martedì 28 novembre 2023

«Abbracciamoci»; l’ha detto la Radio !!

Guillamón, Agustín: Barcellona, maggio 1937, Syllepse Editions

Questo libro offre una nuova visione, inedita, degli avvenimenti del maggio 1937, originale e del tutto diversa da quella ci è stata proposta, fino ai nostri giorni, la storiografia accademica. Questa visione, si basa soprattutto su un rigoroso lavoro di ricerca negli archivi riguardo la vicenda di cui si parla, e su delle interviste fatte ad alcuni dei suoi protagonisti. Non è un "libro di libri" - uno di quei soliti libri imbevuti fatti di stralci e di dati presi da altri libri, che ci vengono poi propostici dalle case editrici commerciali. Quello che abbiamo qui, è un resoconto completo, se non addirittura insperato, di tutti i fatti ed eventi che hanno avuto luogo durante i sanguinosi giorni che vanno dal 3 al 7 maggio a Barcellona, qui raccontati dal punto di vista degli insorti che ne furono protagonisti, attraverso una documentazione rigorosa e indiscutibile. Le novità sono numerose, rimaste sconosciute prima della pubblicazione di questo libro, e che sicuramente d'ora in poi verranno riprodotte, e irrimediabilmente fraintese in quello che è il piccolo mondo plagiario del copia/incolla accademico. Anche se qui di seguito, viene dato un breve riassunto del libro, inevitabilmente, esso non potrà certo contenere tutta la freschezza, la complessità e la ricchezza dell'opera vista nel suo insieme.

È il 4 marzo 1937, quando, a partire dai decreti della Generalitat [Governo Autonomo della Catalogna], viene creato un Corpo Unico di Sicurezza (formato dalla Guardia d'Assalto e dalla Guardia Civile) e viene annunciato che in breve tempo verranno sciolte le Pattuglie di Sorveglianza. Immediatamente, questi decreti causano la riorganizzazione dei Comitati di Difesa - rimasti fino a quel momento in letargo - provocando così le dimissioni dei consiglieri della CNT [i ministri della Generalitat facenti parte della CNT], e dando luogo a un grave crisi di governo. Il 27 aprile 1937, l'assassinio di Antonio Martín, a Bellver de Cerdanya, porta alla rottura dell'accordo che era stato così faticosamente ottenuto. Manuel Escorza mette subito in allerta i Comitati di difesa; rivelando delle informazioni che riguardavano l'attuazione di un imminente colpo di Stato da parte del blocco controrivoluzionario. Manuel Escorza fa scoccare la scintilla, ma tuttavia si oppone a una rivolta, che considera prematura, poiché non  ha alle spalle una sufficiente preparazione, ed priva sia di obiettivi che di un adeguato coordinamento. La provocazione viene messa in atto il 3 maggio: quando lo stalinista Eusebio Rodríguez Sala prende d'assalto la centrale telefonica - con l'effetto di mobilitare subito I Comitati di difesa, i quali nel giro di due ore dichiarano uno sciopero rivoluzionario, prendono nelle loro mani il controllo di tutti quartieri operai, ed erigono barricate nel centro della città e in tutti i punti strategici. I Comitati superiori della CNT (a quel tempo rappresentati da Dionis Eroles e da Josep Asens) provano a cercare di controllare i Comitati di difesa; senza però alcun successo, e vengono sopraffatti. È la mattina del 4 maggio, quando Julian Merino, segretario della Federazione Locale (Barcellona) della FAI, convoca una riunione del comitato regionale della Catalogna, nel corso della quale riesce a formare un Comitato rivoluzionario segreto della CNT (composto da Julian Merino, Lucio Ruano e il sergente Manzana) e a creare due commissioni - una in Plaza España e un'altra al Centre-Parallèle - incaricate di coordinare ed estendere la lotta nella strada. Nel corso della stessa riunione, una delegazione della CNT, guidata da Santillan, viene incaricata di recarsi al Palazzo della Generalitat per negoziare una via d'uscita da questa situazione, mentre, nel frattempo Ruano aveva già piazzato i cannoni di Montjuic in Piazza San Jaime. In tal modo, così facendo, La CNT si dispone a giocare un doppio gioco: insurrezionalista e negoziatore. E tutto questo, nel mentre che Companys (il presidente della Generalitat) e Comorera (il segretario del PSUC) continuano a portare avanti il solito vecchio gioco della provocazione, con il chiaro intento di annientare gli insorti, e indebolire allo stesso tempo la CNT, in modo da poterla cancellare e formare così un governo forte. È il pomeriggio del 4 maggio, e gli operai di Barcellona - armati sulle barricate e pronti a dare battaglia - non sono ancora stati sconfitti, né dal PSUC (comunisti stalinisti), né dall'ERC (Sinistra repubblicana), né tantomeno dalle forze dell'ordine del Governo della Generalitat.

Questi lavoratori finiranno per arrendersi solo ai messaggi pacificatori che venivano trasmessi alla Radio. Il tentativo rivoluzionario di coordinare e dare un chiaro e preciso obiettivo all'insurrezione, così falliva. Nel momento in cui tutta la città di Barcellona traboccava di barricate, gli operai armati venivano sconfitti e umiliati dalle prediche radiofoniche dei Comitati superiori della CNT; e soprattutto, più in particolar modo, dal discorso degli «ABBRACCI» di Joan García Oliver, il quale attraverso la Radio continuava a chiedere agli operai sulle barricate di scendere, abbandonare la lotta e andare ad abbracciare come fratelli le Guardie d'assalto. È il 5 maggio, verso mezzogiorno, quando Sesé, segretario dell'UGT, viene colpito da un proiettile sparato dalla barricata del Syndicat des Spectacles della CNT, allorché l'automobile su cui viaggiava rifiuta di fermarsi al posto di blocco della barricata. Sesé, avrebbe dovuto assumere la carica di consigliere del Governo della Catalogna, in qualità di Ministro della Generalitat. Per ritorsione, Companys ordina all'aviazione di bombardare ripetutamente le caserme e gli edifici che erano in mano alla CNT. Gli Amici di Durruti diffondono un volantino nel quale si cerca di dare degli obiettivi concreti all'insurrezione: sostituire immediatamente la Generalitat con una Giunta rivoluzionaria; condanna altrettanto immediata di coloro che sono stati gli autori della provocazione (Rodríguez Sala e Artemi Aguadé); socializzazione dell'economia, costituire un affratellamento con i militanti del POUM, ed altro. Subito, i Comitati superiori sconfessano  questo volantino, il quale era riuscito a rilanciare la lotta sulle barricate. Il 5 e il 6 maggio la lotta nelle strade è al culmine. Il blocco contro-rivoluzionario segue le istruzioni che vengono della Radio e della Stampa, e per consolidare le sue posizioni tenta di abbattere, o di spingere ad abbandonare, le barricate. I rivoluzionari riprendono allora a combattere e tornano sulle barricate. Il 7 maggio, appare ormai chiaro che la rivolta è fallita. Gli operai incominciano a smantellare le barricate. Le truppe inviate da Valencia marciano lungo la Diagonal, occupando la città. Nei giorni successivi, i Comitati superiori della CNT cercarono di occultare ciò che era accaduto, ritoccando i verbali che venivano redatti; cercando in definitiva di evitare il più possibile la prevedibile repressione che sarebbe stata attuata, da parte degli stalinisti e del governo, contro la loro organizzazione, e contro i suoi protagonisti più in vista. Il necessario capro espiatorio che avrebbe dovuto caricarsi tutto sulle spalle, sarebbe stato il POUM. Se dovessimo riassumere in una sola frase il maggio '37, allora bisognerebbe spiegare che gli operai armati del tutto determinati sulle barricate, sono stati sconfitti dagli appelli di «cessate il fuoco!» trasmessi dalla Radio. La rivolta di Barcellona venne sconfitta grazie alla Radio.

Conclusione
Per la prima volta nella storia, un'insurrezione ha avuto inizio, protraendosi, contro la volontà dei capi dell'organizzazione alla quale apparteneva la stragrande maggioranza degli insorti. Ma anche se un ammutinamento può persino essere improvvisato, bisogna dire che una vittoria non può esserlo affatto (Escorza); e può esserlo ancor meno nel momento in cui tutte le organizzazioni operaie antifasciste - dall'UGT ai Comitati superiori della CNT - si mostrano ostili al proletariato rivoluzionario. I Comitati superiori misero in atto un doppio gioco: nel mentre che, da una parte, consentirono che venisse formato un Comitato Rivoluzionario della CNT, simultaneamente crearono anche una Delegazione che, in quanto CNT, si recava al Palazzo della Generalitat, a negoziare. Poi, ben presto, strapparono la carta dell'insurrezione per poter così scommettere su quel cessate il fuoco che gli assicurasse il loro futuro come burocrati. Così facendo, L'UGT e i Comitati superiori della CNT, l'ERC e il governo della Generalitat, gli stalinisti e i nazionalisti riuscirono a trasformare quella che avrebbe potuto essere una magnifica vittoria militare dei rivoluzionari - che era a portata di mano (secondo Julián Merino della FAI e secondo Rebull del POUM) - in una disastrosa sconfitta politica che aprì la strada a una feroce repressione. Lo hanno fatto tutti insieme - ma in modo diverso - svolgendo efficacemente il loro ruolo. Gli Stalinisti e i repubblicani direttamente sulle barricate della controrivoluzione. Gli Anarco-sindacalisti e Poumisti nell'ambiguità di «sembrare senza sembrarlo del tutto», di «dichiararsi rivoluzionari senza esserlo»; i primi consigliando la fine della lotta e raccomandando l'abbandono delle barricate; i secondi praticando l'«audacia» nel seguire i primi. Due piccole organizzazioni, gli Amici di Durruti e la SBLE (Sezione Bolscevico-Leninista di Spagna), avrebbero cercato di evitare la disfatta e di fornire all'insurrezione obiettivi chiari e precisi. Il proletariato barcellonese, essenzialmente anarchico, si è battuto per la rivoluzione, perfino contro le sue stesse organizzazioni e contro i propri dirigenti, in una lotta che aveva già perso nel luglio del 1936, allorché lasciava in piedi l'apparato statale e sostituiva alla lotta di classe il collaborazionismo e l'unità antifascista. Ma esistono alcuna battaglie che, per quanto perse, devono essere comunque combattute per il bene delle generazioni future, senza avere altro obiettivo se non quello di mostrare chi è chi; da che parte della barricata si trovano gli uni, dove si collocano gli altri, in modo da riuscire così a determinare i confini di classe, la strada da seguire, e gli errori da evitare.

- Agustín Guillamón -Pubblicato il 26/11/2023 su Pantopolis -

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