venerdì 17 novembre 2023

Lula, Roberto Schwarz. Insomma, il Brasile…

Scrive @Marcos Barreira su Facebook, a proposito di Lula e di una recente intervista a Roberto Schwarz [N.d.T.: Colui che ha portato "la peste" Robert Kurz in Brasile!!], apparsa sulla rivista "Margem Esquerda" del I semestre 2023:

« Ho letto con un certo ritardo l'intervista di Roberto Schwarz sul n. 40 di Margem Esquerda. Tutta la parte iniziale tratta di alcuni dettagli biografici, e costituisce una sorta di antologia di  aneddoti. Poi la conversazione si sposta sugli anni '60 e '70, focalizzandosi sull'influenza decisiva che ha avuto il golpe del '64 in Brasile. Niente di nuovo. Ma è nella parte finale che le cose si fanno più interessanti, quando si affronta l'attuale contesto sociale e politico (diciamo, della "Era Lula"), con quella che  il critico identifica come una mutazione che c'è stata nella "questione nazionale": per cui "l'istanza nazionale oggi non è più in grado di realizzarsi pienamente". E questa situazione - al di là delle ideologie sviluppiste o dei modelli socialisti di modernizzazione - esigerebbe un'analisi della "formazione sociale". Così, in quello che è lo scontro ideologico immediato, le alternative  sarebbero - per così dire - del tutto scollegate dalla realtà del capitale mondiale. Detto ciò, è però compito del critico "dire come stanno le cose"; e questo dovrebbe essere vero tanto per la politica di tutti i giorni, quanto per quelle che si configurano come false alternative... "e poi sarà come vuole Dio!".

A partire da questo suo quadro, Schwarz comincia poi a fare delle lusinghiere considerazioni riguardo Lula, visto come figura centrale nella politica brasiliana, criticando nei discorsi di sinistra quello che sarebbe solo un "radicalismo astratto", la cui radice è il "dottrinarismo". E qui sottolinea la differenza tra l'indipendenza dell'intellettuale e l'impegno del politico. Vengono così definiti, e da lui delimitati, anche quali siano i campi della mediazione teorica e pratica, da una parte, e quelli dell'immediatezza, dall'altro.

Questa mediazione è profondamente radicata nella realtà nazionale eppure, allo stesso tempo, rappresenta ancora una promessa che – per ragioni non nazionali – non può tuttavia essere mantenuta. Così, non essendoci a portata di mano alcuna alternativa, ecco che allora il critico sembra accontentarsi di questa sorta di politica di "non realizzazione", la quale, proprio per questo, non può andare a finire bene. L'elogio esagerato, che viene fatto di Lula, svolge una sua funzione politica immediata; e non teorico-critica. In tal modo, Roberto Schwarz formula così una mediazione pratica, ma lo fa SENZA TEORIA, senza quell'indipendenza della critica che però egli stesso reclama. Così, rifiutare quello che sarebbe il dottrinarismo dei radicali, appare come se fosse un’immediatezza "pratica"; ma tutto ciò è ovviamente del tutto CONSAPEVOLE: "in mancanza di una via d'uscita, non ci rimane che sperare in una ambito ristretto"!

Ora, a questo punto dell'intervista, dovrebbe subentrare quella che viene avvertita quasi come un'assenza nella conversazione, ovvero il dialogo tra i due Roberto (Schwarz e Kurz). Invece, al contrario, ecco che tutta questa immediatezza pratica sfocia in una sorta di "realismo" al collasso, il quale realismo non può più contare sulla "realizzazione" delle aspirazioni nazionali, o democratiche.
E tutto ciò avviene nel mentre che l'intervistatore sta cercando di riportare la riflessione di Schwarz lungo gli assi della storia della sinistra (Gramsci, Brecht...). Ma il critico rifiuta questo arretramento e va in contropiede: "Ho letto poco Gramsci... Non mi entusiasmava per niente"; e qui la sua posizione è addirittura perfino post-brechtiana, dal momento che "il brechtianesimo presuppone la conoscenza di quale sia la via d'uscita, così come formulata dai classici della sinistra". E rincara la dose: "dopo i fallimenti storici del socialismo reale", "la sinistra non vede come si possa uscire dal capitalismo". Le manca il "coraggio di fare un passo avanti". E questo passo, tuttavia, non è immediatamente politico, e non è neppure un passo "di superamento"; qui Schwarz non sta più parlando a nome di una qualche astrazione (di un "noi" indeterminato, o di una classe-soggetto dottrinale), ma sta parlando di sé, per sé, in prima persona: "Per l'intellettuale, un impegno che sia indipendente, e il più critico possibile, è essenziale". E pertanto riguarderebbe, allora, solamente la posizione del critico, la quale è molto limitata, anche se non è necessariamente solo individuale? Un atteggiamento, il suo, apparentemente adorniano, se non fosse per quella reiterata volontà di voler fare un "salto nel buio", in modo da poter così guadagnare "una posizione avanzata in grado di attuare un superamento". E di questa critica, fa parte anche il suo pensiero relativo alle mediazioni, il quale rimane ancora limitato a un "ambito" molto ristretto. Forse la sintesi della posizione di Schwarz è che: non c'è una soluzione dottrinale immediata alla crisi della sinistra.  Ed è proprio questo a fare arrabbiare molti dei suoi ammiratori.

@Marcos Barreira - Pubblicato il 7 settembre 2023 su Facebook -

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