamento è chiaramente un sostituto della pena di morte, ed è caratterizzato come tale per quella stessa società. Una configurazione simile, la si ritrova preso i Baruya, come sottolinea il testo di Pierre Lemonnier già citato; il prezzo della sposa non veniva versato che a titolo compensatorio allorché, a causa della sterilità di una moglie, lo scambio matrimoniale delle sorelle appariva come ingiusto: bisognava allora ristabilire l'equilibrio. Il ragionamento per cui i fatti depongono a favore dell'idea intuitiva che i pagamenti in beni sono nati dappertutto a margine delle pratiche dominanti, a titolo accessorio, prima di diventare il modo principale sotto l'effetto di un certo numero di meccanismi che richiederebbero di essere studiati in dettaglio.
2. I beni interessati, all'inizio sono dei beni ordinari, anche se le quantità richieste possono esigere uno sforzo reale da parte di coloro che li forniscono. E' tuttavia difficile generalizzare una tale osservazione; non si vede il perché dovrebbe essere necessariamente così.
Comunque sia, queste informazioni australiane costituiscono due pezzi preziosi nell'appassionante dossier della transizione del mondo I verso il mondo II, cioè a dire dell'apparizione della ricchezza - forse il più grande sconvolgimento sociale che l'umanità abbia fino ad oggi conosciuto.
- Christophe Darmangeat -
fonte: Blog de Christophe Darmangeat. À propos de marxisme, d'anthropologie et d'évolution sociale
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