mercoledì 27 settembre 2023

Pensare… feudalesimo, colonialismo, capitalismo…

Pensare la fondamentale logica sociale del Medio Evo
- Estratto da Jérôme Baschet, "La Civilisation féodale, de l'an Mil à la colonisation de l'Amérique" -

«Il Medioevo ignorava ogni e qualsiasi autonomizzazione della sfera religiosa, dal momento che la società nel suo insieme, era la Chiesa in quanto comunità; mentre, come istituzione, essa era la parte dominante della società, determinandone così le principali regole di funzionamento. Come ha suggerito con vigore Alain Guerreau, abbiamo tutto l'interesse a considerare la Chiesa come se essa fosse il garante dell'unità della società feudale, la sua spina dorsale e il motore del suo dinamismo». (p. 225-226)

« La nozione di capitalismo, non è applicabile all'America coloniale, più di quanto lo sia all'Europa di quel tempo[...] La società medievale è una società complessa, la cui struttura consiste in un intreccio di relazioni multiple. Si possono individuare alcune articolazioni relative a quelli che erano i legami principali [...], e ad altri legami il cui ruolo è importante ma poi non così fondamentale [...], e altri ancora che, sebbene spesso appaiano assai evidenti, sono tuttavia chiaramente subordinati ai precedenti. [...] E sebbene i legami di vassallaggio giocassero un ruolo nel distribuire il potere di comando, arrivando fino alla signoria, essi hanno definito solo quelle che erano le relazioni all'interno della classe dominante, vale a dire che interessavano  l'1 o il 2% della popolazione. Per contro, la relazione di dominio e la posizione dominante della Chiesa (la relazione di Ecclesia*) costituiscono i due elementi fondamentali che ci permettono di definire il feudalesimo come un modo di produzione e allo stesso tempo anche, indissolubilmente,  come un modo di riproduzione sociale (va precisato che rifiutiamo il dualismo infrastruttura/sovrastruttura, all'interno del quale, il ruolo della Chiesa medievale non può essere inserito senza inutili contorsioni; e soprattutto perché il concetto di modo di produzione, nel senso già indicato, ha il vantaggio di invitarci a cogliere una logica sociale il più possibile globale) [...]. In un simile contesto, la nozione di economia diventa priva di significato, ed è perciò altrettanto impossibile isolare tanto una sfera specificamente economica quanto una extra-economica (oltretutto, la nozione di coercizione extra-economica corre il rischio di venire equiparata all'uso della forza, mentre invece essa non costituiva un fattore determinante, o discriminante nel caratterizzare le relazioni feudali). [...] Nel feudalesimo, l'estorsione di plus-lavoro avviene e si verifica come effetto del "fusione e dell'unione del potere sulle terre con il potere potere sugli uomini" (Guerreau), attraverso un insieme di obblighi che vengono imposti localmente, e questo a prescindere che i produttori abbiano praticamente l'uso dei mezzi di produzione che sono loro necessari. [...] È questo a caratterizzare la dipendenza feudale - la quale è indissolubilmente sia economica, che giuridica, che politica e sociale -  di modo che così essa non possa essere né economica, né giuridica, né politica, né sociale. Pertanto, la dipendenza feudale presenta in tal modo, allo stesso tempo, un carattere che è sia locale (da qui la sua dimensione interpersonale) sia "totale" (una garanzia di dimostrata efficacia); rivelandosi, allo stesso tempo, anche  relativamente equilibrata (poiché concede ai produttori un uso parziale dei mezzi di produzione, e permette che i villaggi possano affermarsi come comunità, e simultaneamente di differenziarsi al loro interno). Infine, la fusione del potere sugli uomini con il potere sulle terre, che caratterizzava il dominium, ebbe come conseguenza e condizione quella di determinare in maniera tendenziale lo stabilirsi delle persone sul territorio, in delle unità abitative e produttive fortemente integrate, all'interno delle quali venivano esercitati la maggior parte delle relazioni di sfruttamento e di dominio imposti sia dall'aristocrazia secolare sia dalla Chiesa. È la Chiesa, l'istituzione dominante della società feudale, il suo perno e la sua principale forza motrice. Non era solo il clero che costituiva l'ordine dominante del feudalesimo, disponendo di una ricchezza materiale eguagliata solo dal suo potere spirituale, ma era anche e soprattutto la Chiesa, in quanto institutio consustanziale al cristianesimo, che definiva le strutture essenziali necessarie all'organizzazione e alla riproduzione della società, vale a dire, anche alla sua proiezione verso il suo ideale, che era la salvezza individuale e la perfetta realizzazione della Chiesa celeste. Va sottolineato il ruolo svolto dalla Chiesa nella definizione delle strutture spaziali dell'Europa medievale [...] indispensabile al buon funzionamento della relazione di dominium. In questo senso, le unità di residenza e di produzione costituite dalle comunità di villaggio (e sulle quali si innestava il rapporto signorile) erano anche, almeno tendenzialmente, quelle in cui, attraverso la mediazione clericale, si esercitava la relazione tra gli uomini e le forze che governavano l'universo, cosa che contribuiva al carattere necessariamente integrato che abbiamo appena riconosciuto. La presenza dei cimiteri nel centro delle città e dei villaggi, è talmente importante da poter essere considerata un sintomo, se non addirittura un indicatore specifico della società feudale. Pertanto, non deve sorprendere che a partire dalla seconda metà del XVIII secolo i cimiteri siano stati allontanati dalle aree popolate, dove erano stati collocati anche nell'antichità. Il feudalesimo finisce nel momento in cui i morti, che la Chiesa aveva posto al centro dello spazio sociale, vengono cacciati dalle città e dai villaggi».

- da Jérôme Baschet, "La Civilisation féodale, de l'an Mil à la colonisation de l'Amérique" - 

[*]: Il concetto centrale di Ecclesia, in quanto istituzione onnicomprensiva delle relazioni sociali feudali medievali, è stato originariamente sviluppato dal medievista Alain Guerreau in due opere fondamentali: "Le Féodalisme, un horizon théorique" e "L'Avenir d'un passé incertain".

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