sabato 11 novembre 2023

Inseguirsi sull’orlo del baratro…

A Londra i fuochi d’artificio del cinque novembre sono un ricordo lontano: sono apparse le ombre, e strane creature hanno cominciato a infestare le strade. Ma che fine ha fatto Jake? Sarà riuscito a mettersi in salvo, o sarà scomparso all’angolo di una strada? In questo racconto, il maestro del weird China Miéville ci affida una lettera perduta nel corso di un’oscura apocalisse, tracciata durante un girovagare onirico per le vie di Londra. Simone Pace con le sue tavole riesce a ricreare le fluttuazioni strane e volatili di questa storia, l’invisibile che prende forma, i contrasti tra la realtà e il sogno.

(dal risvolto di copertina di: China Miéville, "A Jake, con amore", Moscabianca edizioni, pp. 112, €9,90)

Piccoli disastri tra amici
- di Leonardo  G. Luccone -

È stato sovvertito «l'ordine in fondo al caos» e tutto sembra correre verso «un'apocalisse molto approssimativa». Nella città è in atto  un «tranquillo cataclisma»: le strade sono deserte, la gente volatilizzata; uno straniante senso di minaccia è contemporaneamente percepibile e impalpabile. i incomprensibile. Strani esseri alati incombono sui pochi viventi in giro. Tutti sanno che da un momento all'altro si può aprire una voragine nella strada e chi passa verrà risucchiato.  Migliaia di persone sparite. Anche Jake è sparito: sfugge ma rimane «sempre a portata di mano» e il protagonista dopo un febbrile vagabondare lo ritrova in una libreria. Jake è come imbambolato: si scambiano poche parole, ma Jake è sopraffatto dall'ansia e fugge di nuovo. La voce narrante è quella di un giovane che soffre per amore; vive a Kilburn, nord-ovest di Londra, l'epicentro del collasso. Lì svetta il Gaumont State, un cinema divenuto un faro sinistro per la città, l'origine della «sporca entropia che si è presa Londra». È nella torre dell'edificio che si annidano quegli uccellacci gracchianti. Tutto appare «saturo di energia potenziale» e qualcosa di tremendo sta per accadere.

"A Jake, con amore" è una lettera a cuore aperto di un enigmatico protagonista al suo compagno, una confessione sul rapporto che stanno vivendo - le paure, l'instabilità dovuta alla catastrofe ma anche a quell'inseguirsi sull'orlo del baratro. Mentre la realtà si increspa un uomo fende la notte al galoppo brandendo la sciabola «contro qualche nemico immaginario». È un soldato «addestrato a essere assurdo e inutile». Nel frattempo Jake è scomparso, perso un'altra volta. China Miéville è uno dei più demiurgici scrittori contemporanei; come l'angelo della storia di Benjamin, scorge la catastrofe dietro fenomeni complessi che «accumulano rovine». In ogni sua opera si avverte un'immacolata dedizione verso l'aspetto sociale e politico delle storie: la creazione di mondi immaginari come riflesso dell'orda presente. Frettolosamente classificato come scrittore di genere, o di nicchia, vincitore di premi settoriali come l'Arthur C. Clarke, il Nebola e l'Hugo, benché tradotto in molti paesi, Miéville è stato solo di rado accolto da grandi case editrici (in Italia è stata Fanucci, come fu per Dick, a intuirne per prima il valore letterario). Miéville le etichette le ha sempre accettate di buon grado - scrittore fantasy, horror, di fantascienza, steampunk, noir e, più di tutti, weird - per lui sono solo un modo per classificare l'angolatura che prendono le sue narrazioni. Miéville descrive città al collasso o con mutati rapporti di forza, civiltà apoliticamente frantumate o nello sforzo di ridefinirsi. L'umanità è il fulcro della sua riflessione. Immaginare mondi, per Miéville, significa affermare che la condizione attuale è fragile, impermanente, tutt'altro che universale.

L'aspetto che più sorprende è l'integrità con cui scontorna il suo nemico: il capitalismo. Gli deriva probabilmente dall'essere cresciuto a Willesden, quartiere operaio e multiculturale di Londra, e dall'aver militato in organizzazioni anarchiche, fino al 2013, quando ha fondato (con Ken Loach e altri) il partito Left Unity e poi nel 2015 il periodico radicale Salvage. Ed è proprio in un recente scritto su Salvage che Miévile ha scritto: «La questione non è ciò che vediamo ma perché desideriamo vederlo e perché crediamo che vederlo sia possibile», una sintesi particolarmente pregnante del suo pensiero. La critica, non solo quella letteraria, lo considera uno dei principali esponenti del new weird. Tante parole sono state spese recentemente nel tentativo di descrivere - o teorizzare - questo disarticolato movimento (compresa l'antologia "Novo sconcertante italico", curata da Rialti e Valentini, da poco uscita per Bompiani). Secondo uno dei primi indagatori, lo scrittore a sua volta inclassificabile Jeffe VanderMeer, il new weird proviene «dal lato più disturbante e ombroso della tradizione fantastica» ma anche «da diverse tradizioni, tra cui Surrealismo, Simbolismo, la letteratura decadentista, la fantascienza New Wave e le diramazioni più esoteriche del gotico». Per Miéville il weird è «uno stato d'animo. È una visione del mondo. È la scoperta dell'incertezza e dell'inquietudine che si nasconde oltre la superficie delle cose», un modo per immergersi nella realtà, non per rifuggirla.

- Leonardo  G. Luccone -  Pubblicato su Robinson dell'8 luglio 2023 -

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