Abbiamo (davvero) letto bene Engels?
- di Christophe Darmangeat -
Con il titolo di questo post, parafraso quello di un articolo di Florian Gulli, recentemente pubblicato sulla rivista La Pensée, che si propone di tornare al libro di Engels, "L'origine della famiglia, la proprietà privata e lo Stato". Secondo Florian Gulli (colgo l'occasione per salutare l'interesse e il rigore dei suoi scritti, ad esempio sui temi del razzismo o dell'inter-sezionalità), Engels sarebbe stato spesso frainteso su due punti essenziali. Il primo è la situazione delle donne nelle società pre-statali; la seconda riguarda le ragioni del passaggio alla patrilinearità, quella che Engels chiama, dopo Bachofen, la «sconfitta storica del sesso femminile». Florian Gulli si impegna quindi, con citazioni a sostegno, a ripristinare quella che considera l'autentica intenzione di Engels di fronte alle interpretazioni che lo hanno distorto. Mi sembra, però, che mentre corregge degli errori reali, a volte salti un po' troppo dall'altra parte del cavallo, e che la sua lettura a sua volta richieda qualche sfumatura. "Esegesiamo" dunque, limitandoci per mancanza di tempo al primo punto. Le relazioni tra i sessi sono infinitamente sottili e complesse, ed è ovviamente sempre problematico inserirle in poche grandi categorie rigide. Sulla base di una divisione di genere, dei compiti e della vita sociale, si può tuttavia ammettere che esistono tre tipi principali di configurazione: quella in cui gli uomini, nel complesso, dominano le donne ed esercitano su di esse un'autorità de jure o de facto, la quale viene generalmente chiamata "dominazione maschile" o "patriarcato". La situazione opposta, nella quale le donne dominano gli uomini, è invece quella del "matriarcato". Infine, possiamo ammettere anche l'esistenza di situazioni indecidibili, nelle quali, pur occupando ruoli sociali diversi, i due generi coesistono in una qualche forma di equilibrio, senza che nessuno dei due abbia la precedenza sull'altro. La domanda è: secondo Engels, nei tempi primitivi, quale di queste tre configurazioni prevaleva (universalmente)?
Florian Gulli insiste sul fatto che a Engels è stata spesso attribuita la tesi del matriarcato, mentre invece essa non viene difesa ne "L'origine della famiglia...". La parola in sé non appare nel testo (anche se Engels la adotta in almeno un'occasione, in una sua lettera a Joseph Bloch). Per quanto riguarda il contenuto, secondo lui, non c'è alcun passaggio che giustifichi chiaramente l'idea del dominio delle donne nella società. In effetti, Engels parla due volte (solo!) della "predominanza delle donne". La prima volta, aggiunge un'importante precisazione: questa predominanza si esercita "in casa"; nulla significa quindi che si tratti di una predominanza sociale più generale. Il problema nasce pertanto dal secondo passaggio, che riproduco qui: «L'economia domestica comunista - nella quale le donne appartengono per la maggior parte, se non tutte, a una stessa gens, mentre gli uomini sono divisi in diverse gentes - è la base concreta di quella predominanza delle donne che era universalmente diffusa nei tempi primitivi, e di cui costituisce il terzo merito di Bachofen il fatto che sia stata scoperta». Ecco che, pertanto, la restrizione a casa è scomparsa. Si può certamente pensare che rimanga implicita; tuttavia, l'omaggio a Bachofen – che, dal canto suo, ha difeso inequivocabilmente l'idea di una "ginecocrazia", cioè di un matriarcato – introduce a di poco un'ambiguità. Ammettiamo quindi con Florian Gulli che tutto questo non sia molto chiaro, e che queste poche parole si prestano facilmente a interpretazioni divergenti. Tuttavia, esiste un'altra serie di elementi che potrebbe risolvere il dibattito. Florian Gulli ci ricorda che Engels, nel corso del suo libro, sottolinea l'esistenza di «pratiche, precedenti all'epoca della famiglia patriarcale, che sono ben lungi dall'essere egualitarie». Queste pratiche sono di due tipi. Innanzitutto, ci sono divieti, o restrizioni, riguardanti alcune funzioni sociali: ad esempio, l'impossibilità per le donne irochesi di candidarsi a posizioni elettive in quanto capo o comandante militare. C'è poi tutto ciò che rientra in un "doppio standard" giudiziario, e questo soprattutto per quanto riguarda l'adulterio. Il fatto che tutti questi elementi appaiano nel testo di Engels proverebbe perciò che egli aveva riconosciuto l'esistenza della dominazione maschile nei tempi antichi. Di conseguenza, il passaggio dalla matrilinearità alla patrilinearità non segnerebbe la nascita del dominio maschile, ma piuttosto solo il suo aggravamento: «La "grande sconfitta storica del sesso femminile" evocata da Engels difficilmente può essere interpretata in termini di passaggio dal matriarcato al patriarcato, o anche come il passaggio dall'uguaglianza alla disuguaglianza. (...) Non si tratta dell'apparenza di disuguaglianze tra uomini e donne, quanto piuttosto di una radicalizzazione di queste disuguaglianze».
Mi sembra che in questo modo di vedere le cose ci siano due errori. Il primo, riguarda l'interpretazione del divieto di alcune funzioni, il quale potrebbe essere collegato, più in generale, alla divisione sessuale dei compiti e della vita sociale. Simili divieti (e prescrizioni) sono palesemente contrari all'uguaglianza dei sessi, così come essa è concepita nella società contemporanea, ossia, contrari alla scomparsa dei generi. Ma questa separazione sociale dei sessi non è sinonimo di dominio dell'uno sull'altro: ne è solo la condizione. Ed è del tutto possibile pensare che alcune società segnate dal genere, in questo modo, abbiano raggiunto un relativo equilibrio di potere. La proibizione, per le donne irochesi, di determinate funzioni non può pertanto essere presa come prova in sé della loro inferiorità. La cosa diventa molto diversa per quanto attiene ai doppi standard giudiziari: questi elementi denotano chiaramente un'asimmetria, o una dominazione. L'intera questione è se Engels li avesse riconosciuti come tali. Se così fosse, non vediamo cosa gli avrebbe impedito di essere esplicito e di parlare, nero su bianco, di un'antica dominazione maschile. Invece, in almeno due punti, Engels scrive due frasi che contraddicono una tale idea:
1 - «Tra tutti i selvaggi e i barbari dello stadio inferiore e medio, e anche in parte tra quelli dello stadio superiore, la donna ha una posizione "non solo libera, ma molto stimata"». 2 - «Il matrimonio coniugale (...) appare come l'assoggettamento di un sesso all'altro, come la proclamazione "di un conflitto tra i due sessi, finora sconosciuto in tutta la preistoria"» [la virgolettatura è mia]. Come fece allora Engels a conciliare queste due affermazioni generali con le prove che egli presenta, e che le contraddicono manifestamente? Senza azzardare speculazioni troppo azzardate, possiamo suggerire che egli considerasse quest'ultima affermazione, o come insignificante della dominazione maschile, o come dei semplici semi di quella che sarebbe stata questa dominazione maschile; la quale apparve tardi e ne anticipò la futura affermazione. Così, se anche ci si può chiedere fino a che punto, agli occhi di Engels, la presunta iniziale "predominanza" delle donne in casa si sia poi tradotta nella loro predominanza sociale, sembra tuttavia piuttosto difficile attribuirgli l'idea che le donne fossero già dominate, per quanto leggermente, dagli uomini. E in ogni caso, se questa discussione ha un interesse storico, allora il suo significato non dovrebbe essere tuttavia esagerato oggi: con il progresso della conoscenza, gran parte del ragionamento di Engels è diventato obsoleto, e ora possiede soltanto un interesse storico e metodologico. Quel che è soprattutto importante, è invece sapere in che modo si possa ragionare da marxisti a partire dalle conoscenze attuali; e come credo di sapere, non è certo Florian Gulli che dice che non lo sia!
- Christophe Darmangeat - Pubblicato il 28/9/2024 su "La Hutte des Classes" -
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