martedì 29 gennaio 2008

Le follie di P.K.D.



A leggere Dick, una cosa viene da chiedersi ed è la stessa che lui sembra continuare a chiedersi, e a chiederci, in tutta la sua opera:
Vero? O falso?
E, mica tanto curiosamente, è la stessa identica domanda che alla fine ci si comincia a porre anche rispetto alle sue dichiazioni cosiddette autobiografiche. Patrice Duvic (documentarista francese esperto in fantascienza e scomparso da poco), che ebbe l'onore di essere ospite di Dick per diversi mesi, dichiarò senza mezzi termini che era un bugiardo matricolato. Troppo semplice, a partire da questo, però, stabilire che "l'esibizionismo" dello scrittore fosse un aspetto della schizofrenia che gli sarebbe stata diagnosticata all'età di diciannove anni. A sentir lui, per l'appunto!
Troppo semplice, anche perché da tale presunta schizofrenia deriverebbe, poi, l'interesse di Dick per la psicosi in generale e per la schizofrenia in particolare, che viene vista da lui come la "più rappresentativa" delle psicosi. Nelle opere di Dick, sembra quasi, però, che proprio la psicosi, vista come pericolo, venga continuamente allontanata. Sviscerandola, analizzandola, descrivendola.
Già nel 1962, in "Noi marziani", si legge il termine "pazzia" che viene definito come il "dover riscostruire un'immagine della propria vita facendo domande agli altri". Una perdita di autocoscienza che trae origine dall'incapacità di ricordare. E ancora, sempre in "Noi marziani":
"Ora capisco cos'è la psicosi: l'estrema alienazione della percezione dagli oggetti del mondo esterno, specialmente gli oggetti che contano: la gente che ha calore umano. E cosa prende il loro posto? Una preoccupazione terribile per ... l'interminabile flusso e riflusso della propria personalità. I cambiamenti che nascono dall'interno e che riguardano solo il mondo interiore. E' una completa scissione dei due mondi, quello interiore e quello esterno: nessuno dei due lascia più tracce sull'altro. Entrambi continuano ad esistere, ma ciascuno va per la sua strada."
I concetti di mondo interiore ed esterno, Dick li elaborerà più tardi, nel 1965, nel testo "La schizofrenia e il Libro dei Mutamenti" pubblicato su una rivista. Per i due mondi (interiore ed esterno) ora usa due termini greci: "idios kosmos" e "koinos kosmos", dove il primo indica il mondo privato attinente all'infanzia che, a poco a poco con l'adolescenza, l'individuo impara a mediare con il secondo, il mondo condiviso. La schizofrenia consisterebbe nell'incapacità di armonizzare i due mondi. Dick nega che lo schizofrenico voglia evadere dal mondo reale per rifugiarsi in un mondo di fantasia. Parlando, forse, di sé stesso afferma che
"La fatale comparsa della schizofrenia, intorno ai diciannove anni, non è una fuga dalla realtà. Al contrario, è l'esplosione della realtà intorno a lui, la presenza, e non l'assenza, di una prossimità con essa".
Nello schizofrenico, secondo Dick, l'idios kosmos si dilata in maniera abnorme e assorbe il sistema di relazioni e significati del koinos kosmos, forzandoli e ricomponendoli senza alcun principio organizzativo.
Un altro elemento non va trascurato: il tempo.
"Ciò che distingue l'esistenza dello schizofrenico da quella che al resto di noi piace credere di condurre è l'elemento del tempo. Lo schizofrenico vive tutto subito e simultaneamente, che lo voglia o no l'intero film l'ha già travolto, mentre noi lo osserviamo scorrere un fotogramma alla volta. Dunque per lui la casualità non esiste, Per lui, in ogni situazione, domina , invece, il principio connettivo a-casuale che Wolfgang Pauli ha chiamato sincronismo."
Tuttavia, esiste un'altra faccia della medaglia, un'ambivalenza che in "La trasmigrazione di Timothy Archer" (1982) gli fa mettere in bocca ad un alieno chiamato Eliogabalo (ogni riferimento ad Artaud è voluto!)
"Lo scopo della vita è un mistero, dunque il modo di raggiungerlo è nascosto agli occhi delle creature viventi. Chi può dire se gli schizofrenici non sono nel giusto?"
Come se la schizofrenia avesse a che fare con il "significato", quello che, secondo l'alieno Eliogabalo, "giace in una notte scura senza fine, l'abisso". Ed il folle entra in contatto con qualcosa che non sa cosa sia e da dove venga. Un significante che non sa collegare ad un significato.
Ma anche la paranoia, secondo molti studiosi, è un aspetto della schizofrenia. E, in Dick, la paranoia arriva, e spariglia tutte le carte!
E così Dick è capace di arrivare fino a ...Bruno Bluthgeld, il fisico ungherese che in "Cronache del dopobomba" (1965) ha sperimentato una dilatazione dell'ego così estrema da credere di essere l'unico responsabile di tutto ciò che accade. Nel suo delirio, interpreta l'olocausto nucleare come una misura difensiva che è stato costretto a prendere per punire coloro che complottavano contro di lui.

Vero? O falso?

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