Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
giovedì 14 agosto 2008
La rosa di Pollastro
Nel libro, alla fine, ci sono i ringraziamenti dell'autore, Marco Ventura, ed uno, speciale, è rivolto ad Adriano Sofri "che ha avuto la pazienza di seguire la prima stesura del libro con suggerimenti preziosi". Confesso di essermi chiesto quali siano stati questi suggerimenti, in un contesto come quello della storia di Sante Pollastro che si dipana dal primo dopoguerra fino alla liberazione ed oltre. Il moralismo, di cui l'ex-leader di Lotta Continua fa scialo, porterebbe ad attribuire ai suoi consigli il taglio che, come nella canzone di Luigi Grechi, porta a scambiare la legge con la giustizia. Del resto, era un esercizio che svolgeva anche Paul Newman, nei panni del giudice Roy Bean nel film "L'uomo dei sette capestri", quando affermava - con assai più brio - alternativamente che la legge era la serva della giustizia, e che la giustizia era la serva della legge. Premurandosi di precisare che la cosa funzionava nei due sensi! Ad ogni modo, tolti i non frequenti richiami alla presunta malvagità, e cinismo, del bandito Pollastro, il libro è pregevole e prezioso e ricostruisce con cura ed amore una delle tante storie dimenticate e pur vive che ci portiamo dentro, semplicemente. Più attento al Sante Pollastri sconfitto, quello graziato da Giovanni Gronchi nel 1959, riesce a restituire la statura di un uomo che non ha mai smesso, fino alla morte nel 1979, di essere il ragazzo che era. Continuando a pedalare, l'occhio lievemente strabico sempre pronto a "prendere la mira".
Peccato, non sono riuscito a trovare nessuna fotografia di Sante Pollastro!
"Dopo la grazia del 1959, Pollastro andò ad occupare l'ultimo piano al numero 53, un sottotetto. In seguito traslocò al pianterreno, più spazioso, dove poteva coltivare il giardino e accudire ad una torma di gatti.
Fu questa la dimora dei suoi ultimi anni. (...)
Tutti i locali danno sul verde. Il giardino corre lungo porte e finestre, libere un tempo da tende perché Pollastro voleva che la natura entrasse direttamente in casa. Il cuore dell'appartamento era questo terreno oggi abbandonato ma ancora verdissimo, provvisto di un gazebo cadente ma tuttora animato dal rigoglio di fiori selvatici che si ostinano a riprodursi senza che nessuno li annaffi più. Gli altri inquilini ricordano i campanelli pasquali, i mughetti e l'intera gamma di fiori coltivati da Sante, in particolare un ceppo di rose bianche che chissà per quale astrusa tecnica o filosofia di giardinaggio i proprietari cambiano di posto ogni mese.
E' tenace la rosa: non vuole o non riesce a morire. La sdradicano, le tolgono la terra intorno, la lasciano senz'acqua, la maneggiano, la stropicciano, la costringono a rifiorire altrove, ma lei non soccombe mai, e per questa caparbietà la chiamano "la rosa di Pollastro". (...)
Quando Sante morì, il 30 Aprile del 1979, preceduto dalla sua Tina portata via dalla cirrosi epatica, la bicicletta Bianchi rimase nel cortiletto, dimenticata per anni in un sottoscala. Nessuno osava toccarla: invecchiava con il palazzo, faceva parte dell'arredo, come la ringhiera arrugginita o le crepe nel muro. Una notte scomparve.
Girò voce che il fantasma di Pollastro fosse tornato a prenderla. Forse la rubò, o per dirla con gli anarchici la espropriò, un ragazzo di mano lesta, o un ammiratore che la tenne per reliquia.
Per qualche anno, la sorella, Carmelina insistette a visitare l'appartamento non più suo: entrava, se ne stava seduta a contemplare il soggiorno, si accostava alla finestra, guardava fuori, faceva due passi nel giardino per verificare che "la rosa di Pollastro" ci fosse ancora. In quel fiore così tenacemente abbarbicato alla vita le sembrava, diceva, di rivedere il fratello. Un giorno si spense anche lei, portando nella tomba il segreto del perché Santino avesse imboccato la via del crimine.
A un pubblico ministero che ad Alessandria gli domandò il motivo di tutte quelle uccisioni, Pollastro disse: "Dopo la prima, le altre vengono da sole". (...)
"Lei ha delle idee anarchiche?" insistette il magistrato. "Anzi, ha delle idee?".
"Io ho le mie idee" rispose Pollastro."
Marco Ventura - Il campione e il bandito - Il Saggiatore Tascabili - Euri 10
Ah, occhio, che qui, in libreria, l'avevano messo nella sezione sport, ciclismo!!!
Ma forse è giusto ...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Saluti dalla Cina, Franco.
Le foto di Sante le ho io su un libro uscito nel 1995.
Pasquale Paoli
Posta un commento