lunedì 9 febbraio 2009

Attualità




Ad andare a spulciare nella storia del cinema, ne vengono fuori - come dire - delle belle!
I sonni turbati della borghesia americana, agli albori del cinema muto, si riversano in una serie di pellicole dove l'immigrato (italiano) è chiamato ad incarnare le peggiori paure per una conflittualità sociale che, grazie ad organizzazioni operaie come l'IWW, si fa sempre più dirompente. L'eco delle lotte e degli scioperi duri, come quello di Lawrence guidato da Arturo Giovannitti e Joseph Ettor, crea l'immagine dell'agitatore italiano, o del bombarolo, sempre italiano, da consegnare al cinema. Si comincia, nel 1912, con le commedie come "Bum and a Bomb" e "Mutt and Jeff and the Italian Strikers" e, soprattutto, con "The Strike" di Alice Guy Blaché, dove gli operai in sciopero decidono di far saltare in aria la fabbrica.
Nel 1913, in "The District Attorney's Conscience", l'anarchico italiano Tony Gazeco viene condannato a morte, senza prove certe. Sempre nel 1913, in "Giovanni's Gratitude" si raggiunge il massimo: il ragazzo italiano che vende i giornali viene recuperato dalla strada ad opera del buon industriale americano, e il ragazzo dimostra tutta la sua gratitudine facendo saltare in aria, con una bomba, i connazionali che la volevano usare contro il benefattore (anche se non è chiaro se si trattasse di anarcosindacalisti o di mafiosi, ma non importa).
L'intercambiabilità fra gangster e agitatori è all'ordine del giorno nel cinema di quegli anni!
Di solito, i film dedicati agli anarchici propongono agitatori russi, ma gli italiani arrivano buoni secondi nello stereotipo. Come una bomba pronta ad esplodere, il nichilista italiano è in agguato, sugli schermi!
In "Called Back" di Otis Turner, del 1914, due nichilisti italiani rubano un'eredità e seminano bombe fra Londra, Venezia e la Russia. Vengono entrambi acciuffati e puniti, finendo uno in Siberia e l'altro ucciso dalla polizia britannica.
In "The Bomb Throwers" del 1915, un suonatore di organetto viene arruolato dai "gangster" rivoluzionari per mettere una bomba negli uffici del "District Attorney" (il pubblico ministero dei telefilm di Perry Mason, per intendersi!), ma dal momento che sua figlia potrebbe essere coinvolta nell'esplosione lancia l'ordigno contro i suoi sobillatori.
In "The Perils of Secret Service!, del 1917, gli anarchici progettano addirittura la guerra batteriologica.
L'idea dell'italiano come trouble-maker impegnato nella partecipazione alle lotte sindacali pervade un film come "The Wop", del 1913, scritto da Gardner Sullivan: Luigi, in miseria a cuasa di uno sciopero cui non voleva partecipare, viene arrestato e condannato per aver rubato del carbone, mentre il ricco industriale, fuggito con i soldi degli operai, subisce una mite condanna. L'italiano vorrebbe vendicarsi uccidendo il giudice che l'ha condannato ma si ferma davanti alla propria figlia adottata dal magistrato. Così il proletario italiano viene privato perfino della ... prole.
Tutti questi film non trattano di giustizia sociale ma di "redenzione morale dell'individuo", costruendo "morality tales" intorno all'assimilazione e all'integrazione dell'immigrato, fregandosene allegramente delle sue condizioni di vita.
La comunità italo-americana costituisce un mistero per la società "wasp" che è incapace di comprenderne la mentalità e si risolve, nel cinema in questo caso, in soluzioni narrative semplicistiche e moralistiche: solo gli affetti familiari riescono ad allontanare dall'immagine dell'italiano criminale. Anche quando non è malavitoso, o rivoluzionario, l'italiano è preda delle passioni e facile alla violenza, geloso e/o vendicativo. D.W. Griffith, nel 1910, in "The Italian Barber" tratta di gelosia e racconta di un barbiere italiano "suscettibile di cardiacal-intoxication" che si innamora della ragazza dell'edicola (interpretata da Mary Pickford).
In questi anni, il cinema americano sta allargando considerevolmente la sua base di pubblico e deve barcamenarsi tra due "mercati", evitando di irritare gli immigrati, da una parte, e "rieducando", dall'altra, la media borghesia, in modo graduale, senza scontrarsi frontalmente con i suoi pregiudizi. Così, nei finali, non si rende giustizia, né si risarcisce l'immigrato, pur avendone messo in scena le traversie.
Il che è come dire che si dà per scontato che ci sono delle disgrazie o, forse, delle ingiustizie, ma è ancora troppo presto per prendere provvedimenti!

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