"Operai senza alleati!", così titolava la rivista "Classe Operaia". Eravamo, allora, nel marzo 1964 e a nessuno di quegli operai, della cui classe - in tuti i sensi - si parlava, sarebbe mai venuto in mente di auto-sequestrarsi quattrocento e più metri sottoterra, e ancor meno di cercare di tagliarsi pubblicamente le vene. Certe cose (quello di minacciare, e poi di tagliarsi con una lametta in pubblico, non certo di chiudersi in carcere) le faceva solo il sottoproletariato detenuto (ché, finché era in libertà, mai gliene sarebbe punta vaghezza) e le faceva per cercare di ottenere qualche miglioramento alla propria situazione detentiva, un trasferimento, pasti migliori. Qualcosa, insomma! E dopo essersi tagliato, oltretutto, non sveniva.
Le cose cambiano, e oggi gli operai non sono più senza alleati, tutt'altro.
Sono senza nemici!
Un coro, fatto di giornali, politici, televisioni e sindacati, istituzioni, si schiera con gli operai, con gli operai autolesionisti, con gli operai che fanno sciopero, ma della fame.
Hanno guadagnato l'amore e la solidarietà di tutti, gli operai. Ma a che prezzo!?
Al prezzo del lavoro. Un lavoro da difendere sempre, in qualsiasi situazione, a qualsiasi condizione. Un lavoro di cui essere orgogliosi e fieri, non importa se ammazza e se ti ammazza. Non importa se l'effetto collaterale del tuo lavoro è veleno da respirare. Preferiscono il veleno e il lavoro, piuttosto che parlare di reddito. Loro sono eroi, adesso. Eroi della produzione, come Gondrano, ne "La Fattoria degli Animali", come le centinaia di stakanovisti che venivano ritrovati, impiccati dai loro compagni che il lavoro non lo amavano punto, alle travi delle officine dell'Unione Sovietica. Il lavoro li rende liberi, come nella migliore tradizione scritta anche, e non solo, nella nostra Costituzione. Talmente liberi che vorrebbero che anche i loro figli, finalmente liberi come loro, lavorassero in miniera: curiosa contraddizione, darebbero la vita per i loro figli - dicono che stanno lottando per loro - ma li vorrebbero veder lavorare in miniera, a bere veleno!
E per ottenere questo, il loro lavoro, e i loro figli domani in miniera, se ne stanno chiusi a quattrocento metri di profondità a difendere l'onore ormai perduto del lavoro, e a minacciare di farsi saltare in aria. Moriranno, senza nemici e senza lavoro, ed ai figli lasceranno ... una discarica!
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
venerdì 31 agosto 2012
operai senza
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1 commento:
non a caso si diceva e si dice "il lavoro debilita l'uomo". vedi come si sono debilitati? io cmq non ci ho mai creduto all'apologia del lavoro. con tanto di padre operaio all'italsider di taranto.
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