Ci sono pensatori che, per quanto sconosciuti ai più, rimangono tra i più lucidi del nostro tempo. Questo è il caso di Tom Thomas. In mezzo ai 19 libri che ha scritto, andrebbe letto e riletto questo "Etatisme contre libéralisme ? C'est toujours le capitalisme". Una vera e propria ventata d'aria fresca, nell'atmosfera mefitica ed asfittica dell'anticapitalismo monco propagandato dalla sinistra della sinistra (politica, movimentista e sindacale) fatta di alter-mondialisti, di socialdemocratici ed economisti costernati, capaci solo di approntare misture indigeribili fatte di keynesismo e di altre ideologie di servizi pubblici, che dovrebbero servire come ultimo relitto, cui aggrapparsi, per una sinistra anti-liberale oramai del tutto mortificata.
La critica, alla radice, della società attuale deve tener conto del fatto che le forme/categorie del valore, della merce, del lavoro e del denaro non sono affatto trans-storiche, ma specifiche della società capitalista; così come deve sapere che la politica, nella sua forma moderna dello Stato, non è esterna al rapporto con il capitale (presupposto classico della sinistra statalista), ma gli è del tutto immanente.
A fronte della dimostrazione per cui la produzione industriale moderna è intrinseca alla socializzazione capitalista, si tratta di costruire una teoria storicamente specifica dello Stato moderno: Stato e Industria non vanno intesi come forme sociali trans-storiche.
In questo inizio del XXI secolo, la critica dell'economia politica si è trasformata:
1. Non si può criticare il capitalismo a partire dall'Industria (la vecchia utopia dell'automazione tecnologica del movimento operaio dell'800)
2. Come non si può criticare il capitalismo a partire dallo Stato (un'altra vecchia eredità dei club rivoluzionari del 1789)
3. Come non lo si può criticare dal punto di vista del lavoro e della ridistribuzione del valore (lavoro e valore sono forme intrinsecamente capitaliste - volere la "giustizia economica" e l'"uguaglianza sociale" all'interno del capitalismo non ha niente di anticapitalista, dal momento che tale "giustizia" presuppone una società del lavoro che continua a rappresentarsi nel valore e nel suo movimento automatico, coercitivo e totalitario)
4. Come non si può criticare la classe dei capitalisti-funzionari del capitale a partire dagli operai prestatori di lavoro astratto per il capitale.
Dal momento che tutte le classi sociali esistono nel presupposto del loro rapporto con il capitale, nessuna lotta può essere condotta sulla base dell'affermazione dello Stato, dell'Industria, del lavoro, della ridistribuzione del valore e del denaro, della "giustizia economica", del diritto al lavoro.
La rivoluzione non è l'affermazione di queste forme ma ne è, al contrario, la negazione (auto-negazione, dal momento che non esistono altro che queste forme).
Questo libro di Tom Thomas, come tutti gli altri suoi, è scaricabile gratis dal suo sito, Démystification.
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