Il libro che avrei voluto fare
di @Marcos Barreira
Spesso, Moishe Postone è tato criticato a causa della natura astratta del suo approccio teorico. Tale immagine, è dovuta soprattutto al suo libro “Tempo, lavoro e dominio sociale”, nel quale egli propone una reinterpretazione della critica di Marx al capitalismo che si concentra sulle categorie fondamentali del capitalismo. Questo approccio tuttavia non esclude la “politica”, lo Stato o le categorie della circolazione del mercato, ma esclude però una lettura del capitalismo che possa derivare immediatamente da tali categorie. Quindi, Postone propone piuttosto un'immersione nei rapporti di produzione in senso stretto, ivi compresi i concetti di valore, plusvalore e accumulazione, evidenziando il modo in cui - e quanto - le teorie marxiste tradizionali si siano allontanate da questo piano più astratto e più fondamentale, per andare invece direttamente al cosiddetto “concreto”. Il risultato di quella che ha finito per diventare un’eliminazione sistematica delle diverse mediazioni teoriche, si è risolto nell’avere così involontariamente ridotto le categorie della produzione al piano della distribuzione/circolazione. Postone aveva inoltre sviluppato anche un insieme non sistematico di analisi sulle diverse trasformazioni fondamentali del capitalismo che c'erano state nel corso del XX secolo. Esse riguardavano in particolare la formazione di un ordine sociale post-liberale centrato sullo Stato, e la progressiva crisi di tale sintesi “statale” e “fordista”, avvenuta a partire dagli anni Settanta. Sulla base di questo quadro, Postone suggeriva pertanto che il socialismo sovietico non era stato affatto una formazione sociale che aveva superato il capitalismo, ma si era trattato piuttosto di una variante “fallita” del regime di accumulazione capitalista, entrata in crisi proprio a partire dal fallimento della sintesi statale più generale. In diversi testi, Postone ha affrontato le principali e diverse teorie del capitalismo contemporaneo - da Daniel Bell ed Ernest Mandel ai post-strutturalisti, ad Habermas e fino alle attuali letture della globalizzazione, come quelle fatte da Harvey e Arrighi. Così, insieme alle sue originali analisi dell'antisemitismo moderno, che avevo riunito nel volume “Antisemitismo e nazionalsocialismo” (Consequencia, 2020), i saggi di Postone sulle trasformazioni del capitalismo nel XX secolo rappresentano pertanto il necessario complemento alla sua iniziale reinterpretazione a livello categoriale della critica di Marx. In “Tempo, lavoro e dominio sociale”, Postone aveva annunciato un suo lavoro, che sarebbe stato sistematicamente incentrato sulle forme concrete del capitalismo nel XX secolo. Successivamente, ha poi abbandonato il progetto del libro, ma tuttavia ci ha lasciato quanto meno tutta una serie ragionevole di analisi frammentarie. A partire da questo, il mio progetto di pubblicare gli scritti di Postone presso "Consequencia Editora" prevedeva tre volumi: 1) l'antisemitismo e il nazionalsocialismo; 2) la reinterpretazione della critica di Marx al capitalismo; 3) le trasformazioni del capitalismo contemporaneo. In questo modo avremmo potuto avere una panoramica completa di tutta la sua opera. Purtroppo il progetto si è fermato al primo volume, che ora viene pubblicato, in francese.
Moishe Postone – La Société comme moulin de discipline. Les pensées critiques à l’épreuve des transformations historiques du capitalisme. Éditions Crise & Critique
Questi ultimi decenni sono stati segnati da impressionanti sconvolgimenti: il crollo dell' Unione Sovietica, l' affermazione del neoliberismo, la crisi globale e il tracollo ecologico. Tutti questi eventi hanno scardinato l'illusione della “Fine della Storia” e hanno evidenziato un'urgente bisogno di comprendere le dinamiche della modernità e delle sue trasformazioni. Moishe Postone, noto per la sua reinterpretazione di Marx, propone in questo libro un'analisi di questi mutamenti ed esplora le varie fasi del capitalismo dal XIX al XXI secolo. Egli mostra il modo in cui il capitalismo e la sua spinta compulsiva alla produttività siano stati al centro di tutte queste trasformazioni. Questa pulsione vorace, sempre avida di espansione e di profitto, consuma ogni e qualsiasi sforzo bruciandolo sull'altare della insaziabile necessità di produrre e consumare sempre di più, e sempre più velocemente. Tale dinamica è paragonabile ai mulini disciplinari delle prigioni vittoriane, dove i prigionieri azionavano manualmente le ruote dei mulini. Essa costituiva una nuova società disciplinare, nella quale le strutture dell'azione non sono meramente esterne, ma erano interiorizzate dagli individui stessi, costretti a conformarsi alle norme e agli imperativi di quella società. Attraverso un'illuminante analisi - condotta sugli autori della Scuola di Francoforte e su eminenti figure del marxismo e della filosofia, come Jürgen Habermas, Jacques Derrida, Nancy Fraser, Giovanni Arrighi, Robert Brenner e David Harvey - Postone esplora il modo in cui il campo intellettuale ha colto tali trasformazioni, e lo fa ponendo questi autori di fronte ai loro limiti e alle loro incongruenze. Una lettura essenziale ai fini della comprensione del complesso funzionamento del capitalismo e per cogliere la storia del pensiero critico che lo ha studiato.
Table des matières:
Première partie : L’Ecole de Francfort face au tournant du capitalisme postlibéral au XXe siècle
La Théorie critique et le XXe siècle
La Théorie critique et les transformations historiques de la modernité capitaliste
Deuxième partie : Le tournant du capitalisme néolibéral à partir des années 1970 et les théories post-industrielles
Histoire et théorie critique sociale : Une recension critique de la Théorie de l’agir communicationnel de Jürgen Habermas
Théorie politique, dynamique du capitalisme et analyse historique : À propos de Jürgen Habermas, Michael Schudson et Nancy Fraser
La déconstruction comme critique sociale : ce que Jacques Derrida pense de Marx et du nouvel ordre mondial
Théoriser le monde contemporain : une lecture critique de Robert Brenner, Giovanni Arrighi et David Harvey
Troisième partie : La crise mondiale de 2008 et l’anachronisme de la valeur
La crise en cours et l’anachronisme de la valeur. Une lecture marxienne
Que le capital ait des limites ne signifie pas qu’il va s’effondrer – entretien avec Agon Hamza et Frank Ruda
Penser la crise planétaire : un tour d’horizon de quelques analyses de la crise contemporaine
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