lunedì 29 aprile 2024

Il modo di produzione bellico-“schiavile” !!??!!

Canfora & Ieranò ci raccontano come in Grecia e nell'antica Roma esistesse già la Merce; e che quella più preziosa sarebbe stata la cosiddetta forza lavoro!!! Non contenti, usando addirittura «l'oscuro Eraclito» (sic!), ci spiegano - soprattutto a chi come me non ritiene che le civiltà antiche costituissero un capitalismo in embrione - che quella preziosa merce avrebbe costituito la base di una (indovinate cosa?!?? ma certo): l'Economia, la quale sarebbe stata la base di un modo di produzione che, a partire dalla guerra – indispensabile a procacciarla; non si capisce perché non allevarla invece!!?? Tutto questo sembra quasi tradire il desiderio dei due brillanti teorici che una società così, data l'infrazione migrante, potrebbe anche costituire una sorta di perfezionamento, dando continuità così a questo nostro splendido capitalismo che muore, che non sa che farsene dei superflui.

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«In tempi schizzinosi una diagnosi quale “le società antiche greca e romana erano slave societies, società schiavistiche” veniva accolta, come relitto paleo-marxista, con ironica condiscendenza. È perciò confortevole – a rettifica delle storture dovute alle mode – leggere, in un insospettabile e rigoroso repertorio scientifico, Der Neue Pauly (volume XI, Stuttgart-Weimar 2001), quella ben fondata diagnosi, addirittura reiterata più volte: nella voce Commercio di schiavi (Sklavenhandel), firmata da Paul Cartledge (col. 621), e nella voce Schiavitù in Grecia (Sklaverei, III, Griechenland), firmata da Hans-Joachim Gehrke (col. 627). Gli adoratori delle mode si mettano l’animo in pace. La struttura fondamentale delle società antiche, cioè il basamento schiavistico, ha varie implicazioni: la più rilevante è il nesso strettissimo con la guerra».

Partendo da una lettura dei documenti e delle fonti, priva di pregiudizio e coltissima, lo storico e filologo Luciano Canfora ha la capacità di rendere sorprendenti e piacevoli (e il più delle volte anche attuali) gli argomenti antichistici di cui scrive. Qui la sua lente si sofferma sul «modo di produzione bellico». È descritto il circuito guerra-rapina-guerra su cui si fondavano le economie schiavistiche e imperialistiche della Grecia e di Roma. Un meccanismo che portava una sua autodistruttiva contraddizione interna. E non poche volte i testimoni del tempo che Canfora rilegge, la rilevavano e denunciavano.

(dal risvolto di copertina di: Luciano Canfora, "Guerra e schiavi in Grecia e a Roma. Il modo di produzione bellico". Sellerio, pp.128, €13)

Atene e Roma combattevano per la merce più preziosa: gli schiavi
- di Giorgio Ieranò -

«Senza gli schiavi, ventimila ateniesi non avrebbero potuto deliberare tutti i giorni sulla pubblica piazza», scriveva Benjamin Constant nel suo “Discorso sulla libertà degli antichi comparata con quella dei moderni" (1819). Un approccio realistico al mondo dell'antica Grecia che implicava una visione critica della tanto celebrata democrazia di Atene. La critica però diventa elogio, alcuni decenni più tardi, nelle parole di Thomas Cobb, generale dell'esercito confederato durante la guerra civile americana, morto combattendo i nordisti a Fredericksburg. Cobb scriveva, infatti, nel suo "Historical Sketch of Slavery"(1859): «Lo schiavismo è un elemento essenziale in una vera repubblica, per preservare una perfetta eguaglianza tra i cittadini e per far crescere e incoraggiare lo spirito di libertà». Si parla,ogni tanto, di «abuso» degli antichi. Ma ci sarebbe da chiedersi se quello di Cobb fosse davvero un «abuso»: gli ateniesi del tempo di Pericle o i romani dell'età di Giulio Cesare, probabilmente, si sarebbero riconosciuti pienamente nelle sue parole. Il tema dello schiavismo nel mondo antico è discusso da tempo. Negli ultimi decenni, attenuatosi anche l'influsso della dottrina marxista sugli studi storici, si è talvolta cercato di sfumare la visione proposta da grandi storici come Moses Finley che individuava in Atene e Roma due «società schiavili» (slave societies) in cui il ricorso alla manodopera servile era largamente diffuso e fondamentale per sostenerne la struttura. Ma in questo libro Luciano Canfora, con il suo straordinario rigore filologico e con la sua visione non consolatoria del mondo antico, rimette al centro il grande tema della schiavitù. Insistendo soprattutto su due motivi: la connessione tra guerra e schiavitù e il numero impressionante degli schiavi, variamente attestato da testimonianze antiche sulle quali molti storici moderni hanno esibito un non giustificato scetticismo.

Per il primo tema, schiavi e guerra, suggerisce Canfora, basterebbe iniziare leggendo Omero. Tutta la trama dell'Iliade nasce, del resto, dalla contesa tra Achille ed Agamennone intorno a due schiave di guerra. Che la conquista di una città, oppure le razzie piratesche in cui i greci, come i fenici o gli etruschi, si distinguevano fin dai tempi più remoti, servissero anche per rifornirsi di manodopera servile è nozione ovvia nei poemi omerici. E non è un'invenzione poetica ma un tratto realistico. Si leggano, per esempio, le parole di Ettore ad Andromaca in uno dei passi più celebri dell'Iliade. L'eroe troiano ha ben chiara la visione di cosa lo attende dopo la sconfitta. Sa che lui e gli altri guerrieri cadranno in battaglia ma prefigura anche il destino di sua moglie: «Io penso a te, a quando qualcuno degli Achei vestiti di bronzo ti priverà del giorno della libertà e ti trascinerà via in lacrime; a quando in Argo dovrai tessere stoffe per un'altra donna o porterai acqua dalle fonti, contro il tuo volere, costretta dalla dura necessità; e forse qualcuno dirà vedendoti piangere: "È la sposa di Ettore che fra i Troiani domatori di cavalli era il più forte quando si combatteva intorno a Ilio". Ma possa io morire,possa ricoprimi la terra prima che ti sappia trascinata in schiavitù». Vari episodi della storia greca, evocati da Canfora, confermano questa realtà. Per esempio, nel 416 a. C., la vendita sul mercato degli schiavi di tutte le donne e i bambini dell'isola di Melo, schiacciata dagli ateniesi. Del resto, lo diceva anche Eraclito, per una volta almeno con parole tutt'altro che oscure: «La guerra (polemos) è padre di ogni cosa, è il re di ogni cosa. E la guerra che ha reso alcuni schiavi, altri liberi».

Ma quanti erano effettivamente gli schiavi nelle società antiche? Le testimonianze concordano sul fatto che il loro numero era alto. L'oratore Lisia diceva che «tutti gli Ateniesi posseggono schiavi». Una circostanza che, scrive Canfora, sembra confermata anche da una commedia di Aristofane, il Pluto, dove il protagonista, Cremilo, sebbene afflitto dalla povertà,ha tuttavia almeno due schiavi. Del resto, Tucidide racconta che, nel 413 a. C., approfittando dell'invasione spartana nel territorio dell'Attica, ben ventimila schiavi fuggirono da Atene. Mentre, secoli più tardi, stando alla testimonianza di Tito Livio, i romani razziarono addirittura 150mila schiavi dall'Epiro. Nel mercato di schiavi dell'isola di Delo, uno dei centri commerciali più importanti del mondo antico, secondo il geografo Strabone, si arrivava del resto a vendere decine di migliaia di schiavi in un solo giorno. Non c'è motivo, dice Canfora, di dubitare di queste cifre, come spesso si è fatto. Ci si può così rendere conto anche della dimensione reale delle cosiddette guerre servili che spesso afflissero il mondo romano (culminando nella celebre rivolta di Spartaco). Guerre in cui, secondo un altro erudito, Ateneo, morì più di un milione dischiavi. Un libro, insomma, quello di Canfora, che non è solo un esercizio avvincente di critica filologica e di ricostruzione storica, ma anche un antidoto al fiume di melassa classicistica che, spesso, nella pubblicistica corrente, avvolge la realtà del mondo antico.

- Giorgio Ieranò - Pubblicato su Tutto Libri dell'11/11/2023 -

Il sesso del capitalismo !!

Una breve storia della critica del valore basata sugli scritti di Robert Kurz, tratta da:        Anselm Jappe, Sous le soleil noir du capital, Crise & Critique, 2021:

«Il fatto che le attività dissociate non producano direttamente valore non significa che costituiscano una dimensione "libera" o "non reificata": esse svolgono un ruolo ausiliario per il lavoro astratto e ne conservano l'impronta. In concreto, il "lavoratore" maschio non sarebbe in grado di creare valore se non avesse una moglie che si occupa del suo benessere, dei lavori domestici e dell'educazione dei figli. Il valore è quindi strutturalmente "maschile", anche se le donne possono produrre valore e talvolta persino comandare la sua produzione. Secondo la critica della dissociazione del valore, la società del valore e del lavoro si basa, storicamente e logicamente, su una logica di esclusione: sono considerati "soggetti" a pieno titolo solo coloro che hanno interiorizzato completamente la mentalità del lavoro e i suoi corollari - autodisciplina, razionalità, durezza verso se stessi e gli altri, spirito di competizione, ecc.; questo si chiama "dissociazione".

Il soggetto "maschio" e il non-soggetto "femmina" sono costituiti sul piano della soggettività proprio da questa dissociazione-valore. Sul piano socio-psichico, la dissociazione non riguarda solo le donne.  Per poter sopravvivere ed essere competitivo nel mondo delle merci e del lavoro, della politica, della scienza e dello Stato, il soggetto maschile socialmente dominante deve interiorizzare i vincoli sociali oggettivi, attraverso l'auto-violenza e l'autodisciplina, in modo da rendersi adatto al funzionamento di questo universo. Un processo questo che farà del suo genere il "sesso del capitalismo". In questo processo di soggettivazione, l'uomo assume la forma del soggetto moderno. Egli è pertanto il soggetto della conoscenza e della volontà, ed è soprattutto, sul piano logico e storico, il soggetto economico e il soggetto politico - homo economicus e homo politicus - e infine è anche il soggetto che imbriglia e domina la natura. Ma egli può diventare questo soggetto dominante solo al prezzo di una dissociazione interna: il maschio deve espellere e reprimere tutto ciò che non può assumere la forma del lavoro e del valore, e attribuirlo esternamente al non-soggetto dell'Altro: la donna e il non-bianco, lo zingaro e il superfluo. E questo processo di espulsione e repressione di tutto ciò che è dissociato sarà costituito anche dalla paura del suo ritorno, che può sempre trasformarsi in odio per le donne, paura della de-mascolinizzazione e così via. Pertanto, l'esclusione delle donne, dei non bianchi e degli altri soggetti "minori" non è stata una "incongruenza" all'interno di una logica del valore vuota di contenuti e che, in base al suo principio, avrebbe dovuto abbracciare il mondo intero e un giorno avrebbe potuto farlo; al contrario, questa esclusione è stata costitutiva fin dall'inizio, anche se le sue forme empiriche sono cambiate molto dall'Illuminismo.

(...) Pertanto, nessun programma di emancipazione può basarsi sul lavoro, in quanto il lavoro non ha mai coinciso con l'attività produttiva umana, con quel "metabolismo con la natura" (Marx). Il lavoro, come forma sociale, rappresenta una "astrazione reale", che riduce tutti le azioni sociali a espressioni quantitative fatte della stessa sostanza sociale senza contenuto, e che mira solo alla sua accumulazione. Nella misura in cui la produzione non serve a soddisfare i bisogni, ma ha il solo scopo di trasformare cento euro in centodieci - e poi in centoventi - il processo può essere definito "tautologico": esso serve solo perché così si può passare da una cosa all'altra - ma su una scala sempre più grande - consumando energie umane e risorse naturali in un dinamismo sempre più cieco. La valorizzazione del valore si impone quindi sia agli attori sociali che agli stessi capitalisti. Credere nell'esistenza di un grande controllo occulto esercitato dai capitalisti costituisce solo un modo per rassicurare sé stessi. La verità è assai più tragica: non esiste nessuno che controlli questo meccanismo autoreferenziale il quale sacrifica il mondo concreto a un'astrazione feticizzata che deve crescere continuamente. Per la stessa ragione, ogni critica moralistica del capitalismo risulta inutile; e questo anche se nessuno è obbligato a trovare simpatici i grandi e piccoli "ufficiali e sottufficiali del capitale" (Marx).

I conflitti tra le classi sociali, e soprattutto il conflitto tra i proprietari dei mezzi di produzione e i venditori di forza-lavoro, tra i detentori di capitale fisso e i detentori di capitale variabile, tra i proprietari del lavoro nella sua fase viva e quelli che lo detengono nella sua fase morta, svolgono ovviamente un ruolo rilevante. Ma non costituiscono né l'essenza del capitalismo né il fondamento primario della sua dinamica immanente e autodistruttiva. Tutti questi fenomeni non sono altro che le forme concrete, visibili e storicamente variabili in cui ha luogo l'accumulazione tautologica del valore. Le lotte sociali classiche ruotavano intorno alla spartizione del plusvalore; l'esistenza del valore veniva presupposta come se fosse un "bene" neutrale, che doveva essere semplicemente catturato. Non si teneva quindi conto della distinzione essenziale tra ricchezza concreta - che può essere effettivamente espropriata - e valore astratto. Per abolire il valore occorre abolire il lavoro che lo crea: per questo non ha senso contestare il capitalismo in nome del lavoro. Ugualmente non avrebbe alcun senso contrapporre il buon lavoro concreto al cattivo lavoro astratto: persino se tutto il lavoro non dovesse più essere ridotto al dispendio di energia che lo caratterizza, ciò che rimarrebbe non sarebbe affatto il lavoro "concreto" ( tale categoria è essa stessa un'astrazione), quanto piuttosto una molteplicità di attività, ognuna legata a un obiettivo specifico - come accadeva nelle società precapitalistiche, che non conoscevano il termine "lavoro" in senso moderno.»

(Robert Kurz)

fonte: Palim Psao

domenica 28 aprile 2024

E se…

«Sam [Peckinpah], per me era pericoloso. Aveva il mio numero e io avevo il suo, e questo, per la relazione tra un attore e un regista, può essere pericoloso. Dal momento che era un ragazzino.» ( Lee Marvin, nato 100 anni fa, il 19 febbraio 1924).

In realtà, il rapporto professionale tra Marvin e Peckinpah si è limitato solo a due episodi televisivi (due telefilm, uno per "ROUTE 66", e uno per il "THE DICK POWELL THEATER", quest'ultimo era l'adattamento di un episodio di "THE WESTERNER"); oltre ad alcuni tentativi di collaborazione cinematografica che però non sono mai andati a buon fine. Pertanto, ci troviamo di fronte a uno dei tanti grandi scenari del «cosa sarebbe potuto essere», a partire dalle opere in cui hanno "quasi" collaborato; tra cui "vediamo":

1) Lee Marvin nel ruolo di Pike, in "THE WILD BUNCH" (che Marvin rifiutò, preferendo recitare in "PAINT YOUR WAGON", e anche perché considerava che "Il Mucchio selvaggio", fosse troppo simile a "THE PROFESSIONALS"); 2) Lee Marvin nel ruolo di Sam Potts, in "MAJOR DUNDEE" (una parte che poi andò invece a James Coburn); 3) Le Marvin avrebbe dovuto essere lo sceriffo Cottonmouth in “CONVOY” (ruolo che alla fine venne affidato a Ernest Borgnine); e 4) Il film L'EMPEROR OF THE NORD, che per Sam era un progetto passionale, ma che non riuscì mai a realizzare, e che alla fine venne interpretato proprio da Lee Marvin ed Ernest Borgnine, sotto la direzione di Robert Aldrich.

Detto questo, l'eredità cinematografica lasciata da Marvin rimane assai notevole: da Chino - il capo della banda di motociclisti "The Beetles" in THE WILD ONE (1953, al fianco di Marlon Brando; il cattivo del titolo, in THE MAN WHO SHOT LIBERTY VALANCE (1962); Charlie Strom in THE KILLERS (1964); il pistolero Kid Shelleen e il criminale Tim Strawn del suo doppio ruolo in CAT BALLOU (1965): quando vinse l'Oscar per questo doppio ruolo, disse: «Credo che metà di questo premio appartenga a un cavallo che ora si trova  da qualche parte nella Valley»; Rico Fardan in THE PROFESSIONALS (1966); il Maggiore John Reisman ne THE DIRTY DOZEN (1967); Ben Rumson in PAINT YOUR WAGON (1969); Walker in POINT BLANK (1967); e il Sergente in THE BIG RED ONE (1980).

Queste sono state solo alcune delle grandi interpretazioni di Marvin, un ex marine che ha combattuto ed è stato ferito a Saipan, prima di approdare a Hollywood e forgiare la sua carriera con alcuni dei più iconici personaggi hardboiled. A proposito della sua straordinaria carriera, Marvin ha dichiarato: «È la paura, forse, la più grande motivazione che esista. Ma, come ho detto prima, fingendo di non avere paura, puoi farla lavorare per te e portare così a termine il lavoro. Ogni attore è pieno di dubbi su sé stesso, e io non faccio certo eccezione. Se vedi queste paure in te stesso - e le metti a nudo - il pubblico può associarsi a te più profondamente che se cerchi di giocare sul sicuro e fingi di essere un duro invincibile. Mostrare la mia forza non è nulla; mostrare la mia debolezza è tutto. Suppongo che ci voglia un certo tipo di forza per ammettere le proprie paure, ma non credo proprio che sia qualcosa di più della semplice onestà».

È morto il 29 agosto 1987, all'età di 63 anni.

venerdì 26 aprile 2024

«Nous sommes tous des Juifs de Palestine» !!

Strumentalizzazione della strumentalizzazione, ovvero, la trappola dell’ingiunzione a non denunciare l'antisemitismo
- Le ebree e gli ebrei rivoluzionari -

Esiste una strumentalizzazione della lotta contro l'antisemitismo, messa in atto dalla destra e dall'estrema destra – e che abbiamo sempre denunciato - la quale consiste nell’utilizzare una presunta lotta all'antisemitismo a fini razzisti, e in particolare islamofobici o antipalestinesi. In modo che, nell'attuale contesto, si traduce nel criminalizzare le azioni a sostegno dei palestinesi, in nome della lotta all'antisemitismo, e negando i crimini commessi dallo Stato di Israele. C'è poi invece quella che potremmo definire come la "strumentalizzazione della strumentalizzazione", in atto soprattutto nei circoli della sinistra e dell'estrema sinistra, e perfino tra le nostre stesse fila. La quale strumentalizzazione consiste nel negare, minimizzare o banalizzare ogni denuncia contro l'antisemitismo con il pretesto che verrebbe strumentalizzato dalla destra e che significherebbe - in quella che è ormai una confusione pressoché totale – far sì che ogni denuncia dell'antisemitismo venga diretta contro i palestinesi. Di per sé, pertanto l'antisemitismo non avrebbe ormai più ragione di esistere (se non tra alcuni militanti di destra o di estrema destra) e verrebbe quindi utilizzato solo a fini razzisti, e/o per zittire il sostegno ai palestinesi. Tale retorica è pericolosa e ha delle conseguenze concrete. Perciò, per diventare "legittimi" e poter così essere ascoltati in merito alla causa palestinese, bisognerà (soprattutto se si è ebrei) minimizzare o relativizzare l'antisemitismo: si farà finta che non esista più, o che esso sia circoscritto all'estrema destra oppure che sia limitato a pochi detrattori, o meglio che sia solo "colpa di Israele". [...]

Si tratta di un'analisi che in realtà corrisponde più a un rapporto morale nei confronti della lotta all'antisemitismo ("non siamo noi, sono quelli di estrema destra"), per cui esso sarebbe residuale, o di una teoria reazionaria basata sullo scontro di civiltà, per cui il razzismo che prende di mira una minoranza non è altro che una reazione alle azioni del Paese a cui viene associato, a torto o a ragione. [...] Così, ogni tentativo, da parte dei gruppi di sinistra, di segnalare atti o dichiarazioni antisemite di qualsiasi tipo viene immediatamente accolto in maniera squalificante, con l'accusa di essere dei "traditori della lotta per la giustizia", ed essere dei "sionisti di sinistra". In tal modo, il termine "sionista" non si riferisce più a delle posizioni politiche rivendicate, ma diventa piuttosto un insulto rivolto a chiunque (in particolare agli ebrei!) si ostini a denunciare l'antisemitismo, che così facendo, fa solo il gioco della strumentalizzazione denunciata. Questa suddivisione fa del tutto perdere di vista quali siano le persone o i gruppi politici che si nascondono dietro le etichette "sionista" e "antisionista": si stringono alleanze con antisionisti reazionari o addirittura di estrema destra, mentre i gruppi ebraici di sinistra o di estrema sinistra, impegnati nei movimenti sociali e con una base teorica socialista, comunista o libertaria, vengono zittiti, insultati, molestati ed esclusi in quanto, non appena sollevano questioni di antisemitismo, vengono immediatamente bollati come "sionisti". [...] In tutto ciò, si possono ritrovare infatti tutti gli argomenti della Sionologia sotto Stalin, fino agli anni '80,la quale ha rappresentato una delle forme più macabre dell'antisemitismo moderno.

Ci rifiutiamo di cadere in questa trappola. Continueremo a denunciare tutte le oppressioni razziste, antisemite e reazionarie, continueremo a denunciare l'uso dell'antisemitismo a fini islamofobici, repressivi o antipalestinesi da parte della destra e dell'estrema destra, e ci rifiuteremo di rispondere all'ingiunzione geopolitica fatta alla minoranza ebraica in Francia. Riteniamo infine che continuare a lottare contro l'antisemitismo in quanto tale, come contro tutte le forme di razzismo, sia il modo migliore per combattere la "strumentalizzazione dell'antisemitismo". Infatti, se in questi ultimi anni, e ancor più in questi ultimi mesi, la Sinistra non fosse stata così permeabile nei confronti dell'esplosione dell'antisemitismo, e avesse preso sul serio la questione anziché negarla cercando continuamente appigli e alibi, forse ora non ci sarebbero così tante cose da "strumentalizzare". Facciamo pertanto appello all'onestà intellettuale, e a un'autentica convergenza delle lotte - anziché ai tentativi di divisione - perché sappiamo che la negazione di un'oppressione non rende affatto più legittima un'altra oppressione, e che l'abbandono della lotta contro un'oppressione non rende certo più efficace la lotta contro le altre oppressioni, piuttosto avviene il contrario.

- Juives et juifs révolutionnaires - 26 aprile 2024-

(può essere letto per intero, in francese, qui!)

mercoledì 24 aprile 2024

C'era molta foschia, nebbia, fumo o non so cosa...

Cristina Rivera Garza, nel suo libro "Había mucha neblina o humo o no sé qué" - un'indagine narrativa e saggistica su Juan Rulfo - mette in risalto, innanzitutto, il ruolo di lavoratore che Rulfo svolgeva; ossia le attività in cui si impegnava per ottenere denaro, mantenere la famiglia, etc. e, parallelamente, anche la sua disponibilità (che talvolta diventava quasi una necessità) a viaggiare per tutto il territorio interno del Messico. Su questo punto specifico, il Rulfo di Rivera Garza si avvicina (confondendosi) al Nikolai Leskov di Walter Benjamin, vale a dire, colui che compare nel suo saggio sul "narratore" (sullo "storyteller") dal momento che anche Leskov collegava lo svolgimento del proprio lavoro quotidiano alla letteratura : Rulfo & Leskov, viaggiando per lavoro (il primo era agente di vendita per la compagnia Goodrich-Euzkadi, il secondo faceva il commesso viaggiatore) ascoltavano delle storie, e di conseguenza entravano in contatto con quelle persone anonime in cui incappavano lungo la strada (e trasformando, poi, ciò che ascoltavano in scrittura, in narrativa, in un'opera). Pur tuttavia, l'approccio di Cristina Rivera Garza non è però tanto rivolto a Leskov e a Benjamin, quanto piuttosto a Kafka: Rulfo, come Kafka, viaggia costantemente per lavoro, e da questo confronto emerge un secondo asse di interesse: la tecnica & la tecnologia, le innovazioni nei dispositivi e nelle protesi, qualcosa che si può ritrovare anche in Kafka (il suo interesse per il cinema, per la macchina da scrivere Oliver 5 che usava per il lavoro), e anche in Rulfo. Così, Rivera Garza scrive che nel corso della sua vita Rulfo ha scattato più di settemila foto, di cui solo 500 sono state pubblicate (la pubblicazione del primo racconto di Rulfo è del 1945; la pubblicazione delle sue prime foto, del 1949, ha avuto inizio con una Leica 4 x 4 e successivamente ha proseguito anche con ben tre Rolleiflex 6 x 6, una delle quali era sta acquistata in Germania. Va detto, che l'attività fotografica di Rulfo, che era iniziata ben prima di quella letteraria, continuerà anche dopo il 1955, allorché avrebbe abbandonato la letteratura.

fonte: Um túnel no fim da luz

martedì 23 aprile 2024

Il 2° Livello di Homer Simpson !!!

Intelligenza Artificiale, la spinta finale all'automazione
- La diffusione capillare nella società del lavoro dei sistemi di intelligenza artificiale spingerà la sistemica contraddizione in processo del Capitale. fino alle estreme conseguenze  (IA e capitale, parte III)
di Tomasz Konicz [***]

«Internet? Ma quella cosa è ancora in giro?» - Homer Simpson, dicembre 1999 [*1]

All'euforia iniziale, quel che ha fatto seguito sono state disillusione e depressione. L'avvento di Internet, all'inizio del millennio, è stato preceduto da un clamore mediatico e si è accompagnato a una sorta di Bonanza speculativa sui mercati azionari delle società high-tech ("Neuer Markt", Nasdaq), dove l'industria di Internet è stata acclamata come un nuovo settore economico trainante, con milioni di piccoli risparmiatori diventati investitori in borsa (T-share, Infineon). Per mesi, talvolta, sui mercati azionari si sono viste nuove e sconosciute imprese IT valutate più dei giganteschi gruppi industriali come Daimler. Quando la grande bolla dell'high-tech è scoppiata, e ha cominciato a fallire tutta una serie di dubbie start-up, ecco che ha avuto inizio una fase di disillusione, in cui Internet veniva ridicolizzata come se si trattasse solo di una mera moda, quasi si trattasse solo di una rete per alcuni negozi virtuali. Eppure, non si può negare che l'industria di Internet abbia trasformato radicalmente il capitalismo. E sebbene non sia stato creato un nuovo settore economico IT su cui realizzare uno sfruttamento di massa del lavoro salariato, va detto che le ex cricche IT, riuscite a sopravvivere sui mercati azionari al massacro degli anni 2000-2001, oggi in realtà valgono più delle società industriali. Attualmente, per quanto riguarda il potenziale economico dell'Intelligenza Artificiale, il tardo capitalismo si trova in una fase simile. Mentre il grande clamore sembra si sia cominciato a spegnere, si registrano i primi risultati borsistici deludenti – fatta eccezione per Nvidia [*2] - mentre tra il pubblico si diffonde stanchezza e delusione riguardo l'Intelligenza Artificiale, dal momento che le grandi visioni dei guru dell'IA e dei transumanisti [*3], a causa degli evidenti deficit dei sistemi di apprendimento artificiale utilizzati finora, aspettano ancora di essere realizzate. Inoltre, il boom di Internet, avvenuto al volgere del millennio, simile a quello delle ondate di razionalizzazione industriale degli ultimi due decenni del XX secolo, quando i robot industriali trasformarono il processo di produzione a catena di montaggio fordista, sembra confermare una tesi centrale dell'economia borghese: anche se le nuove tecnologie rendono obsoleti moltissimi posti di lavoro, quello stesso progresso tecnologico consente di creare un numero sufficiente di settori occupazionali che, nonostante tutti gli svantaggi, assicurano la continuità della società del lavoro capitalista. Recentemente, ad esempio, sulla rivista del MIT, Technology Review, è stata propagandata tale tesi sulla capacità di rigenerarsi che avrebbe il mercato del lavoro, in un articolo che descriveva un ampio arco di crisi e di potenziamenti tecnologici, avvenuti a partire dagli anni Trenta, allorché anche all'interno dell'amministrazione Roosevelt, nel bel mezzo della Grande Depressione dell'epoca, [*4] la questione, se «il progresso tecnologico, attraverso la crescente efficienza del nostro processo industriale, stia togliendo posti di lavoro più velocemente di quanto riesca a crearne di nuovi», era stata discussa in maniera controversa  Alla luce dell'evoluzione del mercato del lavoro statunitense degli ultimi decenni, dove nel 2018 circa il 60% dei salariati veniva impiegato in occupazioni che prima del 1940 neppure esistevano, la Technology Review non ha visto alcun segno del fatto che la capacità di adattamento di questo mercato possa essere superata dagli effetti della razionalizzazione basata sull'automazione. Secondo il Technoblatt, parlare di "fine del lavoro" costituisce una "distrazione" rispetto alla questione di come l'intelligenza artificiale possa essere utilizzata per far crescere l'economia e creare nuovi posti di lavoro. I funzionari dei sindacati tedeschi, come il capo del DGB Yasmin Fahimi, che ha definito «una sciocchezza» la crisi della società del lavoro innescata dalla crescente "digitalizzazione", sostengono una tesi simile [*5].

Uno sguardo sotto il cofano della macchina della valorizzazione
In effetti, il lavoro rappresenta la base della società capitalistica del lavoro; infatti, secondo Marx, esso forma la sostanza del capitale, e lo fa attraverso la sua oggettivazione nel corpo delle merci nel corso del processo di produzione. Il lavoro crea il valore delle merci. Inoltre, continua a essere speso in misura massiccia. Le nude cifre sull'occupazione sembrerebbero sostenere le argomentazioni della rivista MIT e del sindacato DGB, soprattutto se visto alla luce dell'attuale situazione del mercato del lavoro negli Stati Uniti e in Germania; il tasso di disoccupazione ufficialmente calcolato negli Stati Uniti è particolarmente basso.[*6] Così come in Germania c'è carenza di lavoratori qualificati. [*7] Ma questa visione, in un certo senso positivista delle cose, che si limita a sommare il lavoro salariato svolto, non riconosce la funzione svolta dai diversi tipi di lavoro, specialmente in riferimento al processo di valorizzazione del capitale. Pertanto, al fine di poter esprimere un giudizio sulla stabilità della società del lavoro, il lavoro offerto in vendita sul mercato del lavoro capitalista deve essere considerato nel suo contesto sociale globale. Per quanto possano apparire redditizie dal punto di vista imprenditoriale, non tutte le forme di lavoro contribuiscono alla valorizzazione del capitale nell'intera società. Il Capitale è una totalità che si può comprendere solo nei termini della sua dinamica sociale, la quale, nella sua irrazionalità feticistica, si differenzia proprio dalla gretta e apparentemente razionale determinazione degli interessi dei soggetti del mercato (e anche a sinistra molti hanno difficoltà con un simile approccio). Il Financial Times (FT) sa già come effettuare una diagnosi differenziata della società del lavoro statunitense. [*8] Nel tracciare una sintesi negativa dell'era neoliberale, la sua rivista economica del 2023 ha criticato la realizzazione di una società dei servizi, dove l'occupazione nel settore dei servizi è passata dal 45% degli anni '70 a più del 60% nel secondo decennio del XXI secolo. Nel contempo, la percentuale di lavoratori nell'industria e nel settore delle costruzioni è scesa dal 55% all'attuale 40%. Secondo il FT, in termini di produzione industriale gli Stati Uniti sono stati superati dalla Cina. Ma perché questo rappresenta un problema? La deindustrializzazione è stata un fattore chiave nel cambio di paradigma strategico della politica economica di Washington, che ha visto prevalere sul libero scambio neoliberista un sempre maggiore protezionismo. Da un punto di vista economico, la manodopera non è la stessa cosa che il lavoro, come fanno intendere le riviste tecnologiche statunitensi e i sindacalisti tedeschi nei loro calcoli da lattai. L'industria produttrice di beni costituisce, per così dire, le "fondamenta" di una società capitalistica del lavoro, su cui è possibile costruire solo un settore di servizi e una sovrastruttura finanziaria, nello specifico sotto forma di salari e di tasse. Anche lo stato sociale, l'istruzione e la cura dei lavoratori futuri o passati nonché il mantenimento delle infrastrutture devono essere rimossi dal processo di valorizzazione del capitale in quanto costi economici, sebbene singole aziende (asili privati, università, imprese edili o case di riposo) ne traggano vantaggio a livello aziendale. Dopotutto, se non c'è un utilizzo diffuso della manodopera nell'industria, non tutti i salariati possono diventare parrucchieri, manager finanziari, funzionari pubblici o camerieri. Una società di servizi dominata dal settore finanziario, come quella deindustrializzata e coperta dalla "cintura di ruggine" che ha caratterizzato gli Stati Uniti fino al grande crollo immobiliare del 2008, può riprodursi solo grazie al debito e alle bolle speculative finché non si verifica l'inevitabile crollo. È questa la lezione della crisi immobiliare, come riportato dal FT, e che ha indotto Washington a intraprendere un'importante svolta protezionistica. Ora il modello è la Germania, che nell'epoca della globalizzazione è riuscita a mantenere la sua base industriale grazie a enormi surplus di esportazioni e a una politica di "beggar-thy-neighbour" (ed è proprio per questo che l'industria tedesca delle esportazioni sta soffrendo sempre di più a causa del protezionismo). Senza una larga base occupazionale nella produzione industriale, non può esistere una società del lavoro stabile : questa è la conclusione dell'era della finanziarizzazione e della globalizzazione neoliberista, nella quale si conferma anche il concetto di valore di Marx, che distingue i valori delle merci in quanti di tempo di lavoro socialmente necessario. In relazione al processo di accumulazione del capitale nella società nel suo complesso, Marx ha parlato di lavoro produttivo e improduttivo. Il lavoro produttivo contribuisce direttamente all'utilizzo del capitale all'interno della produzione di merci, mentre il lavoro improduttivo - per quanto utile e socialmente necessario - non lo fa direttamente. La crisi della società del lavoro deve quindi essere vista come una crisi del lavoro produttivo e creatore di valore nella produzione industriale di merci. La crisi della società del lavoro è una crisi del lavoro produttivo, inteso in senso marxiano, il quale contribuisce direttamente al movimento di valorizzazione del capitale. Questa tendenza a ridurre la forza lavoro industriale, lamentata dal Financial Times negli Stati Uniti, può essere dimostrata in modo empirico in quasi tutti i "Paesi industrializzati" occidentali. Anche nella Repubblica Federale Tedesca, orientata all'esportazione, che vanta ancora il settore industriale più forte d'Europa, grazie all'automazione della produzione industriale, la percentuale di occupati nel settore manifatturiero è scesa da poco meno del 50% all'inizio degli anni '70 a circa il 23% nel 2023, mentre allo stesso tempo i prodotti industriali tedeschi, come macchine e automobili, hanno invaso mezzo mondo [*9]. Le fondamenta industriali delle società capitaliste del lavoro stanno diventando pertanto sempre più fragili. Oltretutto, con l'inizio della terza rivoluzione industriale a partire dalla fine degli anni Settanta e Ottanta, che ha portato al grande aumento dell'automazione nella produzione industriale, il debito totale globale è aumentato più rapidamente di quanto non abbia fatto la produzione economica globale [*10]. Il sistema mondo tardo-capitalista funziona quindi sempre più a credito; questo debito crea la domanda relativa alla vendita di beni, cosicché molti dei posti di lavoro industriali che ancora esistono dipendono semplicemente dalla domanda generata a credito. La società del lavoro tardo-capitalista è in un certo senso in deficit. Tuttavia, di fronte alle crescenti distorsioni della sfera finanziaria e all'inflazione ostinata, questa dinamica del debito non potrà essere mantenuta ancora a lungo. L'illusione di una società del lavoro capitalista intatta, che i sindacalisti tedeschi e le riviste tecnologiche americane amano assecondare, può essere mantenuta solo ignorando le condizioni della periferia del sistema mondiale - dalle cui regioni in collasso e dai cui Stati falliti i salariati economicamente superflui cercano disperatamente di fuggire verso i centri. Uno sguardo sotto il cofano della macchina dello sfruttamento capitalistico rende quindi chiaro quanto l'ottimismo diffuso dalle riviste tecnologiche statunitensi e dai funzionari sindacali tedeschi alla vigilia della grande spinta alla razionalizzazione dell'IA sia fuori luogo. Non solo la società del lavoro capitalista è afflitta da un processo di progressiva erosione dove la sua base industriale continua a dissolversi - anche i metodi per ritardare la crisi, che vedono questo sistema zombie in deficit produrre montagne di debito sempre più grandi, stanno raggiungendo i propri limiti per via della crescente instabilità della sfera finanziaria e dell'inflazione ostinata. La contraddizione interna sistemica del capitale, che attraverso la razionalizzazione si sta liberando della sua stessa sostanza, il lavoro salariato, con la prossima ondata di automazione non potrà più essere intercettata attraverso questi metodi di ritardo della crisi sostenuti dal credito. Inoltre, la mancanza di investimenti nello stato sociale, nell'istruzione e nelle infrastrutture aumenta la vulnerabilità delle società tardo-capitaliste di fronte alle crisi. Tutto ciò riflette il crescente squilibrio nella società nel suo complesso tra lavoro produttivo (utilizzo del capitale nella produzione di beni) e lavoro improduttivo (spese necessarie per le infrastrutture sociali e lo stato sociale). Le specificità tedesche, spesso utilizzate per banalizzare la crisi della società del lavoro, non cambiano la situazione. L'universalmente lamentata carenza di manodopera qualificata e l'invecchiamento della società sono dovuti proprio al fatto che la quota decrescente di lavoro salariato svolto nella produzione di beni è compensata da una spesa sempre maggiore per i "costi morti" dell'infrastruttura sociale (istruzione, assistenza, stato sociale, bambini come killer di carriera e fattori di costo, ecc.)

L'impiegato d'ufficio a rischio di estinzione
A differenza dei funzionari sindacali tedeschi, che in questo dibattito sono probabilmente afflitti da una sorta di ansia da lavoro, le banche d'affari statunitensi stanno certamente valutando il potenziale "dirompente" che la rivoluzione dell'IA avrà sul mercato del lavoro globale. In uno studio pubblicato a metà del 2023, Goldman Sachs ha stimato che la cosiddetta "IA generativa" (bot addestrati per specifici processi lavorativi utilizzando montagne di dati) renderà obsoleti o declasserà circa 300 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. In una previsione analoga pubblicata all'inizio del 2024, i consulenti gestionali McKinsey hanno concluso che entro il 2030, solo negli Stati Uniti, fino al 30% delle attuali ore di lavoro potrebbe diventare superfluo, soprattutto per quanto riguarda i lavori d'ufficio meno retribuiti e semplici, l'assistenza ai clienti e i servizi, nonché le vendite [*11]. Particolarmente a rischio sono i contabili e gli impiegati amministrativi. Già alla fine degli anni '70 e '80, la prima grande ondata di automazione nel corso della terza rivoluzione industriale della microelettronica e dell'industria informatica aveva colpito la forza lavoro; ora è il turno dei colletti bianchi. Ben presto il lavoro d'ufficio potrebbe diventare obsoleto su vasta scala. Quanto più schematica è la procedura, quanto minore è il margine di manovra individuale nel processo di lavoro, tanto più facile sarà automatizzarla con l'ausilio di sistemi di intelligenza artificiale, che possono essere "addestrati" per questi processi di lavoro sulla falsariga dei "modelli linguistici di grandi dimensioni" utilizzando gigantesche quantità di dati a cui hanno accesso le grandi aziende e le agenzie governative. L'impiegato, l'intera classe di colletti bianchi emersa in massa nella prima metà del XX secolo [*12] , è minacciato di estinzione. Questa classe di salariati piccolo-borghesi, il cui emergere aveva fatto tramontare le vecchie speranze marxiste di un soggetto rivoluzionario, è essa stessa sul punto di dissolversi. Il colletto bianco sembra quindi avere un arco di esistenza sociale rilevante di soli 100 anni circa. Ben presto la raccolta e l'organizzazione delle informazioni potrà avvenire in modo automatico, soprattutto perché i sistemi amministrativi sono già stati quasi completamente digitalizzati. La prossima grande ondata di intelligenza artificiale si baserà pertanto sulle basi della digitalizzazione che ha avuto luogo negli uffici fin dai primi anni '80. E sarà ancora relativamente facile da implementare, dato che i costi di investimento sono relativamente bassi. I computer e i programmi di amministrazione potranno continuare a funzionare; solo le persone che li gestiscono scompariranno a causa del computer. Anche i costi per gli uffici e per gli altri "sistemi di supporto vitale" vengono in gran parte eliminati. D'altra parte, ci sono ingenti investimenti in centri dati dove sistemi di intelligenza artificiale addestrati svolgono i vecchi compiti d'ufficio con costi minimi di personale, ma queste spese sono ancora basse rispetto all'ondata di razionalizzazione industriale avvenuta dagli anni '80 in poi. All'epoca si dovette sostituire l'intero sistema tayloristico e intere catene di montaggio dovettero essere dotate di sistemi robotizzati, ognuno dei quali poteva costare milioni. Rispetto ai miliardi di euro spesi per la razionalizzazione dell'industria, che hanno fatto sì che la percentuale di lavoratori industriali sul totale della forza lavoro continuasse a diminuire, i prossimi investimenti in infrastrutture digitali, che determineranno l'obsolescenza dei colletti bianchi, impallidiscono. Oggi è molto più conveniente automatizzare i colletti bianchi di quanto non lo fosse per gli operai dell'industria. A questo proposito, la tendenza tardo-capitalista a lavorare da casa, che si è affermata soprattutto in seguito alla pandemia, rimanda inoltre all'inizio della società del lavoro capitalista agli albori dell'era moderna. Nell'ambito del cosiddetto sistema editoriale, il lavoro salariato si è insinuato nelle case e nelle capanne dei fittavoli, dei piccoli agricoltori e degli artigiani, che ricevevano per commissione, dai primi "commissionari" del capitalismo, materiali e strumenti per la produzione domestica di beni, che poi venivano acquistati e messi in vendita sul mercato. Ora invece anche il capitale sta gradualmente liberando i suoi dipendenti dal salario nel lavoro a domicilio, prima che l'imminente spinta all'automazione dell'IA li renda completamente obsoleti. In una classica negazione dialettica della negazione, lo stadio storico finale del capitale riflette quindi ancora una volta, a uno stadio di sviluppo superiore, quelli che furono i momenti della sua storia di ascesa.

Lavoratori digitali a giornata: il Chat-bot conquista il call center
Impiegati precari, che spesso lavorano da casa, pagati miseramente; l'automazione del settore dei call center potrebbe sembrare un processo progressivo, viste le terribili condizioni di lavoro, se le persone coinvolte, che possono solo vendere il loro lavoro sul mercato, non fossero minacciate nella loro esistenza. L'obsolescenza dei dipendenti dei call center non è più un sogno per il futuro, ma una realtà. Il fornitore svedese di servizi di pagamento Klarna ha potuto risparmiare circa 700 posti di lavoro dopo aver utilizzato un bot di intelligenza artificiale sviluppato da Open-AI per gestire le richieste di assistenza [*13]. Secondo la direzione dell'azienda, il sistema di intelligenza artificiale ha gestito compiti standard come cancellazioni o rimborsi con lo stesso successo dei suoi concorrenti umani. Secondo Klarna, la soddisfazione dei clienti rimane alta come con i fornitori di dialogo umano. I decisivi vantaggi del sistema sono evidenti: parla 35 lingue, viene utilizzato in 23 Paesi, non ha limiti di orario di lavoro, non ha richieste salariali né sindacali. Secondo le prime previsioni interne, i risparmi nel servizio ottenuti grazie all'uso dell'AI dovrebbero concretizzarsi in un maggiore profitto pari a 40 milioni di dollari. Il sistema Open-AI ha già gestito in modo accurato almeno due terzi di tutte le richieste di chat nel settore del servizio clienti, con un notevole risparmio di tempo per i consumatori. L'azienda si considera ora come una "rete di pagamento globale supportata dall'intelligenza artificiale", questa l'entusiastica conclusione dell'azienda nel febbraio 2024. Allo stesso tempo, sui mercati azionari sono crollate le quotazioni delle azioni dei gestori di call center come Tele-performance e Concentrix [*14]. A prima vista, si direbbe pertanto che a essere colpiti da questa ondata di razionalizzazione siano soprattutto quei lavori semplici che richiedono un basso livello di qualificazione tecnica. Cassieri e tassisti, ad esempio, risultano particolarmente a rischio. Al momento, tuttavia, le perdite legate all'IA nel settore dei servizi sembrano ancora attutite dalla necessità da parte dell'industria dell'IA di manodopera non qualificata, impiegata nella fase di riconoscimento dei modelli delle reti neurali artificiali conosciuta come "fase di apprendimento" (si veda "L'IA e l'industria culturale" [*15]). Centinaia di migliaia di lavoratori precari, soprattutto nella periferia del sistema mondiale capitalista, sono impegnati a contrassegnare i giganteschi insiemi di dati dei sistemi di IA con etichette (simili ai captchas quando si effettua il login) in cambio di salari miserabili, al fine di consentire il riconoscimento iniziale dei modelli. La rete neurale "impara" che cos'è una bicicletta solo quando innumerevoli immagini di biciclette vengono etichettate come biciclette - più sono, meglio è. Lo stesso vale per le parole, i video, la musica, ecc. Per inciso, questo non significa che l'intelligenza artificiale capisca cos'è una bicicletta; si tratta solo di una relazione esterna. Quello che sta avvenendo in questo riconoscimento di modelli gestito da operai digitali è un processo di interiorizzazione di tutte le immagini digitalizzabili della realtà esterna nelle reti neurali dei sistemi di intelligenza artificiale. Si tratta di una gigantesca scansione della mera superficie della realtà, senza essere in grado di tener conto del suo carattere processuale, della sua storia e delle sue contraddizioni. L'involucro sociale esterno, la falsa rappresentazione del tardo capitalismo, diventa l'essenza interna dei sistemi di IA, che sono incapaci di riflettere in maniera critica anche in caso di rapido sviluppo tecnologico, ad esempio attraverso i computer quantistici. Il punto chiave qui è che la digitalizzazione della superficie della vita, dell'universo e di tutto quanto prima o poi verrà completata, nella misura in cui ciò è possibile attraverso dei sistemi algoritmici che non conoscono causalità e lavorano solo con le correlazioni. Di conseguenza, la necessità di questo "lavoro di apprendimento" insensato, in cui i lavoratori dei clic distribuiscono etichette per le causalità e per le immagini della realtà, crollerà, nel mentre che l'IA sarà via via in grado di gestire sempre più molti compiti complessi. Questo perché, nell'era nascente della gestione brutale delle crisi (vedi "IA e gestione delle crisi" [*16]) è fondamentalmente incapace di riflettere criticamente.

L'automazione della classe media
L'opinionismo dei mass media è stato già parzialmente automatizzato. Il giornale BILD, il tabloid più influente della Germania, vuole contrastare la perdita di diffusione e di portata dovuta a Internet con una riorganizzazione, annunciata a metà del 2023, in cui il vecchio modello di business sarà aggiornato grazie all'IA [*17]. Un terzo delle 18 redazioni locali del tabloid verrà chiuso e un «numero a tre cifre» di dipendenti sarà licenziato, mentre i modelli linguistici di grandi dimensioni si occuperanno di molte attività quotidiane. Secondo la casa editrice Springer, si stanno sbarazzando di «prodotti, progetti e processi che non avranno mai più successo economico». L'IA generativa dovrebbe «contribuire a sostenere l'intero processo giornalistico», in modo che - letteralmente - la «creazione di giornalismo» possa diventare l'area di attività principale, mentre la produzione giornalistica diventa un sottoprodotto. In futuro, i modelli linguistici di grandi dimensioni saranno utilizzati soprattutto per le noiose ricerche che spesso ostacolano le "creazioni" giornalistiche di un redattore BILD esperto. A ciò si aggiungeranno la progettazione del layout, le attività sui social media e l'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). A dimostrazione di ciò, è stato scoperto uno scandalo che ha coinvolto la famosa rivista sportiva Sports Illustrated, che ha utilizzato segretamente testi generati dall'intelligenza artificiale creativa, cui sono stati associati anche autori fittizi - la IA ha generato persino i ritratti dei giornalisti sportivi fittizi [*18]. Anche il sito web di tecnologia C-net ha pubblicato segretamente contenuti generati dall'IA. Secondo uno studio della società di AI Open-AI, la professione di giornalista costituisce infatti uno dei tanti lavori ben retribuiti della classe media che rischiano di essere parzialmente automatizzati e svalutati [*19]. Oltre ai giornalisti, anche scrittori, matematici, interpreti e programmatori rischiano di diventare obsoleti. Una buona parte dei lavori della classe media sarà pertanto quanto meno svalutata. Lo stesso vale per gli avvocati, i grafici, i consulenti finanziari, gli analisti, i trader di borsa [*20] e la stessa industria dei media, dal cinema ai videogiochi [*21]. La memorizzazione sta diventando obsoleta. I consulenti finanziari e gli analisti di mercato operano con probabilità derivanti dall'elaborazione di dati di mercato empirici, che ora possono essere eseguiti in modo efficiente anche da sistemi di intelligenza artificiale. Il secondo pilastro dell'automazione dei lavori della classe media è rappresentato dalla modifica del materiale di dati che i grandi modelli linguistici hanno scansionato, come la creazione di nuove immagini, grafici, video, testi, libri, ecc. È probabile che molte mansioni dell'industria pubblicitaria verranno eliminate. In questo caso, la semplice e superficiale modifica del materiale esistente da parte dell'IA coincide con le tendenze ideologiche e con il modello di business dell'industria culturale tardo-capitalista, il quale prospera sulla costante ripetizione estetica della stessa cosa, il che rende questo tipo di generazione automatica di "contenuti" particolarmente seducente (si veda "L'IA e l'industria culturale" [*22]). I film, i libri di intrattenimento e i videogiochi sono destinati a essere ampiamente automatizzati. Una gran parte dei posti di lavoro nell'industria culturale è in pericolo, proprio perché produce contenuti ideologicamente standardizzati che riflettono solo la superficie della realtà sociale [*23]. In aggiunta, sembra che anche i posti di lavoro ben retribuiti nella pubblicità e nelle vendite, che richiedono un lavoro diretto con i clienti, nel medio termine siano destinati a scomparire (quindi non sono solo i call center a essere colpiti). Il settore assicurativo, ad esempio, sta spendendo miliardi per automatizzare l'amministrazione e gli ampi dipartimenti legali e per sviluppare chat-bot da utilizzare per razionalizzare le vendite assicurative e il servizio clienti [*24]. Nel frattempo, le foto dei sinistri vengono addirittura analizzate dall'IA in un'operazione di prova. Tuttavia, secondo lo Spiegel-Online, i chat-bot, che saranno sguinzagliati dai clienti come agenti assicurativi artificiali, sono ancora in "fase di test", poiché devono prima imparare il gergo del settore. I banditori del mercato del XXI secolo, gli influencer che imperversano su YouTube, Instagram, Tik-Tok e simili, che cercano di vendere al loro pubblico ogni genere di roba, senza peraltro etichettarla semplicemente come pubblicità, hanno già iniziato ad automatizzarsi. Nel frattempo, sono in arrivo modelli virtuali "iperrealistici" (Ars Technica) che stanno per irrompere in un mercato di "contenuti" da circa 21 miliardi di dollari sui social network [*25]. Nel dicembre 2023, il sito Ars Technica ha riferito di un modello di AI di successo che è stato in grado di accumulare un pubblico di 200.000 utenti di Internet, per vendere piazzamenti di prodotti al prezzo di circa 1.000 dollari per post. Questi bot non solo hanno il vantaggio di essere completamente controllabili; cosa che probabilmente rappresenta un vantaggio significativo quando si tratta delle buffonate [*26] di influencer famosi. Inoltre, le bocche a pagamento che dilagano sui social network hanno contribuito esse stesse alla propria obsolescenza, standardizzando sia le loro apparizioni che il loro aspetto, imposto dai requisiti dell'ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO), e che dev'essere seguito se si vuole ottenere le cifre di accesso più alte possibili. L'influencer è già un prodotto pubblicitario sterile, ampiamente plasmato dagli algoritmi, che ora è maturo per l'automazione. I rapporti sulle possibilità dell'automazione nella classe media sono di solito accompagnati da pillole sedative: l'automazione non potrà mai sostituire completamente le professioni interessate – avvocati, giornalisti, programmatori, designer, creativi, ecc. I gruppi professionali interessati potranno concentrarsi maggiormente sulle attività creative, sul processo decisionale, mentre l'IA affronterà la routine quotidiana, i compiti schematici.  Naturalmente, queste obiezioni vanno prese sul serio e probabilmente prevedono in maniera corretta il prossimo futuro, nel quale continueranno a esistere giornalisti, avvocati, autori di libri, ecc. Tuttavia, la maggiore produttività che ne deriverà porterà a uno spostamento di manodopera dalle professioni in questione. La produzione capitalistica mediata dal mercato da parte di soggetti competitivi isolati porterà a una più forte concorrenza predatoria sul mercato del lavoro, cosicché anche in questo caso sopravvivrà solo un numero ridotto di fornitori di lavoro con una produttività più elevata. La concorrenza di mercato garantirà quindi che sopravvivano solo i salariati più produttivi, i liberi professionisti o i lavoratori autonomi con il rapporto prezzo-prestazioni più favorevole.

I fantasmi dell'IA: la lenta morte del programmatore
La rivoluzione dell'IA sta pertanto portando anche a una svalutazione delle competenze della merce forza lavoro, che improvvisamente può essere messa in vendita sul mercato del lavoro solo a una frazione del suo valore precedente - una tendenza costante del capitale in quanto contraddizione litigiosa, che ha già portato allo scoppio delle disperate rivolte dei tessitori della Slesia nel XIX secolo. La rivista statunitense New Yorker ha recentemente intervistato un programmatore che ha descritto, sulla base della propria esperienza, come questo processo di de-valorizzazione tecnologicamente indotto si stia verificando nel suo settore [*27]. All'inizio del XXI secolo, quando Internet ha vissuto la sua grande svolta, i web designer potevano ancora guadagnare bene creando pagine web - ma queste attività sono state ora ampiamente svalutate dal software corrispondente, che quasi tutti possono utilizzare. La situazione è simile a quella creata dai nuovi bot di programmazione AI, ormai diffusi nel settore. Oggi per risolvere problemi complessi in modo rapido ed efficiente è sufficiente un livello di conoscenza superficiale e rapidamente acquisito. L'autore del saggio, diventato programmatore durante il boom dell'IT, quando poteva fissare il proprio stipendio più o meno a piacimento, ha descritto i successi di un suo conoscente che utilizzava un bot AI per la programmazione. Il dilettante, che aveva una conoscenza sommaria dei linguaggi di programmazione, riusciva a risolvere anche problemi complessi nei suoi progetti per hobby più velocemente dello sviluppatore di software altamente pagato. Lo strumento di intelligenza artificiale GPT-4 non è solo in grado di risolvere piccoli problemi "difficili", ma possiede anche le "qualità di uno sviluppatore di software esperto", dal momento che è in grado di suggerire buone soluzioni e percorsi di sviluppo per i progetti a partire da una "grande fonte di conoscenza". Finora, nel settore il motto era quello secondo cui le qualifiche, l'apprendimento continuo, fossero la migliore protezione contro l'obsolescenza, ma oggi egli sconsiglierebbe ai propri figli di diventare sviluppatori di software. L'arte infinitamente complessa di programmare macchine in linguaggi di programmazione astratti, sta lasciando il posto al dialogo tecnico tra l'utente e lo strumento di programmazione dell'intelligenza artificiale, per mezzo del quale la stragrande maggioranza degli utenti di computer può imparare. Di fatto, lo sviluppo di software è un punto di riferimento importante nell'ambito degli sforzi di automazione della rivoluzione dell'IA, dato che, per così dire, la macchina autoprogrammante rappresenta il Santo Graal del "trans-umanismo". Questa ideologia high-tech, nata nella Silicon Valley, vede gli esseri umani come se fossero un mero fenomeno di transizione, che verrà ereditato da un'intelligenza artificiale in continuo auto-perfezionamento; la cosiddetta singolarità [*28]. Questa distopia potrà avere successo solo se il processo di programmazione dei bot dell'IA sarà portato a termine autonomamente, se l'IA sarà in grado di auto-scriversi.

L'IA e la barriera esterna del capitale
I talebani dell'high-tech e i guru dell'intelligenza artificiale che intendono trarre profitti miliardari dall'obsolescenza umana si trovano di fronte un'altra "barriera esterna": le risorse limitate del pianeta Terra che oggi si trova nel bel mezzo di una drammatica crisi climatica. L'industria dell'intelligenza artificiale sta consumando enormi quantità di energia e di acqua. Secondo alcuni studi condotti nel 2022, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono responsabili di una percentuale compresa tra il 2,1 e il 3,9% di quello che è il totale delle emissioni di gas serra a livello globale; il che equivale all'incirca alle emissioni dovute al traffico aereo [*29]. A ciò si aggiunge la domanda di elettricità dei sistemi di IA, che si prevede esploderà fino ad arrivare a 134 TWA (Terawatt-ora) entro il 2027, pari all'incirca al consumo dell'Olanda. All'inizio del 2024, l'Agenzia internazionale per l'energia (AIE) ha pubblicato le sue stime sul consumo energetico dei settori legati alla cripto-valuta e all'IA, che insieme nel 2022 erano già responsabili di circa il 2% del consumo energetico globale, con una quota destinata a raddoppiare entro il 2026 [*30]. A ciò va aggiunto l'elevato consumo di acqua dovuto al funzionamento a caldo dei data center, che devono operare con sistemi di raffreddamento ad acqua. Si prevede che il consumo annuale di acqua delle reti neurali esploderà fino a raggiungere nel 2027 i 6,6 miliardi di metri cubi, pari al prelievo idrico di tutta la Danimarca. Durante una "conversazione" con il GPT-3, in cui si risponde a 10-50 domande, evapora circa mezzo litro d'acqua. Si pensi che due miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso regolare all'acqua potabile e che 771 milioni di individui non sono in grado di soddisfare in maniera soddisfacente i propri bisogni primari [*31]. Si dice che Microsoft, per addestrare il GPT-3, con i suoi 175 miliardi di neuroni artificiali [*32]  -  un nuovo compito che viene svolto utilizzando quantità gigantesche di dati - faccia evaporare, durante il processo di raffreddamento, fino a 700.000 litri di acqua. Questo mentre il consumo di elettricità per una singola "sessione di addestramento" equivale al consumo annuale di 130 famiglie statunitensi [*33]. Si ritiene che a livello energetico la fase di apprendimento dei modelli linguistici di grandi dimensioni sia particolarmente dispendiosa, ma anche le operazioni quotidiane, come le query, sono caratterizzate da un elevato consumo di calcolo e di energia. Una semplice domanda a cui si risponde con un modello linguistico di grandi dimensioni consuma circa 30 volte più energia di una normale ricerca su Google. Il fatto che sia una pura follia sprecare gigantesche quantità di energia in reti neurali artificiali in una situazione di evidente crisi climatica non significa necessariamente che questo sforzo verrà in qualche modo fermato. Innanzitutto, le dinamiche feticistiche del capitale sono cieche nei confronti delle conseguenze ecologiche e sociali che derivano dalla loro coercizione allo sfruttamento. Il mondo rappresenta solo un palcoscenico provvisorio per trasformare il denaro in altro denaro. Per il trans-umanismo e ideologie simili, inoltre, si tratta infatti di una gara tra il decadimento ecologico delle basi della vita umana e la formazione di una "singolarità", che l'umanità - che non dipenderà più da inezie come un ambiente intatto - verrebbe a ereditare. La loro speranza è quella di arrivare alla singolarità prima che avvenga il collasso sociale ed ecologico. «Riuscirà a raggiungere il livello 2?», per dirla con le parole dell'accelerazionista Nick Land [*34]. In questo modo la razionalità capitalista si rivela essere una bieca idolatria, proprio nel culto dell'intelligenza artificiale, dove l'uomo e la natura devono essere massacrati sull'altare di un Capitale che procede ciecamente in quanto soggetto automatico, destinato a realizzarsi nella singolarità.

- Tomasz Konicz [***] - Pubblicato il 19 aprile 2024 -

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NOTE:

https://getyarn.io/yarn-clip/813709cb-ba6e-435c-a171-c5450ce60533

https://www.wallstreet-online.de/nachricht/17892567-konkurrenz-waechst-adobe-enttaeuscht-schwachem-ausblick-ki-gewinne

3 https://francosenia.blogspot.com/2018/03/una-disneyland-senza-i-bambini.html

https://www.technologyreview.com/2024/01/27/1087041/technological-unemployment-elon-musk-jobs-ai/

https://www.spiegel.de/karriere/kuenstliche-intelligenz-auf-dem-arbeitsmarkt-beschaeftigte-fuerchten-jobverlust-durch-ki-a-452166c9-26c9-4805-a0f2-07e894292080

https://www.bls.gov/news.release/pdf/empsit.pdf

https://www.verdi.de/themen/arbeit/++co++74debf86-472f-11ee-894c-001a4a160129

https://www.ft.com/content/77faa249-0f88-4700-95d2-ecd7e9e745f9

https://de.statista.com/statistik/daten/studie/275637/umfrage/anteil-der-wirtschaftsbereiche-an-der-gesamtbeschaeftigung-in-deutschland/

10  https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2023/09/13/global-debt-is-returning-to-its-rising-trend

11  https://www.businessinsider.com/jobs-at-risk-from-ai-replace-change-chatgpt-automation-study-2023-7?IR=T

12  https://de.wikipedia.org/wiki/Die_Angestellten

13  https://www.newsweek.com/klarna-artificial-intelligence-tool-takes-700-jobs-1874002

14  https://www.derstandard.de/story/3000000209642/bei-klarna-kann-ki-schon-hunderte-mitarbeiter-ersetzen

15  https://francosenia.blogspot.com/2024/03/con-le-mie-mani.html

16  https://francosenia.blogspot.com/2024/04/come-amministrare-la-crisi-con.html

17  https://www.forschung-und-wissen.de/nachrichten/technik/bild-zeitung-ersetzt-redakteure-durch-kuenstliche-intelligenz-13377679

18  https://www.golem.de/news/kuenstliche-intelligenz-sports-illustrated-nutzte-heimlich-ki-texte-von-fake-autoren-2311-179818.html

19  https://www.zdf.de/nachrichten/wirtschaft/kuenstliche-intelligenz-ki-arbeitsplaetze-chatgbt-100.html ; https://arxiv.org/pdf/2303.10130.pdf

20  https://www.businessinsider.com/chatgpt-jobs-at-risk-replacement-artificial-intelligence-ai-labor-trends-2023-02?IR=T#legal-industry-jobs-paralegals-legal-assistants-3

21  https://francosenia.blogspot.com/2024/03/con-le-mie-mani.html

22  https://francosenia.blogspot.com/2024/03/con-le-mie-mani.html

23 https://arstechnica.com/information-technology/2024/02/i-just-don't-see-how-we-survive-tyler-perry-issues-hollywood-warning-over-ai-video-tech/

24  https://www.spiegel.de/wirtschaft/ki-experiment-der-versicherungen-wenn-herr-kaiser-ploetzlich-ein-chatbot-ist-a-b50e7bf7-fc7e-4e65-a136-c8c3ab65caa5

25  https://arstechnica.com/ai/2023/12/ai-created-virtual-influencers-are-stealing-business-from-humans/

26  https://www.youtube.com/watch?v=KuTsTjFZf5M

27  https://www.newyorker.com/magazine/2023/11/20/a-coder-considers-the-waning-days-of-the-craft

28  https://francosenia.blogspot.com/2018/03/una-disneyland-senza-i-bambini.html

29  https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2666389921001884 ; https://www.nzz.ch/technologie/chat-gpt-vs-googeln-der-massive-stromverbrauch-der-ki-ist-ein-problem-ld.1774379

30  https://www.vox.com/climate/2024/3/28/24111721/ai-uses-a-lot-of-energy-experts-expect-it-to-double-in-just-a-few-years

31  https://www.fr.de/wirtschaft/ki-studie-strom-verbrauch-umwelt-klimawandel-energie-zr-92745772.html

32  https://mindsquare.de/karriere-news/chatgpt/

33  https://www.theverge.com/24066646/ai-electricity-energy-watts-generative-consumption

34  http://www.ccru.net/swarm1/1_melt.htm

lunedì 22 aprile 2024

Lucertole ipotetiche…

Dalla fantascienza all’horror, passando per il fantastico e la satira pungente, Alan Moore si destreggia sapientemente tra generi, stili e registri diversi, per dipingere quadri rischiarati da illuminazioni folgoranti, squarci di una realtà solo apparentemente inverosimile, che spesso riesce a superare anche le fantasie più sfrenate. Così due amanti improbabili si innamorano con conseguenze terribili in un lupanare frequentato da stregoni; il racconto dell’origine dell’universo rivela un esito catastrofico; gli spiriti esigono vendetta e i personaggi dei fumetti tormentano gli uomini in carne e ossa che li hanno creati, disegnati e resi celebri in ogni parte del pianeta.
In questa sua prima serie di racconti, che abbraccia quarant’anni di lavoro e contiene numerosi inediti, Alan Moore presenta nove storie piene di meraviglia e stranezze, ognuna delle quali ci inabissa nei risvolti fantastici della realtà, con personaggi indimenticabili alla scoperta dei lati inesplorati dell’esistenza.

(dal risvolto di copertina di: Alan Moore, "Illuminations. I racconti fantastici". Fanucci, traduzione di Tessa Bernardi, pagg. 464, €17)

Guardatevi le spalle dai fantasmi
- di Chiara Valerio -

«Sei un santo, secondo te?». «Sai che non ci avevo mai pensato? Ma adesso non saprei dirti. Le visioni dei santi non sono pieni di angeli e agnelli? Le mie sono popolate di orride creature che ringhiano dai tronchi degli alberi, e gli stagni che superiamo pullulano di bestie lucenti cone vesciche, o di larve viscide e panciute, o di resti porosi di chele di granchio, solo con tanti occhi pieni di odio. Quelle masse laggiù, che immagino siano solo nuove invernali, ai mei occhi sono enormi palle di vermi attorcicgliati, grosse come città nel cielo spoglio. Si contorcono, annodandosi e disfacendosi di continuo, i corpi ciechi tozzi come torrette, grassi e lunghi, grigio-rosa, con un lucore umido sui fianchi. I colori che vedo ti farebbero accapponare la pelle, più intricati di un guscio di lumaca.. Non peso di essere un santo, ma non trovo altra spiegazione per il fulgente terrore che osservo in ogni cosa».

"Illuminations" è una raccolta di racconti fantastici scritti negli ultimi 35 anni da Alan Moore, fumettista e scrittore, autore di Watchman e di V per Vendetta. L'editore per l'Italia è Fanucci, la traduttrice è Tessa Bernardi. In realtà, quasi tutti sono stati scritti negli ultimi tre anni ma "La lucertola ipotetica" che apre la raccolta è del 1987. I racconti, lontani per geografia e cronologia, sono tutti però accomunati da una certa critica al capitalismo, sotto forma sia di consumo di oggetti che di consumo di concetti, una descrizione dell'ascesa dei populismo, insistono sulla decostruzione della figura dell'eroe e del supereroe e giocano coi classici del gotico, dai fantasmi ai ritornanti, dai maledetti agli stregoni. D'altronde, il primo ringraziamento è a Edgar Allan Poe che si è inventato il genere. Sono racconti, questi di Moore, dove i fluidi corporei abbondano - sperma e vomito - e dove succede di trovarsi a tavola con qualcuno che è morto - ucciso per mano propria o altrui - e che i commensali o gli avventori non se ne rendano conto. Anche questi racconti, come altri scritti in vari media di Moore, mescolano orrore e commedia, motivo per cui non si ha mai veramente paura, ma sempre ci si ritrova inquieti, perturbati, turbati e ci si guarda alle spalle come se dovesse esserci non solo la parete della stanza nella quale si sta leggendo, ma un mondo intero, vasto, largo e pieno di doppifondi. A partire dal doppiofondo rappresentato da noi stessi.

Parlerò del "La lucertola ipotetica" perché, nonostante sia un racconto che riporta, in qualche modo strano e sbilenco, alle maledizioni e alle preveggenze (quasi sempre iettatorie, penso a "La zampa della scimmia") nei racconti di W. W. Jacobs (e anche fuori dalle righe di WWJ), rivela come funziona la letteratura. E assodato questo, si capirà di conseguenza perché è impellente leggere anche gli altri racconti di Moore scritti più recentemente. Tutti questi racconti che parlano di passato ricordano il presente e il futuro, o, per dirla rimanendo nell'ambito semantico di Illuminations, questi racconti si avverano. «Vivendo all'interno di un serraglio tanto esotico, dove attraverso il contatto quotidiano la singolarità si riduceva a consuetudine, a Som Som era stata concessa una certa obiettività. Estranea a discriminazioni o favoritismi di sorta, passava gran parte delle sue giornate a osservare le rarità viventi che la circondavano, chiedendosi chi tra loro le avrebbe permesso di intuire a che cosa era destinata a diventare».

"La lucertola ipotetica" racconta la storia di quello che nel 1987 si sarebbe detto un delitto nel mondo dei travestiti o degli omossessuali e che invece oggi chiameremmo una vendetta queer - fidandoci dell'uso che ne fa Virginia Woolf nel racconto "Momenti di essere. Gli spilli di Slater sono spuntati” – e segnala una deviazione dalla norma in un qualche senso vario e variopinto, secco ma pure umido (e bisogna sempre fidarsi di Woolf), un po' perché la casa senza orologi, che è il luogo dove la vicenda si consuma nell'arco di venti anni, raccoglie, accoglie e segrega i prodigi della natura. Som Som è l'amante degli stregoni che dunque deve essere la sposa del silenzio, e a tal fine, grazie a un piccolo innocuo verme disseccato, gli emisferi destro e sinistro non comunicano. Rawra Chin e Foral Yatt sono i due amanti, lei fasciata di bande cremisi e con lunghi capelli  ha sesso d'uomo, l'altro, testa rasata e senza orpelli è l'uomo la cui voce incanta e seduce qualsiasi essere. Sono innamorati, vivono dietro la porta gialla. Della prima nessuno capisce quale sia la sua devianza e dunque il suo fascino, del secondo tutti e tutte invece capiscono. Solo che lei lo lascia, lui minaccia di uccidersi ma non si uccide. Lei, Rawra Chin, che uscita dalla casa senza orologi è andata nel mondo e il mondo l'ha amata e idolatrata, torna da dove è partita, perché ama Foral Yatt. Per regalo gli porta una biglia di rame nella quale, si dice, vive una lucertola capace di abbassare il battito del suo cuore tanto che per decenni quel cuore rimanga silente. La vendetta di Forla Yatt, che non svelo, è tale da rendere evidente quanto le relazioni tra le persone, e la loro degenerazione, dipendano dall'identità o dal genere o dal sesso di chi quella relazione ha stabilito, assai meno che da un contesto. Curare il contesto è il modo più sicuro per lenire sentimenti come vendetta, rancore e risentimento. «Il suo occhio avrebbe visto, ma le sue labbra non l'avrebbero mai saputo».

- Chiara Valerio - Pubblicato su Robinson del 5/11/2023 -

domenica 21 aprile 2024

Anche l’Information Tecnology va a sbattere…

Intelligenza Artificiale: sempre più fame, sempre più sete
- di Tomasz Konicz -

Quanta energia consumano effettivamente i diversi sistemi di intelligenza artificiale (IA)? Quelli che oggi sono in forte espansione - in particolare quei modelli linguistici di grandi dimensioni come "Chat GPT" o "Gemini" (ex Bard) - e hanno già centinaia di milioni di utenti. Sebbene sia ormai ben noto che il fabbisogno di risorse da parte dell'industria IT stia aumentando enormemente, sempre più a causa del boom dell'intelligenza artificiale, e malgrado Chat GPT & Co. abbiano già un’«oscena» fame di energia - come ha scritto la rivista statunitense "New Yorker" - al momento rimane tuttavia piuttosto difficile poterlo determinare con maggiore precisione, dal momento che le aziende che stanno dietro le reti neurali artificiali, semplicemente non forniscono alcuna informazione sull’entità del loro consumo di elettricità e di acqua. Su questo, "Google", "Meta", "Microsoft" e "Open AI" continuano a mantenere un basso profilo.

Lo scorso febbraio, alla richiesta fatta loro, dalla rivista "The Verge", di commentare questa situazione, ha risposto solo Microsoft, affermando di stare sviluppando delle «metodologie per riuscire a quantificare il consumo energetico», e di star lavorando in modo da migliorare l'efficienza dei grandi sistemi. Open AI e Meta, invece, non hanno reagito per niente. Così come non hanno reagito neanche gli altri titani dell'era di Internet, impegnati in questa nuova corsa all'oro. Dal punto di vista giuridico, l'industria opera ancora in una quella che appare come una zona grigia, simile a quella in cui - in assenza di normative legali - tutta l'intera Internet è già stata effettivamente scansionata, al fine di porre in atto un accumulo di dati per poter così addestrare i loro sistemi di IA su tutto quello che è  il materiale protetto da copyright. Nell'Unione Europea, i requisiti legali per determinare il consumo di risorse entreranno in vigore solo all'inizio del 2026, nell'ambito della cosiddetta "Legge sull'IA" europea. Mentre negli Stati Uniti, un disegno di legge assai simile - in cui si richiede alle aziende di Intelligenza Artificiale di rendere noto e divulgare a quanto corrisponderebbe il «consumo di energia, il consumo di risorse e quello degli altri impatti» che le loro reti neurali hanno durante il «ciclo di vita del sistema» -  è stato presentato al Congresso solo nel gennaio di quest'anno. Ma da momento che l'industria rimane in silenzio, ecco che ci si affida a stime e ricerche esterne.

Secondo gli studi svolti nel 2022, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono state responsabili dal 2,1% al 3,9% delle emissioni globali di gas serra; cosa che equivale all'incirca alle emissioni di tutti i viaggi aerei. A questo si aggiunge la domanda di elettricità dei sistemi di intelligenza artificiale, che entro il 2027 dovrebbe salire fino a 134 terawatt l'ora; il che equivale all'incirca al consumo dei Paesi Bassi. All'inizio di quest'anno, l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) ha pubblicato le sue stime sul consumo energetico delle industrie delle cripto-valute e dell'intelligenza artificiale, che nel 2022, tutte insieme, hanno rappresentato circa il 2% del consumo energetico globale; una quota, questa, che entro il 2026 dovrebbe raddoppiare. Inoltre, anche per raffreddare i data center si rende necessario un elevato consumo di acqua. Si prevede pertanto che entro il 2027 il consumo annuale di acqua delle reti neurali aumenterà fino a 6,6 miliardi di metri cubi, eguagliando il prelievo di acqua della Danimarca. Per esempio, nel corso di una "conversazione" con GPT-3, nella quale viene risposto a 10-50 domande, evapora circa mezzo litro d'acqua. Va detto, come promemoria, che ci sono circa due miliardi di persone, in tutto il mondo, che non hanno accesso regolare all'acqua potabile pulita, e che 771 milioni di persone sulla Terra non riescono a soddisfare in modo affidabile nemmeno i loro bisogni di base. Per addestrare il GPT-3 di Microsoft - con i suoi 175 miliardi di neuroni artificiali, per ogni nuovo compito, e utilizzando enormi quantità di dati - per il raffreddamento, devono evaporare fino a 700.000 litri di acqua . A ogni singola "sessione di formazione" di questo tipo, il consumo di elettricità equivale a quello che è il consumo annuale di 130 famiglie statunitensi.

La fase di apprendimento dei modelli linguistici di grandi dimensioni, dev'essere considerata particolarmente dispendiosa dal punto di vista energetico, ma lo sono anche le operazioni quotidiane, come ad esempio quelle per le query [N.d.t.:un insieme di parole chiave (keywords) con cui un utente esprime un'intenzione di ricerca sul Web (chiamata tecnicamente search intent) attraverso l'uso di un motore di ricerca] che sono caratterizzate da un elevato dispendio computazionale ed energetico. Una semplice query di ricerca, che corrisponde a un modello linguistico di grandi dimensioni, consuma circa 30 volte più energia di una normale ricerca su Google. Tanto nel suo motore di ricerca "Bing", così come in "Co-Pilot". Microsoft ha già integrato il suo sistema di intelligenza artificiale. Se Google dovesse qualcosa di simile per quanto riguardo il suo motore di ricerca, con i suoi nove miliardi di query di ricerche giornaliere, verrebbe superato il consumo energetico dell'Irlanda. Gli è che, in molti compiti, i modelli linguistici di grandi dimensioni sono semplicemente inefficienti. E ciò vale non solo per le query di ricerca, ma anche per il riconoscimento vocale, il quale, per anni, era stato gestito bene anche sui computer meno potenti, facendo uso di programmi come "Dragon Naturally Speaking". Mentre invece i modelli linguistici di grandi dimensioni come il "Whisper" di Open AI - disponibile gratuitamente - non sono utilizzabili sul PC di casa, anche con CPU potenti, a causa dei lunghi tempi di calcolo di circa un minuto. È solo grazie al supporto della scheda grafica che si ottengono buoni risultati, come quelli ottenuti con il riconoscimento vocale, il quale però facilmente aumenta, fino a dieci volte, il consumo energetico del computer.

L'industria dell'IA, per mezzo di innovazioni tecniche e miglioramenti dell'efficienza, conta di riuscire a essere in grado di compensare gran parte del rapido aumento del consumo energetico. I processori e le schede grafiche di "Nvidia" - un produttore in forte espansione -  che attualmente vengono utilizzate principalmente per i calcoli dell'Intelligenza Artificiale, in realtà non sono destinati a questo compito e vengono utilizzati, per cos'ì dire, in modo improprio. Le aziende come Nvidia ora stanno lavorando per adattare sempre più il loro "silicio" alle esigenze di quei modelli linguistici di grandi dimensioni che però non richiedono calcoli precisi dal momento che operano a partire dalle probabilità; ma, tuttavia, i concetti corrispondenti si trovano ancora nella fase della ricerca di base. Inoltre, è proprio l'industria IT in generale che sta lentamente raggiungendo quelli che sono i suoi limiti fisici, dal momento che le dimensioni strutturali dei suoi chip di silicio, misurate in nanometri, non possono essere ridotte all'infinito. Minore è la larghezza della struttura, più efficiente è l'unità di calcolo. Così, mentre le larghezze delle strutture si sono ridotte su base annua, il produttore taiwanese "TSMC" ora spera di poter costruire, entro il 2030, grazie a degli investimenti giganteschi, una fabbrica per chip da un nanometro. Un vero e proprio salto tecnologico verrebbe reso possibile solo dai computer quantistici, a cui sia Google che IBM stanno lavorando febbrilmente, ma non è ancora chiaro quando potranno essere realizzati, e nemmeno se addirittura raggiungeranno mai la maturità del mercato. A causa di questo, la possibilità fisica per il raggiungimento di un guadagno di efficienza si trova pertanto a essere limitata; cosa che porterà a fare esplodere il consumo energetico da parte dell'industria dell'IA, e ciò accadrà proprio nel bel mezzo della crisi climatica che si trova ora in pieno svolgimento.

A marzo, un'alleanza di organizzazioni ambientaliste e non governative, non solo ha messo in guardia contro il rapido aumento della fame di energia che hanno oggi le reti neurali. Non solo l'Intelligenza Artificiale non salverà il pianeta, ma brucerà invece enormi quantità di energia e genererà inoltre un'ondata di «disinformazione sul cambiamento climatico»; così ha dichiarato, al quotidiano britannico "The Guardian", un portavoce dell'ONG "Friends of the Earth", la quale fa parte della coalizione "Climate Action Against Disinformation". Ben presto, in termini di efficienza, la crescita del settore IT supererà di gran lunga i suoi guadagni. I tempi di funzionamento, finalizzati al mantenimento delle centrali elettriche a carbone negli Stati Uniti, sono già stati prolungati a causa della crescente domanda di elettricità da parte dei data center; ha affermato il Guardian. I gruppi ambientalisti hanno inoltre critica anche le assicurazioni che sono state fornite dall'industria dell'IA, secondo cui l'utilizzo dei suoi prodotti porterebbe invece a una riduzione delle emissioni di gas serra. In un rapporto pubblicato nel 2023, Google ha affermato che l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale potrebbe addirittura a ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas serra fino al 10%. Non bisogna «credere a questa panzana», hanno avvertito gli Amici della Terra. Ciononostante, l'espansione dell'industria dell'IA probabilmente continuerà, a causa della coazione a valorizzare che, anche nella crisi climatica manifesta, il capitale continua ad avere; a meno che non gli vengano imposti dei limiti dall'esterno, attraverso degli interventi, o dalla forza della natura.

- Tomasz Konicz - Pubblicato il 19/4/2024 su https://www.woxx.lu/ -