lunedì 18 settembre 2023

I portatori di ... interesse !!

«In effetti, il condannato sembrava fosse stato così abilmente sottomesso, da dare l'impressione che gli si potesse persino permettere di vagare liberamente per le colline, come se bastasse un fischio, all'inizio dell'esecuzione, per far sì che arrivasse subito». (Franz Kafka)

« Sotto il capitalismo, non esiste alcun gruppo sociale che sia stato investito di una qualche predestinazione ontologica trascendente. Ma tutti i gruppi sociali vengono, di per sé, preformati dal valore, e pertanto sono tutti costituiti in maniera capitalistica. Di modo che, quando si parla di “interesse/i”, bisogna distinguere... Da un lato, ci sono gli interessi fondamentali (materiali, sociali e culturali) degli esseri umani, i quali interessi corrispondono a quelli che sono i loro bisogni storici. Ma, dall'altro lato, tale contenuto si trova a essere collegato e vincolato alla forma capitalista. E lo è in modo tale che pertanto ciò che è il reale contenuto dei bisogni appare del tutto secondario; cosicché a venire invece percepito in maniera diretta, sia solamente l'interesse costituito capitalisticamente nella sua forma monetaria (salario e profitto).

Diventa pertanto inevitabile, anzitutto, cercare di affermare e rivendicare i bisogni reali, ovvero gli interessi fondamentali, in quella che è la forma capitalistica dominante. Ma nel momento in cui non si riesce più a vedere alcuna differenza tra contenuto e forma, ecco che questo interesse si rivolta contro i suoi stessi portatori. E avviene che questi ultimi finiscono per far dipendere i loro propri interessi - che lo vogliano o meno - dal fatto che non smetta di funzionare la valorizzazione del capitale. Ecco che allora, in tal modo, sono essi stessi a trasformarsi in un "soggetto oggettivo", il quale finisce così per sottomettere la propria vita alle leggi del capitale; per le quali una simile sottomissione appare del tutto normale. Pertanto, bisogna invece che, al contrario, venga dichiarato che il contenuto reale dei bisogni non è assolutamente negoziabile. »

(Robert Kurz, da "Vies et mort du capitalisme. Chroniques de la crise", Éditions Lignes, 2011, pag.18)

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