lunedì 28 ottobre 2024

Un mix tra King Kong e un barbiere di periferia !!

Come funziona la propaganda fascista
- di Samir Gandesha [*] -

Come riassumere oggi la rappresentazione socio-psicologica della propaganda fascista fatta da Adorno? Gli ambiti, in cui le riflessioni di Adorno sono illuminanti, Sono fondamentalmente tre: (1) il populismo; (2) l'analisi degli "agitatori" contemporanei; e, infine, (3) l'industria culturale. Prima di affrontare questi temi, è importante considerare anche i limiti delle sue straordinarie riflessioni. Come ho sostenuto altrove, i presupposti sociologici dell'appropriazione di Freud da parte di Adorno - in particolare il concetto, tratto da Pollock, di "capitalismo di Stato", secondo il quale il ruolo dello Stato è quello di gestire le tendenze alla crisi da parte del capitalismo – vanno ripensate in un periodo che è caratterizzato dall'obsolescenza del keynesismo. Inoltre, Adorno ebbe una immediata fiducia in quella che è la spiegazione freudiana ortodossa della teoria della pulsione, e del concetto di conflitto edipico. Tuttavia, anche questo va ripensato e ricostruito in modo da poter andare oltre, visto che l'ontologia atomistica e hobbesiana di Freud non si adatta particolarmente bene a un'ontologia sociale debitrice di Hegel e di Marx. Ciò che rimane di importanza duratura, tuttavia, è la discussione, fatta da Adorno, sulla contraddizione di base che sta al cuore della democrazia capitalistica, e sul modo in cui l'autoritarismo tende a riemergere sotto forma di una risposta potente, sebbene falsa, e nel contesto di una carenza di alternative praticabili, ivi compresa quella che Marcuse chiamava società unidimensionale. La condizione oggettiva cui si lega l'ostinata persistenza dell'autoritarismo, è la contraddizione, al cuore della società liberal-democratica, tra il principio democratico dell'egualitarismo, da un lato, e la concezione liberale della libertà negativa, dall'altro lato. [Nota*: il soggetto assoggettato - vale a dire la personificazione della merce - che vive nel modo di produzione capitalistico si trova sottoposto a due esigenze contraddittorie, entrambe inscritte nello scambio di merci: deve perseguire il suo interesse personale come agente economico, ma allo stesso tempo deve comportarsi come un cittadino che rispetta le leggi e i contratti, che costituiscono l'interesse generale]. La forma neoliberista e finanziarizzata del capitalismo - in atto da circa la metà degli anni '70 - ha drammaticamente acuito questa contraddizione, e lo ha fatto nella misura in cui il cittadino (l'homo politicus di Wendy Brown) è stato eclissato dall'homo oeconomicus; ora inteso come un "soggetto" "auto-imprenditore". Questi è costretto ad assumersi maggiori responsabilità rispetto a prima, ma allo stesso tempo ha accesso a sempre meno risorse con cui poter realizzare tale responsabilità in maniera significativa. Inoltre, in media, i tassi di crescita nei paesi ad alto reddito, dagli anni '60 sono diminuiti precipitosamente (4,3% annuo), scendendo al 2,8% negli anni '70, al 2,3% negli anni '80, all'1,8% negli anni '90, e all'1,2% negli anni 2000. Conseguentemente, dagli anni '70, i salari della stragrande maggioranza dei lavoratori sono rimasti stagnanti. A volte, non hanno nemmeno tenuto il passo con l'inflazione, mentre le prestazioni dello stato sociale sono diminuite considerevolmente, e i servizi sociali, così come l'istruzione superiore, sono diventati più costosi. Come è noto, ciò che in parte colmò questa lacuna fu il crescente indebitamento dei lavoratori. Così, gli individui in tal modo socializzati venivano costantemente meno agli ideali del loro Io [che a loro sembravano essere i loro propri, ma che invece venivano loro instillati in quanto esigenze dalla socievolezza capitalistica]; come risultato di tutta questa situazione, si è arrivati a una corrispondente proliferazione di tutti i sensi di colpa, ansia, frustrazione e, infine, rabbia.  Ironia della sorte - piuttosto che prevenire le tendenze autoritarie, com'era stato previsto dall'ordo-liberismo della Germania Ovest, l'avvento del neoliberismo si rivelò invece essere un terreno particolarmente fertile per la germinazione dei movimenti politici neofascisti e postfascisti. In un modo che riecheggia l'analisi fatta da Moishe Postone di quello che è l'antisemitismo implicito che si trova al centro delle critiche unilaterali del capitale finanziario (visto come fosse una manifestazione fittizia del lavoro astratto) svolte dal punto di vista della classe operaia (la quale, in linea di principio, produrrebbe lavoro concreto). Come sostiene il sociologo Phil A. Neel in "Hinterland: America's New Landscape of Class and Conflict": « Dato che siamo una delle generazioni più povere della storia recente, il debito e il pagamento degli interessi sono diventate le caratteristiche distintive della nostra vita. È stato questo fatto ad aver reso l'attuale rinascita dell'estrema destra una minaccia reale. Infatti, tutto ciò, aumenta la probabilità che una qualche variante dell'attuale politica "patriottica" possa effettivamente trovare una base di massa. Quello che vediamo, è un programma specificamente formulato per opporsi all'estrazione di reddito da quella che è una popolazione insoddisfatta e sottopagata. L'opposizione più generale al pagamento degli interessi diventa così politicamente motivante, dalmomento che essa è una forma primaria di sfruttamento nel capitalismo contemporaneo».

Così, quella che è la contraddizione tra l'autonomia nell'ambito "politico", o nelle strutture formali della democrazia rappresentativa, e la crescente eteronomia all'interno dell'ambito "economico" diventa sempre più insopportabile. Come afferma Adorno in "Che cosa significa elaborare il passato" [https://www.marxists.org/portugues/adorno/ano/mes/passado.htm ]: «In sostanza, il fascismo non può scaturire da disposizioni soggettive. L'ordine economico e, in larga misura, l'organizzazione economica modellata su di esso, rendono la grande maggioranza delle persone dipendenti da delle condizioni che sfuggono al loro controllo, in un modo che le mantiene in uno stato di immaturità politica». Nello stesso scritto, egli sostiene anche: « Se vogliono vivere, allora non hanno altra via d'uscita se non quella di adattarsi, sottomettersi a quelle che sono le condizioni date. Per farlo, hanno bisogno di negare proprio quella soggettività autonoma a cui fa appello l'idea di democrazia. In altre parole, possono sopravvivere solo se rinunciano alla loro autonomia... La necessità di un tale adattamento - di identificarsi con ciò che è dato, con lo status quo, con il potere in quanto tale - crea il potenziale per il totalitarismo». Di fronte a questa situazione contraddittoria, l'idealizzazione e l'identificazione con l'aggressore dovrebbero essere considerate come una (falsa) soluzione. Proiettandosi sul "piccolo-grande-uomo", il seguace viene ipnotizzato da un'immagine ingrandita di sé, da un ideale di sé davanti al quale si inchina. Il populismo emerge in quanto risposta all'attuale crisi di legittimità dell'ordine neoliberista. Piuttosto che liquidare e denigrare tout court questa formazione politica [il populismo], vale invece la pena distinguere tra la versione di sinistra e quella di destra del populismo. Adorno ci aiuta ad arrivare a dei criteri i quali ci permettono di fare proprio questo. Nel sottolineare come comprendere il processo attraverso il quale «il popolo diventa massa» sia di vitale importanza, ci porta – come si è visto nella discussione precedente – a capire bene quale sia il ruolo dell'agitatore di destra, visto in contrapposizione al riformatore o al rivoluzionario. I populisti di sinistra contemporanei - come Jeremy Corbyn e Bernie Sanders - cercano di delineare obiettivi politici concreti sinceramente, e quindi, facendolo, di rispondere alle richieste democratiche dei loro seguaci, prendendo di mira, nel farlo, in particolare la disuguaglianza socioeconomica. Al contrario, gli agitatori di destra evitano invece di affrontare tali interessi; e fanno appelli emotivi a concezioni razziste ed escludenti volte a trasformare il popolo in una massa. L'esposizione che fa Adorno, del meccanismo di identificazione attraverso l'idealizzazione, è particolarmente utile per aiutarci a comprendere tutta una serie di leader populisti di destra che sembrano incarnare la figura ossimorica di un «piccolo grande uomo». Esempi di questo tipo, sono l'ex presidente filippino Rodrigo Duterte, il primo ministro indiano Narendra Modi, l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro e l'ex primo ministro britannico Boris Johnson. Tuttavia, nessuno ha incarnato più chiaramente questo ossimoro di quanto abbia fatto un noto ex presidente degli Stati Uniti: Donald J. Trump nell'esemplificare bene il «piccolo grande uomo», poiché egli viene considerato dai suoi sostenitori come se fosse una versione vivente più grande e migliore di loro. Tuttavia, potremmo davvero dire che i suoi seguaci abbiano interiorizzato la logica del sacrificio di sé, o della rinuncia? Sembrerebbe di no dal momento che essi si stanno sollevando aggressivamente contro le “élite” che li hanno sacrificati sull'altare della globalizzazione. Forse Trump non richiede un esplicito sacrificio di sé, ma sostenendolo, la maggior parte dei suoi sostenitori, anche se forse non tutti, sacrificano i propri interessi. Ad esempio, scambiano i meccanismi di protezione sociale con la religione MAGA ["Make America Great Again"] che vuole rendere l'America di nuovo grande. È anche certo, ad esempio, che l'enorme taglio delle tasse per i molto ricchi operato dall'amministrazione Trump li danneggerà materialmente. A questo si può aggiungere la crisi degli oppioidi che continua ad aggravarsi tra i bianchi poveri, e che ha prodotto una rapida diminuzione della loro aspettativa di vita. Attraverso tutti questi esempi, possiamo vedere come i sostenitori di Trump potrebbero essere considerati come se letteralmente si stessero sacrificando. Tuttavia, quando l'establishment politico lo attacca a causa della sua scarsa padronanza della lingua inglese, delle sue gaffe in materia di abbigliamento, dei suoi errori di gusto, per i suoi capelli finti, ecc., la cosa gli si ritorce contro. Tutte queste critiche non fanno altro che rafforzare l'idea del disprezzo che l'establishment non coltiva solo per il presidente, ma anche nei confronti della popolazione povera - o benestante che sia - che lo accompagna. Ora, le persone che lo idealizzano si identificano con lui; ma offendendolo, tali élite rafforzano la loro identificazione con l'aggressore. Anche quando sono stato presentate le prove che la sua presidenza li aveva danneggiati materialmente, il sostegno nei suoi confronti è rimasto più o meno incrollabile. Analogamente, l'amore dei sostenitori di Trump per il presidente è pari solo all'odio e alla violenza occasionale che essi rivolgono contro "l'altro" che viene dal Messico, per esempio. Nel farlo, infatti, seguono lo slogan nazista già citato: «Verantwortung nach oben, Autorität nach unten! (…)» [Responsabilità verso l'alto, autorità verso il basso!]. Eventualmente, in maniera più lungimirante, Adorno (insieme a Horkheimer) attira l'attenzione sull'affinità elettiva tra la personalità autoritaria e l'industria culturale. La condizione per cui diventa possibile che le persone vengano trasformate in massa, è la passività che deriva dal graduale ma costante indebolimento della funzione critica dell'Io. Nel loro resoconto sull'industria culturale, Horkheimer e Adorno mostrano il modo in cui la prima sostituisca quello che Kant chiamava lo «schema trascendentale». Ricordandoci che, secondo tale concezione, la molteplicità sensibile viene organizzata concettualmente attraverso l'attività dell'immaginazione, essi scrivono: «[L'industria culturale fornisce] modelli di pensiero già pronti, vale a dire quei termini tecnici che dopo la decadenza del linguaggio appaiono come se fossero rocce. Così, nel processo di percezione l'osservatore non è più presente. Egli diventa incapace di quella passività attiva che è insita nella cognizione, e nella quale gli elementi categoriali sono opportunamente rimodellati da degli schemi convenzionali preformati; e in modo che, viceversa, venga resa giustizia all'oggetto percepito». Tutto questo, oggi lo vediamo nel processo di digitalizzazione portato avanti dall'industria culturale negli ultimi decenni. Nell'organizzazione del molteplice, l'algoritmo è arrivato a sostituire lo schema trascendentale  grazie all'intuizione sensibile. Al posto della produzione di massa e della standardizzazione fordista, oggi si genera differenza ed eterogeneità su misura per i capricci e per i gusti di ogni individuo. Tuttavia, l'algoritmo è un codice che fissa una logica di ripetizione e uno stereotipo, che spesso conferma, approfondisce e rafforza proprio quei pregiudizi soggettivi già citati, e lo fa attraverso la creazione delle cosiddette "camere dell'eco", ovvero manifestazioni inconsce di bias di conferma.

È stato così che i fascisti del XX secolo hanno usato la radio e il cinema per diffondere la loro propaganda. Oggi, gli agitatori contemporanei dimostrano una predilezione per l'uso di Twitter, Facebook, Instagram e WhatsApp; tutte cose che, tra l'altro, consente loro di eludere efficacemente il presunto controllo razionale e critico di giornalisti, intellettuali e accademici seri, riuscendo così a comunicare  direttamente ai propri seguaci desideri spesso inconsci. Ma mentre i social media sono stati adottati anche dalle forze progressiste, per organizzare e mobilitare le persone contro i regimi autoritari – per esempio, in Iran nel 2009, nella primavera araba e nel movimento "Occupy Wall Street" – essi sono anche diventati il mezzo con cui l'estrema destra ha manipolato con successo gli elettori. Come è stato dimostrato dallo scandalo Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica che ha effettuato l'estrazione di dati di informazioni personali accedendo a milioni di profili Facebook, a loro insaputa, a fini di pubblicità politica, come ha dimostrato il rapporto Mueller, attraverso il rilascio di e-mail hackerate da Wiki-Leaks nella fase finale delle elezioni statunitensi del 2016, non irrilevante per il loro esito. I social media forniscono anche l'infrastruttura per i partiti e i movimenti populisti di destra per diffondere fake news e disinformazione. Si potrebbe dire che creano così tipi di quelli che Freud chiamava “gruppi artificiali”, che minano la capacità di mettere in discussione la realtà e quindi la capacità critica dell'Io. Questi gruppi sono sia un mezzo per formare l'inconscio sia un modo per rivolgerlo verso l'esterno. Inoltre, le bacheche online (...) permettono proprio di "cortocircuitare" quella che è la relazione tra le "emozioni violente" e le "azioni violente". Traendo ispirazione dagli assassini di massa di estrema destra (...), i suprematisti bianchi in Europa e in Nord America, in particolare negli Stati Uniti, hanno discusso e pianificato i loro attacchi su queste bacheche, prima di eseguirli nel mondo reale.(…) L'esame che Adorno fa, dell'ostinata persistenza nel dopoguerra del tipo di personalità autoritaria, era orientato ad articolare «un nuovo imperativo categorico, dopo Auschwitz», vale a dire che l'Olocausto non avrebbe mai più potuto ripetersi. La chiave di tutto ciò, per Adorno, avrebbe dovuto essere l'idea kantiana di illuminismo, inteso come Mündigkeit, un termine il cui significato potrebbe essere tradotto con "maturità", in senso politico, cioè costituisce l'idea secondo cui il cittadino dev'essere messo in grado di parlare per sé stesso, in quanto soggetto autonomo. Questa maturità, inoltre, implica la rottura della compulsione a ripetere, insita nell'industria culturale. Secondo Adorno, il cittadino deve poter parlare da sé solo, «perché ha pensato con la propria testa e non si limita a copiare qualche altra persona e diventa così libero da qualsiasi tutore». La Mündigkeit è vitale, inoltre, proprio per la capacità che ha il cittadino di resistere a conformarsi all'opinione prevalente, ed essa si pone in stretta relazione con ciò che Kant chiamava giudizio riflessivo. Allo stesso tempo, Adorno sottolinea, con Nietzsche, allora (e, più tardi, con Kristeva), che siamo tutti «estranei a noi stessi». Ciò significa che certi aspetti della nostra esperienza, ad esempio il dolore, il trauma e la sofferenza, non potranno mai essere resi totalmente trasparenti, non potranno mai diventare concetti senza che qualche eccesso o residuo sfugga alla loro percezione. Per questo motivo, lo psicoanalista Christopher Bollas ha suggerito che l'autentica pluralità della democrazia dovrebbe riecheggiare in una pluralità esistente all'interno della propria mente. Tale pluralità, tuttavia, non diventerà mai veramente propria, se non fino a che la contrapposizione tra homo oeconomicus e homo politicus, tra liberalismo e democrazia, non verrà trascesa e superata.

- Samir Gandesha -

Testo da “Un mix tra King Kong e un barbiere di periferia - la teoria freudiana di Adorno e il modello della propaganda fascista”. In: "Specters of Fascism: Historical, Theoretical and International Perspectives". Londres: Pluto Press, 2020.

fonte: Economia e Complexidade

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